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Rinunciate al cinque per mille, se potete!
(di Vinicio Albanesi*)
È questa la proposta provocatoria (ma solo fino a un certo punto) proveniente da don Vinicio Albanesi, presidente della Comunità di Capodarco, di fronte a un cinque per mille per il quale è ancora assai lontana una legge stabile che ne fissi le caratteristiche e che quest'anno dipenderà da un provvedimento come quello riguardante lo scudo fiscale. Perché «nella povertà nella quale ci costringono, il non diventare complici assume almeno il valore morale di una piccola coerenza. E nega all'elemosiniere il diritto a chiamarsi generoso, giustificando un'operazione che è solo la sconfitta dei doveri di convivenza». Riceviamo e ben volentieri pubblichiamo
 
Don Vinicio AlbanesiTra pochi giorni sarà approvata la Legge Finanziaria per il 2010 e il cinque per mille, apparso sull'orizzonte della legislazione fiscale alla fine del 2005 e osannato come «valorizzazione della gratuità delle persone che, a milioni, donano tempo e risorse per le cause sociali», è appeso oggi ai risultati dello scudo fiscale.

Si tratta di uno spicchio di risorse (400-500 milioni) sottoposto, di volta in volta, alla legge di spesa dello Stato. Apparentemente ciascuno è libero di destinare una piccola quota delle tasse pagate alle associazioni meritevoli, in realtà è un'assegnazione ai capitoli di spesa del bilancio dello Stato: infatti è la legge che stabilisce l’ammontare della somma devoluta dal cinque per mille e per quali destinazioni.
Non bisogna dimenticare nemmeno che - oltre al volontariato - il cinque per mille serve a contribuire al «finanziamento della ricerca scientifica e dell'università; al finanziamento della ricerca sanitaria; alle attività sociali svolte dal Comune di residenza del contribuente» e ogni altra iniziativa che la Legge Finanziaria stabilirà. Una "partita di giro", dunque, spacciata per sensibilità sociale. Il denaro dovuto alle iniziative sociali non è messo a bilancio con una legge stabile, ma dipende dalle circostanze mobili dell'andamento della spesa.

Quest'anno, poi, la precarietà del cinque per mille è stata particolarmente alta: sembrava scomparso, poi destinato ai terremotati d’Abruzzo, oggi, come detto, è sottomesso allo scudo fiscale dal quale dipendono anche i sostegni all'autotrasporto, alle missioni di pace, agli impegni derivanti dalla partecipazione a banche e fondi internazionali, alla garanzia di equilibrio di bilancio per gli Enti Locali colpiti dal sisma in Abruzzo, alla parziale gratuità dei libri scolastici, all'agricoltura, alle scuole private, a convenzioni con i Comuni per la stabilizzazioni dei lavoratori precari, alla giustizia, alle categorie socialmente svantaggiate: una vera e propria guerra tra poveri, con povere risorse.

L’appello è chiaro: se potete, rinunciate al 5 per mille. È meglio così: non c’è cosa peggiore che dipendere dalle risorse di chi, ingannando tutti, ha esportato denaro e ricchezze all’estero. Se oggi tali ricchezze rientrano è solo perché è conveniente, ingannando un'altra volta.
Lo scudo fiscale è lontano: c’è un evidente stridore tra chi crede nella solidarietà e chi la nega. Rinunciare è un segno di dignità e di coerenza.
Purtroppo non tutti i gruppi e le associazioni possono permettersi di rifiutare una manciata di soldi. Nella povertà nella quale ci costringono, il non diventare complici assume almeno il valore morale di una piccola coerenza. E nega all’elemosiniere il diritto a chiamarsi generoso, giustificando un’operazione che è solo la sconfitta dei doveri di convivenza.

*Don Vinicio Albanesi è presidente della Comunità di Capordarco.

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Sulla base del ricorso presentato nel 2006 dal Governo Prodi, la Corte Costituzionale ha bocciato la parte della legge regionale sull'acqua del 2006 che obbliga(va) alla separazione tra gestione ed erogazione!
Un obbligo che era stato contrastato dalla proposta di referendum abrogativo sostenuto da 144 Comuni lombardi e che nel 2009 aveva portato alla modifica della legge regionale.
Nel concreto la sentenza di fatto boccia i Piani d'Ambito e le delibere di alcuni ATO che nel periodo 2006-2008 avevano adottato il principio della separazione gestione/erogazione. Tra questi gli ATO di Como, Cremona, Lecco, Pavia, Varese e provincia di Milano.
In particolare la sentenza pone le premesse per l'annullamento della gara per l'erogazione per l'ATO di Pavia, la cui apertura è stata definita ad ottobre 2009 (scadenza del bando gennaio 2010).
Si tratta dunque di una vittoria a difesa dell'acqua pubblica in Lombardia, che da Pavia deve essere estesa a tutti i territori.

Di seguito un estratto della sentenza delle Corte Costituzionale:


LA CORTE COSTITUZIONALE

    dichiara l'illegittimità costituzionale dell'art. 49, comma 1, della legge della Regione Lombardia 12 dicembre 2003, n. 26

.........
L'art. 49, comma 1, della legge della Regione Lombardia n. 26 del 2003, nel testo novellato dall'art. 4, comma 1, lettera p), della legge regionale n. 18 del 2006, prescrive che: «L'Autorità organizza il servizio idrico integrato a livello di ambito separando obbligatoriamente l'attività di gestione delle reti dall'attività di erogazione dei servizi. .......»

.........

Stabilito che la disciplina statale di settore non consente la separabilità tra gestione della rete e gestione del servizio idrico integrato, resta da chiarire che tale principio risulta vincolante per il legislatore regionale, in quanto riconducibile alla competenza esclusiva dello Stato in materia di funzioni fondamentali dei comuni (art. 117, secondo comma, lettera p), Cost.). Infatti, le competenze comunali in ordine al servizio idrico sia per ragioni storico-normative sia per l'evidente essenzialità di questo alla vita associata delle comunità stabilite nei territori comunali devono essere considerate quali funzioni fondamentali degli enti locali, la cui disciplina è stata affidata alla competenza esclusiva dello Stato dal novellato art. 117.


Saluti.
Roberto Fumagalli
Comitato Italiano per il Contratto Mondiale sull'Acqua

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A nome del COMITATO COMASCO PER L'ACQUA PUBBLICA, in allegato vi trasmettiamo l'Appello per l'acqua pubblica in Italia e in provincia di Como.
 
L'Appello fa riferimento al concreto rischio di privatizzazione dell'acqua se venisse convertito in legge l'art. 15 dl D.L. 135/2009 in discussione in questi giorni al Senato. A tale proposito si segnala che è in atto la campagna "Salva l'Acqua" promossa dal Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua (www.acquabenecomune.org/spip.php?rubrique263).
Vi chiediamo di inoltrare l'Appello allegato ai Consiglieri Comunali di vs. conoscenza, nell'ottica di porlo in votazione nella prossima seduta del Consiglio Comunale.
Certi nel vs. interesse, restiamo a disposizione per chiarimenti.
Saluti fraterni
COMITATO COMASCO PER L'ACQUA PUBBLICA

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Campagna nazionale

"SALVA L’ACQUA"



IL GOVERNO PRIVATIZZA L’ ACQUA e I BENI COMUNI

IMPEDIAMOLO !

Con un decreto del 10 settembre scorso il Governo regala l’acqua ai privati: sottrae ai cittadini l’acqua potabile, il bene più prezioso, per consegnarlo, a partire dal 2011, agli interessi delle grandi multinazionali e farne un nuovo business per i privati.

Entro il prossimo 24 novembre, il decreto che privatizza l’acqua potrebbe diventare legge.

Si tratta della definitiva mercificazione di un bene essenziale alla vitaSi tratta della definitiva consegna al mercato di un diritto umano universaleSi tratta di un provvedimento inaccettabile!

Impediamolo!

Protesta contro questa decisione del Governo tramite interlocuzioni con i parlamentari ed invio di e-mail al Ministro dell’Ambiente, ai vari Ministri e parlamentari.

Chiedi al tuo Consiglio Comunale di prendere posizione contro questo decreto che dichiara l’acqua potabile una merce ed avvia una campagna - anche attraverso una raccolta di firme - per impegnare il consiglio comunale ad inserire nello Statuto Comunale il riconoscimento che l’acqua è “un bene comune e un diritto umano universale” e che il servizio idrico è “un servizio privo di rilevanza economica” da gestire in forma pubblica e con la partecipazione delle comunità locali. ---> Scarica la petizione popolare contro l’Artt. 15 e 23 bis e organizza banchetti di raccolta firme

Sostieni le azioni proposte dal Forum italiano dei Movimenti per l’acqua per chiedere al Parlamento ed al Governo il ritiro delle nuove norme.

Scarica e affiggi nel tuo comune il manifesto contro la privatizzazione dell’acqua

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