Tav e grandi opere sul territorio lombardo
La realizzazione delle grandi opere non riguarda solo l’Alta Velocità in Valsusa. La nostra regione
si trova infatti all'incrocio di importanti corridoi internazionali e l'apertura dei nuovi tunnel di
base transalpini raddoppierà il volume di merci che transita su questo territorio, tra i più
urbanizzati, trafficati e inquinati d’Europa. Per movimentare sempre più merci da posti sempre
più lontani, al contrario di quanto viene detto, il Tav richiede l’integrazione con nuove autostrade
(come Pedemontana che ne ricalca la linea, o Bre.be.mi), tangenziali e raccordi (TEM, Rho-
Monza, Malpensa-Boffalora, ecc), con nuovi porti intermodali internazionali ferro-gomma (Busto
Arsizio, Sacconago, Vignate, Pioltello, Bergamo, Chiasso-Como), con aeroporti (ampliamento di
Malpensa e suoi collegamenti), porti e retroporti (Alessandria, Tortona, Mortara), con il sistema
delle gronde ferroviarie e relativo traffico merci nei centri abitati (nuova Arcisate-Stabio,
raddoppio Luino-Gallarate, quadruplicamento Chiasso-Monza, collegamento Seregno-Bergamo,
ecc.), e ovviamente la connessione con le altre linee Tav (Gottardo, Sempione, Terzo Valico,
Brennero) che tutte convergono sul nostro territorio.
Il “sistema Tav” e le sue conseguenze
Il finanziamento di tali opere, e degli interessi di industriali e grandi capitali che vi stanno dietro,
si accompagna alla rottamazione di servizi alla collettività come i trasporti regionali (in qualità e
in sicurezza: gli incidenti con merci pericolose e i disagi per gli utenti sono continui, come nel
caso Trenord) secondo un sistema collaudato di fallimenti programmati che mira alla
smobilitazione dei servizi di utilità sociale per creare nuove fonti di profitto, dalle pensioni alle
poste, da scuole e ospedali alla fornitura di un bene essenziale come l’acqua, con gli a.d. di tali
società, sempre in quota al governo di turno, pagati milioni per questo lavoro “sporco”.
Ne derivano importanti conseguenze per il mondo del lavoro, le cui attività dipendono sempre
più dal processamento di semilavorati che viaggiano alla ricerca di manodopera a basso costo
per poi essere venduti altrove: andata e ritorno dal centro Europa all'Italia oppure dall'Italia
all'est, per poi passare nella grande distribuzione organizzata e i suoi poli logistici. Significa
avere condizioni di lavoro sempre più dipendenti dai mercati internazionali e dai suoi flussi, una
sempre minore specializzazione e una maggiore intercambiabilità e ricattabilità. I recenti
scioperi dei camionisti e dei dipendenti della logistica (Bennet di Origgio e Turate, Basiano, Ikea
di Piacenza, Esselunga di Pioltello, Ortomercato di Milano) lo confermano. Il trasporto è una parte sempre più importante dei processi produttivi.
Seguendo questo modello di sviluppo, in Lombardia l’aumento delle infrastrutture è stato negli
ultimi anni esponenziale. Ciò si accompagna a un danno ambientale diffuso (cave, inquinamento
di falde, smaltimento illecito di rifiuti nei cantieri con coinvolgimento degli enti preposti al
controllo, vedi l'Arpa in Bre.Be.Mi), e ad un meccanismo di speculazione finanziaria derivante
dalle opere accessorie, dalla trasformazione del territorio circostante in zone edificabili, dalla
“riqualificazione urbana” di interi quartieri che li mette nelle mani dei grandi investitori. Questo,
come per la terza pista di Malpensa o Expo 2015, è spesso il vero motivo di queste operazioni,
che con un tratto di penna portano nelle tasche di alcuni milioni di euro, a costo di devastare il
territorio, espropriare, sgomberare o sfrattarne gli abitanti. E abbiamo potuto vedere bene, nelle
inchieste sull'alta velocità in Lombardia, quali meccanismi leghino politica, mafia ed economia in
questi affari: le società mafiose di movimento terra delle grandi opere sono le stesse che
ritroviamo nelle cooperative che gestiscono la logistica della grande distribuzione (Tnt, Sma,
Gigante, Esselunga, Coop) con sfruttamento della manodopera immigrata, le stesse che si
accordano con politici di tutti i livelli e impresari locali per il mantenimento di questo sistema.
Il consumo di suolo che queste opere comporta, la distruzione di aree naturali ed agricole
soffoca quella agricoltura di prossimità che permette un presidio importante del territorio legato
a produzioni sane e non inquinanti. Un’agricoltura meno industrializzata capace, oltre a creare
occupazione, di fornire alimenti a giusti prezzi, che abbatte il trasporto su lunghe distanze e
l’intermediazione degli speculatori, che contrasta lo sfruttamento neoschiavista su cui
l’agricoltura italiana, non solo a Rosarno ma anche nella pianura padana (Franciacorta,
tortonese, cuneese, bassa padovana) si basa per ottenere produzioni industriali allineate ai
prezzi della grande distribuzione. Significa curare le terre dall’abbandono, che si paga poi con le
tante “catastrofi naturali”, ma che tali non sono, che annualmente colpiscono il territorio italiano
stretto tra abbandono e cementificazione.
Lo Stato finanzia tali opere smantellando istruzione e sanità, istituzioni che non rappresentano
certo il miglior modo di trasmettere il sapere o di curarsi, ma il cui peggioramento ci indica con
quale criterio si operino i famosi “tagli” che sono tutt'altro che indiscriminati. Nelle scuole le
strutture sono sempre più trascurate e pericolose (dai crolli di intonaci a quello di edifici interi),
così come pessima è la prospettiva per la didattica, per i docenti e per gli studenti. Grazie alla
“spending review” vengono chiusi reparti e tagliati i fondi nei piccoli ospedali diffusi sul territorio
(Cittiglio, Cuasso, Luino, Angera nella sola provincia di Varese), il personale che vi lavora è
costretto ad orari sempre più impegnativi, a turnazioni impossibili, a contratti più precari a
retribuzioni più basse, mentre a poca distanza sono stanziati ingenti fondi per implementare il
traffico merci. In queste condizioni diventa impossibile dare un servizio decente, servizio che,
però, diventa per noi sempre più costoso (ticket) grazie ai “tagli” e al dirottamento dei fondi
verso i privati (sussidiarietà). Le stesse considerazioni si potrebbero fare sia per le pensioni, sia
per il salvataggio delle banche, sia per le spese militari, come nel caso degli F35: miliardi di euro
per decine di cacciabombardieri che servono a garantire gli interessi coloniali americani ed
europei nel mediterraneo. Si potrebbe continuare con un lungo elenco, pensando a quanta
energia occorre per il funzionamento di questo stupido mezzo di trasporto e alle sue
conseguenze sull’uso di corrente, sia di origine nucleare che fossile, oppure sulle tragiche
conseguenze dello scavo di un tunnel in zona amiantifera. Potremmo parlare del prosciugamento
delle falde come nel Mugello, proprio oggi che la desertificazione anche nel sud dell’Europa è
una realtà, ma è il sistema generale a cui il Tav è funzionale che crea continui effetti nocivi sulle
nostre vite.
Opporsi è possibile, partendo dal sostegno alla lotta no tav
Il movimento no tav ha creato un ampio consenso intorno a sé perché i motivi della lotta sono
chiari, sacrosanti, lontani da giochi di potere ed interessi egoistici. Con coraggio ha messo a
nudo il sistema di potere e il progetto di società che si prepara con l'alta velocità, segnando la
strada a tutti coloro che si battono per ragioni simili. É per questo che oggi contro al movimento
no tav si muove una macchina potente e coordinata che irreggimenta giornali e televisioni,
magistratura e polizia, partiti e potentati economici, mafie e servizi segreti: se la lotta gode di
consenso, va screditata con campagne mediatiche menzognere e punita con pene esemplari
perché non sia d’esempio a tutte le altre, piccole e grandi, che da essa traggono coraggio e
ispirazione nelle pratiche di lotta. Se vogliamo lasciare aperta la porta della speranza a tutti
quanti vogliono difendere la propria terra, oggi dobbiamo sostenere la lotta no tav.
Perché di tutti gli incubi della lobbie del Tav si avveri il peggiore: che la lotta si estenda e si unisca alle altre.
Assemblea delle realtà di movimento della provincia di Varese Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.