Come molti altri frutti, le mele andrebbero mangiate con la buccia, perché è nella parte più esterna di essa in cui si concentrano i nutrienti principali.
Purtroppo si concentrano lì anche i pesticidi. Ahime! Ormai i fitotofarmaci li troviamo ovunque, persino nei ghiacciai alpini. In un intervista (Report, 2017) F. Berrino diceva che mangia uova solo quando va a trovare un suo amico che alleva galline sull’himalaya; ora che hanno trovato tracce di pesticidi persino sui ghiacci dell’Everest chissà cosa farà?
Abbiamo a disposizione molti dati sulla concentrazione di fitofarmaci dannosi per la salute nel sangue e nelle urine degli esseri umani e di altri animali, nelle falde acquifere e nei vari alimenti. La corposa e complessa legislazione Europea (quadro UE 1007/2009) consente che in Italia nella coltivazione delle mele vengano utilizzati mediamente da 4 a 9 kg di pesticidi per ettaro di superficie coltivata. Mediamente una mela che arriva sulla nostra tavola ha subito una decina di trattamenti con prodotti chimici diversi. In caso di stagioni molto piovose o con alterazioni climatiche (sarà sempre di più la norma) aumenta il numero e l’intensità dei trattamenti.
Meglio non approfondire e parlare delle sostanze benefiche presenti nella buccia:
1) La buccia contiene la maggior parte delle fibre, fondamentali per il benessere e la regolarità del nostro intestino. Una mela mangiata con la buccia contiene in media 4,4 grammi di fibra, senza invece solo 2,1 grammi.
2) La buccia contiene la maggior parte delle vitamine. Una mela con la buccia contiene in media 8,4 milligrammi di Vitamina C e 98 Unità Internazionali (unità di misura della quantità di una sostanza, basata sul suo effetto ovvero sulla sua attività biologica) di vitamina A. Senza, invece, queste vitamine scendono rispettivamente a 6,4 milligrammi e a 61 UI.
3) La buccia delle mele contiene Quercetina, una sostanza antiossidante dalle molte proprietà: allevia i problemi respiratori, protegge la memoria e dagli ultimi studi sembra essere in grado di combattere i danni ai tessuti cerebrali che nel tempo possono portare a sviluppare Alzheimer o altre malattie degenerative.
4) Nella buccia delle mele sono contenute delle sostanze considerate antitumorali. Si tratta dei triterpenoidi che secondo uno studio del 2007 condotto dalla Cornell University “inibiscono o uccidono le cellule tumorali in colture di laboratorio” soprattutto quelle che si sviluppano in fegato, colon e seno.
5) Via ai chili di troppo. La buccia della mela contiene acido ursolico, composto importante per tenere a bada il peso corporeo. Sembra infatti che questa sostanza sia in grado di aumentare il grasso bruno considerato un “grasso buono” perché permette di bruciare più calorie, riducendo così il rischio obesità.
6) Qual è il motivo per cui nella buccia si concentrano molte sostanze utili per il nostro sistema immunitario? La buccia è il sistema di difesa del frutto e produce sostanze in funzione dell’ambiente in cui vive, col quale si relaziona e dal quale deve proteggersi. La qualità della buccia dipende dalla salute e dal tipo di nutrimento della pianta, dalle sollecitazioni ambientali (aria, acqua, terra, luce, caldo, freddo, animali, microrganismi, funghi, etc), dal momento in cui viene raccolta e dal tipo di conservazione. Recenti studi dimostrano che le piante reagirebbe persino alle nostre emozioni (trovatevi giardinieri simpatici!!!). Non so se una mela è più nutriente se viene raccolta dopo 2 giorni di pioggia e vento o dopo 2 giorni di sole … di sicuro se gli sparano addosso pesticidi da quando nasce, non avrà un sistema immunitario equilibrato e diventa dannosa per la nostra salute (oltre che per tutto il pianeta).
Sicuramente è meglio mangiare mele coltivate seguendo i principi dell’agricoltura biologica, ma i certificati cosa garantiscono? L’unica cosa sicura è che è stato pagato un ente certificatore per certificare; purtroppo questo aberrante meccanismo vale per tutti i sistemi di controllo della qualità.
Una delle più recenti truffe nell’ambito del biologico (28 settembre 2018) riguarda proprio le mele e la cooperativa ortofrutticola padana. È molto probabile che io attraverso mele bio acquistate al supermercato o in qualche prodotto derivato bio per bambini, sia stato vittima di questa truffa. Stiamo parlando di 2324 tonnellate di mele spacciate per biologiche (con certificato) e made in italy (Veneto, Lombardia, Trentino) che invece venivano prodotte in Romania con sistemi convenzionali, senza nessun controllo e certificazione. Aggiungiamo 313 tonnellate (poca roba) di convenzionali rumene spacciate per made in Italy e, non poteva mancare, 210 mila euro di contributi pubblici per sostenere questo circolo virtuoso. Ecco dove possono finire i contribuiti europei per l’agricoltura sana e sostenibile.
La conversione al biologico delle aziende agricole sta diventando solo una questione di business, prezzi e fondi europei (come lo è già per gli allevamenti bio, che grazie a mille deroghe, possono non far pascolare all’aperto gli animali, come invece prevedono i principi generali del biologico. Già rimanendo nell’ambito della legalità ci sono molte cose che non funzionano. Se poi parliamo di truffe, quella delle mele è solo un arco, rispetto alla potente e ben consolidata macchina da guerra che fa truffe nell’ambito dell’olio d’oliva, compreso il biologico extravergine made in italy che sta invadendo i supermercati con superofferte (nonostante di olive italiane quest’anno ce n’è il 30% in meno).
Comunque se devo scegliere mele di produttori che non conosco scelgo comunque quelle con certificato bio. Nelle rare occasioni in cui conosco il produttore, condivido i principi che lo animano, i metodi che utilizza, lo spirito della sua persona e della sua azienda, allora me ne frego del certificato.
Osti è uno di questi. Roncoroni conosce bene lui e la sua piccola azienda immersa in un parco meraviglioso con flora e fauna protetta. A volte le mele non sono perfette e la produzione variabile non accontenta sempre tutti, ma sono molto grato a Marco che ci offre la possibilità di mangiare buccia di mela con una garanzia di qualità molto superiore al certificato bio.