Inquinamento PFAS: la Miteni dichiara fallimento e licenzia. Chi bonifica? Dopo le furbizie adottate dal Parlamento europeo in fase di approvazione della revisione della Direttiva Acque Potabili visto che non si sono minimamente recepite le richieste dei comitati No PFAS in merito alla riduzione a zero dei limiti per queste sostanze altamente inquinanti, il 26 Ottobre è giunta la notizia che la MITENI, azienda indicata da ARPAV come la principale responsabile dell’inquinamento, ha annunciato improvvisamente e unilateralmente il proprio fallimento avviando di conseguenza la procedura per il licenziamento collettivo dei 121 lavoratori. Oggi 9 Novembre il tribunale di Vicenza ha sancito tale fallimento. Siamo di fronte al classico modello estrattivista e produttivista: si sfrutta al massimo un territorio, le sue risorse, la comunità e i lavoratori, si lascia un disastro ambientale, si mina profondamente la salute delle persone, e si fugge via per trovare, magari sotto altro nome, un altro territorio da mettere a profitto.
Si parlerà di Campione d’Italia, del futuro delle sue istituzioni e delle sue attività produttive, lunedì 12 novembre 2018, in consiglio regionale della Lombardia. Alle 15 si riunisce, infatti, la Commissione speciale Rapporti tra Lombardia e Confederazione svizzera in audizione congiunta con la IV Commissione Attività produttive per ascoltare il Commissario prefettizio e l’Associazione operatori economici (sala Oriana Fallaci, 3° piano, Palazzo Pirelli, via F. Filzi 29, Milano).
“Avevamo chiesto da tempo che questo incontro avvenisse perché non possiamo lasciare una nostra comunità in balìa degli eventi – commenta Angelo Orsenigo, consigliere regionale del Pd –. L’occasione ci è data dal fatto che le attività economiche di Campione verranno ascoltate dalla Commissione regionale preposta. A questo punto, abbiamo chiesto che si facesse un unico incontro per fare il punto della situazione complessivo dopo il fallimento del casinò”.
“Siamo molto preoccupati, le linee ferroviarie diesel di tutta la Lombardia, che sono le più fragili e distanti dai grandi centri, saranno le più colpite dai tagli di Trenord.
Si penalizzeranno le zone di confine, quelle dove i cittadini fanno più fatica a muoversi. Il disegno sembra chiaro.
Si vuole mettere in crisi il trasporto pubblico per giustificare cementificazione e asfalto con nuove opere stradali. Ancora una volta a pagare saranno i frontalieri e i pendolari”, così Raffaele Erba, consigliere regionale del M5S Lombardia, commenta l’audizione di Marco Piuri, amministratore delegato di Trenord, che si è tenuta ieri in Commissione regionale Territorio e Infrastrutture.
“Per il M5S il potenziamento e l’elettrificazione della linea Como-Lecco sono prioritari per favorire la mobilità nelle nostre zone e alleggerire il traffico sui territori interessati dal secondo lotto della tangenziale, un’opera che per i costi esorbitanti, non si farà mai. Chi sostiene il contrario mente sapendo di mentire.
Stamattina, in Commissione Trasporti del consiglio regionale si è tenuta l’audizione del nuovo amministratore delegato di Trenord Marco Piuri. Tra le altre cose, l’ad ha detto che i primi treni nuovi arriveranno nel 2020 e che fino ad allora non sarà possibile migliorare sensibilmente il servizio. Per quest'anno Trenord prevede di dover pagare penali per 26 milioni di euro e bonus ai pendolari per 10 milioni. È il risultato del peggioramento della puntualità del 5% e del raddoppio delle soppressioni rispetto al 2017.“Ora è tutto chiaro: la situazione del trasporto ferroviario è peggiorata nell'ultimo anno e non potrà migliorare per altri due anni. Un piano per venirne fuori non esiste, perché ci sono problemi con i treni, che sono in buona parte vecchi e inaffidabili, con il personale che manca e con infrastrutture insufficienti e ormai sature – commenta Angelo Orsenigo, consigliere regionale del Pd –.
Como senza frontiere esprime la propria solidarietà alle persone colpite dagli epiteti ingiuriosi di Angelo Basilico, direttore di Confesercenti: Marta Pezzati, presidente di ComoAccoglie, associazione che aderisce alla rete Como senza frontiere e di cui condividiamo pienamente l’impegno nell’opera di accoglienza, e Patrizia Maesani, consigliera comunale da cui ci dividono innumerevoli cose, ma che ha trovato occasioni per esprimere posizioni diverse dal razzismo sfrenato delle maggioranze locali e nazionali.
Nel farlo, sentiamo anche il bisogno di sottolineare la degenerazione di una comunicazione (che non si può più chiamare politica), tesa solo ad alzare la voce e insultare pur di non affrontare i problemi delle comunità locali e nazionali.
L’approvazione del Decreto Legge Sicurezza e Immigrazione rappresenta una delle pagine più buie della storia repubblicana.
Il fatto che avvenga nell’anniversario dell’emanazione delle leggi razziali (1938 – 2018) e abbia contenuti esplicitamente razzisti e discriminatori lascia davvero attoniti di fronte ad un Paese ed una classe politica che non sembra aver imparato nulla dalla sua storia.
Il ddl andrà alla Camera dei Deputati, dove è improbabile che subisca modifiche, anche se questo governo e questa maggioranza ci stanno abituando a una continua rincorsa al peggioramento delle regole democratiche.Come abbiamo già detto al momento del varo del Decreto Legge, si tratta di un vero e proprio manifesto culturale propagandistico di matrice leghista, al quale gli alleati 5 Stelle si sono completamente adeguati, un provvedimento che trasuda cattiveria e che rappresenta un veleno micidiale per la nostra società.
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