Como, 23 maggio 2016 - L'assordante silenzio che ha invaso oggi i luoghi di lavoro (stabilimenti, impianti di betonaggio, cave e uffici) narra della decisa risposta che i lavoratori hanno dato alla prima multinazionale al mondo del cemento, il gruppo LAFARGE/ HOLCIM, contro il piano di ridimensionamento presentato in Italia. Nonostante il maltempo, i piazzali delle portinerie centrali degli stabilimenti di Ternate e Merone si sono riempiti di lavoratori per esplicitare il dissenso. Questi due comportamenti raccontano di quanto sia condivisa la decisone assunta dal coordinamento delle Rsu di HOLCIM e da Feneal Filca e Fillea di incrociare le braccia per protestare contro l'ennesimo taglio di personale. Non è tollerabile scaricare sui lavoratori e le loro famiglie tutti i problemi che le aziende del cemento registrano. Necessita un’equità sociale maggiore dal principio che, per uscire dalla crisi, si deve investire in ricerca di nuovi prodotti, ammodernamento impianti e
nuovi processi di produzione. Questa riorganizzazione mette in discussione la presenza di LAFARGE/HOLCIM nel nostro paese per questo riteniamo che la vertenza non sia solo di tipo sindacale ma debba essere anche di valenza istituzionale. L'Italia è un paese che registra la perdita di diverse industrie che operano nell'eccellenza del mercato, noi non vorremmo essere l'ennesima. Per queste ragioni il coordinamento delle Rsu e Feneal Uil FIlca Cisl Fillea Cgil di Como, Varese e della Lombardia hanno deciso di coinvolgere nei prossimi giorni tutte le istituzioni (sindaci di Merone e Ternate, Regione Lombardia, MISE)
Nell'incontro odierno la direzione di HOLCIM Italia ha comunicato al Coordinamento delle RSU e a Feneal Filca e Fillea della Lombardia una ulteriore riduzione occupazionale di 73 lavoratori su 317 addetti tra HOLCIM Italia e HOLCIM Aggregati e Calcestruzzi srl
L'annuncio della riduzione riguarderebbe 22 lavoratori che lavorano nello stabilimento di Merone e nelle cave su 50 addetti, riguarderebbe 21 lavoratori delle strutture di gruppo (staff, amministrazione, commerciale, ecc) su 60 addetti e riguarderebbero 30 esuberi nella società Calcestruzzi e Aggregati srl ( 20 area commerciale e 10 nella produzione ) su 100 addetti.
La delegazione sindacale ha annunciato la sua contrarierà alla decisone e aziendale. L'ennesima riorganizzazione pesante che segue quella della chiusura dello stabilimento di Ravenna di inizio anno e quella pesantissima del 2013 che registro' lo spegnimento del forno di MERONE.
La decisione odierna modifica il piano industriale definito sia in sede sindacale che ministeriale (con accordo sottoscritto presso il MISE) del 2013.
Non possiamo permetterci l'ennesima riduzione occupazionale che mette in discussione la soglia minima sotto la quale il primo gruppo al mondo del cemento Lafarge-HOLCIM avrebbe convenienza a restare in Italia.
Le RSU hanno convocato le assemblee e la risposta verrà definita con i Lavoratori.
Como, 17 maggio 2016 – Il blocco totale delle assunzioni di personale, legato alla riforma delle province, la restrizione del turn over per
gli anni prossimi (sostituzione del 25% delle cessazioni) e il mancato rinnovo del contratto nazionale di lavoro (fermo al 2009),
incancreniscono una situazione allarmante: condividiamo le difficoltà scritte al sindaco da parte delle cinque coordinatrici degli asili
nido comunali. Il problema, in realtà, riguarda tutti i servizi, pesantemente sotto organico.«Ricordiamo – spiega Matteo Mandressi, segretario provinciale Fp Cgil - a titolo esemplificativo la polizia locale, che ha dovuto sopprimere la presenza notturna, i cimiteri, prossimi
all'esternalizzazione, i servizi sociali e via dicendo». Il sindacato è però contraria a una chiusura o a una razionalizzazione.
Per questo, è fissato un incontro con l'assessore Magni e la dirigente Gualdoni, previsto per il 24 maggio, nel quale le
organizzazioni confederali chiederanno un progetto di lungo respiro per i nidi comunali, che parta dal presupposto del mantenimento degli
attuali 9 presidi e della riapertura di Camerlata. «La posizione di Cgil Cisl e Uil – continua Mandressi – è contraria
alla chiusura o alla razionalizzazione dei nidi. Se già abbiamo ritenuto sbagliata la sospensione dell'asilo di Camerlata, a
maggior ragione riteniamo erroneo proseguire sulla stessa strada. Nel breve periodo (2016-2018) sono previsti almeno 13 pensionamenti di
personale educativo, senza previsione di sostituzioni. Nel 2015 il piano del fabbisogno triennale del comune di Como prevedeva 32
assunzioni a tempo indeterminato, nessuna nel settore educativo. I numeri quindi ci dicono che, in assenza di nuove politiche, neppure la
chiusura di tre nidi sarà sufficiente. I dieci asili del comune di Como devono continuare a garantire il servizio di qualità di cui la
città ha assoluto bisogno». Anche per questo, da Como, la Fp Cgil parteciperà alla manifestazione unitaria nazionale del 19 maggio a Montecitorio contro lo smantellamento dei servizi scolastici e educativi.
Como, 17 maggio 2016 - Oggi sono stati presentati i dati circa
l’attività 2015 dell’Ufficio vertenze e procedure concorsuali della Camera del Lavoro di Como. «L’obiettivo – ha commentato Chiara Mascetti, componente di segreteria della Camera del Lavoro di Como – è utilizzare il report come spaccato della situazione circa il mercato del lavoro sul nostro territorio. Siamo passati da 337 fallimenti nel 2014 a 263 nel 2015. In particolare, sono state coinvolte piccole aziende». Il dato, però, indica che la crisi ha compiuto una sorta di selezione naturale: le imprese, spesso sottocapitalizzate e sostanzialmente monocommittenti del vasto mondo del contoterzismo che dovevano fallire, probabilmente sono già fallite negli anni precedenti. «I lavoratori coinvolti sono stati 729 – ha spiegato Giuseppe Augurusa, responsabile Uvl – la voce principale riguarda le procedure concorsuali. Stiamo parlando di un territorio formato per il 90% da realtà di piccolissime dimensioni». Sul fronte delle vertenze, invece, la parte preponderante riguarda il recupero crediti, con un’ampia fetta dedicata ai mancati pagamenti.
Circa le violazioni contrattuali, è significativa l’impugnazione dei licenziamenti, in larga parte derivanti da imprese in assenza di
tutele reali. «La voce relativa all’accertamento del lavoro subordinato – ha continuato Augurusa – attinge alla mole di abusi
delle figure giuridiche improprie in luogo del corretto inquadramento contrattuale, solo in parte insufficiente riviste dal jobs act». Il profilo medio di chi si presenta all’ufficio vertenze è, indifferentemente, quello di un maschio o di una femmina. Di solito italiano, con un contratto a tempo indeterminato e full time, nella metà dei casi iscritto al sindacato, fra i 30 e i 50 anni, appartiene al settore del commercio, edilizia e legno, tessile. I dati non considerano il comparto metalmeccanico. Il 2016 conferma la tendenza del 2015, con un incremento, fino a ora,
delle violazioni contrattuali. «Fra le vertenze significative, alcune con una coda nel 2016, ci sono i fallimenti della ditta Albisetti, dove si è recuperato il 100%, e la vicenda Olmetto, nota vicenda all'attenzione della procura della Repubblica. Al momento, abbiamo recuperato il 54% del credito privilegiato dei lavoratori». C’è poi la questione, ancora in corso, con l’Asf: «Rischia di complicarsi parecchio – ha concluso Augurusa – abbiamo vinto in primo grado la causa per la produttività degli autisti assunti in somministrazione, circa una ventina. Speravamo si trovasse l’accordo, l’azienda ci risulta abbia ricorso in appello. Nel frattempo si sono aggiunti altri 60 lavoratori le cui prime udienze
sono previste a giorni. La scuola, invece, c’impegna in due vertenze collettive, una circa il riconoscimento dei diplomi magistrali per
l’inserimento nella graduatoria a esaurimento, con la recenti positive sentenze del Tribunale di Como, l’altra riguarda l’assunzione per chi
ha superato i 36 mesi di contratto a termine»
A RISCHIO 92 POSTI DI LAVORO Como, 12 maggio 2016 - La Cgil non ha sottoscritto l’accordo regionale comprendente il recapito a giorni alterni nella provincia di Como. «Per la Cgil – spiega Giovanni Fagone, segretario provinciale Slc Cgil – il recapito a giorni alterni nei territori della Lombardia va oltre i limiti posti dalla delibera Agcom; inoltre il piano non sta rispettando gli obbiettivi aziendali di miglioramento della qualità del servizio e peggiora le condizioni di lavoro. Abbiamo quindi aperto un conflitto con l’azienda chiedendo la sospensione e rimessa in
discussione del piano. In Lombardia gira il 30% della corrispondenza italiana». A Como arrivano una media di 5mila raccomandate al giorno.
L’ipotesi di avvio è del 16 maggio con Como città e il completamento dei centri entro il 27 giugno. A seguito della chiusura negativa della
trattativa, è stato dichiarato, oltre allo sciopero delle prestazioni straordinarie e aggiuntive, lo sciopero regionale per il 23 maggio
dell'intera giornata lavorativa che coinvolge sia i portalettere sia gli uffici. Al momento, il recapito a giorni alterni è partito
nella zona di Argegno e della valle d’Intelvi. Il progetto mette a rischio 92 posti di lavoro di portalettere (su 392) in provincia di Como. A questo, si aggiungerà un danno e un aumento dei carichi per i portalettere «Già oggi – aggiunge Marco Di Vico, rsu Slc – si verificano continue giacenze di corrispondenze, aumento dei rischi di infortuni, uso irregolare e sistematico della flessibilità operativa. Oggi, la
carenza è di circa 50 portalettere solo parzialmente coperti. La gestione quotidiana degli Uffici postali della provincia è
all'insegna dell'emergenza: si chiudono al pubblico per lavori di senza preavviso, la gestione dei distacchi è fuori controllo e
senza regole, le pressioni commerciali sono continue, lo stato degli uffici è sempre più degradato, gli strumenti di lavoro sono spesso
“Il seminario promosso oggi dal Ministero dell’Ambiente, alla presenza tra gli altri del Ministro Galletti, del Vice-Ministro degli Esteri Mario Giro e del Direttore Generale Francesco La Camera, è un’iniziativa molto utile e che va nella direzione giusta. E' un'occasione importante per presentare agli operatori attivi nel settore dell’energia e dell’efficienza energetica un ampio quadro di opportunità di cooperazione e di investimento nel Continente africano grazie alla collaborazione avviata dall'Italia con l’African Development Bank Group e con l’International Finance Corporation (IFC - Gruppo Banca Mondiale). Anche alla luce dei recenti accordi sul clima presi alla COP21 di Parigi e sottoscritti il 22 aprile dal Presidente Matteo Renzi all'ONU, a New York. Investire seriamente nella cooperazione in ambito ambientale, in special modo sul diritto all'acqua universale, sull'efficienza energetica, sull'agricoltura responsabile, sulla lotta all'inquinamento è fondamentale per affrontare lo sviluppo di paesi sempre più vicini e strategici per l’Italia e serve inoltre a fronteggiare l'emergenza migranti. Infatti, davanti all'impatto di calamità naturali legate agli effetti di un clima sempre più imprevedibile non è sempre possibile adattarsi e perciò spesso milioni di donne, uomini e bambini sono costretti a fuggire. I migranti ambientali, secondo le Nazioni Unite, entro il 2050 costituiranno circa 200 milioni di rifugiati e nel 2060, nella sola Africa, ci saranno circa 50 milioni di profughi climatici. Proprio su questi temi ho deciso, assieme alla collega Lia Quartapelle Procopio – capogruppo PD in Commissione Esteri di Montecitorio, di presentare una risoluzione presso le commissioni riunite Ambiente ed Esteri". Lo afferma Chiara Braga, deputata e responsabile Ambiente del Partito Democratico, commentando il seminario "Accordo di Parigi: attività di cooperazione e opportunità per l’Italia in Africa” in corso oggi al Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.
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