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Il 7 luglio 2021 sono 4 anni dall’approvazione del Trattato ONU sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW) ( https://www.un.org/disarmament/wmd/nuclear/tpnw/ ) Questo trattato origina dall’evoluzione del Trattato di non proliferazione (TNP), che all’art. 6 prevede che ogni Stato nucleare “si impegna a concludere in buona fede trattative su misure efficaci per una prossima cessazione della corsa agli armamenti nucleari e per il disarmo nucleare”. Dopo l’entusiasmo delle riduzioni degli arsenali nucleari delle superpotenze, dovuto alla fine della guerra fredda, è seguito uno stallo. Alla conferenza di revisione del TNP

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Il debito pubblico degli stati è una grande questione politica dell’intera Unione Europea. L’attuale pandemia l’ha resa ancora più acuta. Che succederà se tra una manciata di mesi si vorranno ripristinare, in una logica di oltranzismo neoliberale e monetarista, i parametri di Maastricht? Una catastrofe economica e sociale è all’orizzonte. A febbraio 150 economisti di diversi paesi europei si sono posti il problema e hanno diffuso un manifesto comune in cui hanno formulato una proposta: l’annullamento del debito degli stati nei confronti della BCE.

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Sono passati venti anni dai giorni del G8 di Genova e da quella che Amnesty International allora definì “la più grande violazione dei diritti umani in occidente dopo la seconda guerra mondiale”. Ancora oggi non c’è chiarezza su motivi e mandanti di quei fatti, né è stata ottenuta giustizia piena e verità per le vittime. Il grande movimento popolare altermondialista, represso nel sangue nelle strade di Genova, alla Diaz, a Bolzaneto, ha resistito, si è rialzato e ha saputo  scrivere pagine importanti della storia sociale del nostro Paese, come quella del Forum Sociale Europeo di Firenze, la più grande

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La crisi economica ormai cronica, aggravata dalla sindemia da covid-19, si unisce a quella climatica in un drammatico mix che si abbatte sui territori e i settori sociali più svantaggiati economicamente. 
La soluzione proposta dal Governo per uscire da questo disastro affida in buona parte la ripresa economica e la crescita del PIL alla realizzazione di nuove infrastrutture dalla dubbia utilità e dagli impatti piuttosto pesanti sui territori. La lobby dei grandi cantieri, molto forte e attiva dentro Confindustria, ha orecchie attente anche dentro tutto lo schieramento politico parlamentare, compresa la finta opposizione che sta solo preparandosi a ereditare le redini del potere.

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