S.I.Cobas ADL - Traduciamo lo stato di agitazione proclamato nell’indicazione di restare a casa per esercitare il diritto alla salute e alla vita conservando il reddito dei lavoratori.
Il Governo nella giornata di sabato 14 marzo ha sottoscritto con i sindacati confederali e con le associazioni padronali un protocollo di regolamentazione delle misure per il contrasto e contenimento della diffusione del Covid 19.
Prima di entrare nel merito dei vari DPCM e di questo Protocollo è necessario fare alcune premesse.
1) Risulta evidente la macroscopica contraddizione legata al fatto che, fintanto che ci saranno 15 milioni di lavoratori e lavoratrici che saranno in movimento in tutto il paese recandosi in massa nei luoghi di lavoro, a prescindere dalla corretta applicazione delle normative previste anche da quest’ultimo Protocollo, ben difficilmente si può pensare che la guerra contro il coronavirus possa produrre effetti significativi in un tempo ragionevole.
Nella nostra zona (tra Albano e la Valcavallina), in una fabbrica di produzione non necessaria che continua a lavorare, si sono registrate infezioni da coronavirus. Non si esclude affatto che altri “incidenti” di questo tipo in questi giorni si siano registrati o si stiano registrando anche in altre unità produttive del territorio.Sono le associazioni padronali guidate da Confindustria, a cui danno manforte i personaggi della destra politica e sociale, che hanno ottenuto e premono sul governo perché – malgrado la gravissima emergenza – non ponga mano a provvedimenti che blocchino le produzioni e le attività non necessarie garantendo ai lavoratori e alle lavoratrici adeguati ammortizzatori.La Cina sta sconfiggendo il coronavirus anche perché ha sospeso le produzioni (con l’esclusione delle filiere necessarie).
E' tale il fallimento della sanità lombarda che per affrontare l'emergenza sanitaria si deve ricorrere all'aiuto dei tanto vituperati paesi socialisti. Non possiamo che apprezzare la scelta dell'assessore Gallera di rivolgersi a Cuba e Venezuela per richiedere medici per affrontare l'emergenza. Però non vorremmo che la giunta lombarda e le altre dimentichino di fare il proprio dovere, cioè un piano di assunzioni per medici e infermieri che ponga fine all'attuale carenza di personale e al ricorso sistematico al lavoro precario. Finita l'emergenza c'è bisogno di una sanità che funzioni con medici e personale infermieristico stabile.
In una fase particolarmente delicata, dove trovarsi e confrontarsi personalmente è impossibile, continua il ciclo di iniziative di formazione via web organizzate dal Partito della Rifondazione Comunista . Lunedì 16 marzo – dalle ore 21:00 – l’avvocato Rolando Dubini interverrà in diretta streaming sulla pagina #facebook Prima le lavoratrici e i lavoratori e contemporaneamente su quella del Partito della Rifondazione Comunista e del Prc Lombardia in collegamento con il segretario nazionale Maurizio Acerbo e il responsabile nazionale #Lavoro del Partito Antonello Patta per parlare di #covid19 e di tutele per la salute delle #lavoratrici e dei #lavoratori che sono costrette/i a continuare a recarsi in luoghi di lavoro che non sempre rispettano i canoni imposti e registrati i dispositivi di sicurezza.
Prc Lombardia - Il governo ha decretato (Dl n.14 del 9 marzo) l’assunzione di 20 mila tra medici, infermieri assistenti sociosanitari, chiamandoli in trincea a salvare il paese provato duramente dall’emergenza coronavirus. Ma, scandalosamente, i contratti proposti sono solo di tipo precario prevedendo incarichi individuali della durata massima di un anno non rinnovabili; è sparita dall’articolo 2 del decreto del 9 marzo perfino la possibilità, inizialmente prevista, di stabilizzazione degli assunti dopo 2 anni di contratto. Inoltre non è chiaro se per concretizzare al più presto immediate assunzioni per mettere in sicurezza i territori sia necessaria una specifica autorizzazione del Ministero (es. questa aspetta la Regione Puglia).
Acerbo-Patta (PRC-SE): Il protocollo governo-sindacati-imprese è inadeguato e quindi inefficace per fare prevenzione del contagio nei luoghi di lavoro dato che si lascia sostanzialmente alle imprese di decidere se tutelare o meno la salute dei lavoratori. Il diritto alla salute si ferma davanti alle porte delle aziende. Torniamo a chiedere il fermo di tutte le attività lavorative non essenziali come unica soluzione per affrontare il contagio e garantire tutela di lavoratrici e lavoratori.
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