Le organizzazioni sindacali Fai Cisl dei Laghi, Flai Cgil Como, Uila Uil del territorio di Como sostengono le posizioni espresse dalle segreterie Nazionali ed esprimono grande disappunto sulla reintroduzione di voucher in agricoltura, espresse dal ministro del Lavoro e in discussione all'interno del cosiddetto “Decreto Dignità” in Parlamento.
In un settore come l'agricoltura, con un contratto nazionale appena rinnovato, non riusciamo a capire come mai si debba aprire una discussione su aspetti che già le parti hanno superato.
Basterebbe applicare i contratti collettivi nazionali che, nel settore agricolo, prevedono il lavoro stagionale con la possibilità della chiamata giornaliera dell'operaio agricolo a tempo determinato (il cosiddetto avventizio), con applicazione della retribuzione prevista dal contratto nazionale e dal contratto provinciale di riferimento (per Como e Lecco valore orario lordo 10,1885euro).
Il contratto di lavoro si conclude consegnando semplicemente al lavoratore la comunicazione unica obbligatoria prevista dalla legge contenente alcune informazioni essenziali: i dati dell’azienda, del lavoratore, delle giornate previste e non garantite di lavoro. L'assunzione di lavoratori agricoli avventizi consente ai medesimi di attivare l'ammortizzatore sociale che dà il diritto all'indennità di disoccupazione agricola.
Nel settore agricolo a Como le aziende, essendo collocate in un’area Pedemontana considerata svantaggiata, hanno sgravi contributivi tra il 30% e il 70%.
In agricoltura la reintroduzione dei voucher sarebbe esclusivamente un ulteriore risparmio sul costo del lavoro per le imprese, ma per i lavoratori un notevole aumento della precarietà e sfruttamento, oltre a un aumento dei rischi per la salute e la sicurezza e una perdita di garanzie previdenziali e assistenziali. La strada da percorrere è dare valore e vera dignità al lavoro con la piena applicazione dei contratti
FAI CISL dei Laghi FLAI CGIL Como UILA UIL
Vincenzo Nisi Cristina Barbaglia Ezio Agati
Il M5S Lombardia ha presentato una proposta di legge regionale per vietare l’uso di plastica usa e getta negli uffici pubblici, nelle mense e alle sagre, il PDL 18 dal titolo "Divieto del monouso non biodegradabile o non riciclabile".
Roberto Cenci, consigliere regionale primo firmatario dell’atto, spiega: “Via tutta la plastica che non è riciclabile o biodegradabile. È questo il senso del nostro progetto di legge regionale. Combattere le plastiche, e la loro diffusione nell’ambiente, è una sfida che ci riguarda tutti. Proprio per questo abbiamo dato un seguito al percorso avviato dal Ministro per l’Ambiente Costa per ridurre la produzione di plastica e gli imballaggi inutili. Lo vogliamo fare a partire dal nostro quotidiano, dagli uffici istituzionali di Regione, consorzi, comuni e enti, istituti ed aziende legate all'amministrazione pubblica.
L’idea è vietare la plastica monouso, come bicchieri e posate, in uffici, mense pubbliche e scolastiche e alle sagre”.
Il PDL prevede l’utilizzo di contenitori, cannucce e stoviglie monouso per la somministrazione degli alimenti o delle bevande solo se riciclabili o biodegradabili o di plastiche “che derivano da materie prime rinnovabili o interamente biodegradabili, oppure che abbiano entrambe le proprietà e che siano regolarmente certificate”. La Lombardia per parte sua, dovrà incentivare “finanziariamente gli enti locali al fine dell’utilizzo di stoviglie e posate riutilizzabili, riciclabili o biodegradabili presso feste pubbliche e sagre e presso le mense pubbliche”. Per chi non rispetterà i divieti sono previste multe dai 5 ai 10 mila euro.
Per Cenci: “Bioplastiche o oggetti di materiale biodegradabile sono ormai una valida alternativa alle plastiche. Mi auguro che il progetto di legge arrivi in consiglio regionale per essere approvato: la Lombardia può fare da apripista nella lotta alle plastiche che richiedono di tempi lunghissimi, fino a 1.000 anni, per degradarsi. È ora di finirla di lasciare inammissibili debiti ambientali alle future generazioni”.
“Il centrodestra governa sia in Regione che a Como città. Eppure, i suoi esponenti sembrano non parlarsi. Anzi, è chiaro che Palazzo Lombardia ignora completamente Palazzo Cernezzi”, è il duro commento di Angelo Orsenigo, consigliere regionale del Pd, e di Gabriele Guarisco, consigliere comunale dei democratici comaschi, dopo le notizie circa la soppressione della fermata di Albate-Camerlata.
“Avevo sollevato la questione già a fine maggio, in una seduta di consiglio comunale, chiedendo all’assessore ai Trasporti Bella se ne sapesse qualcosa – rivela Guarisco –. Ma mi aveva risposto di non aver nessuna notizia in merito. Però, la sua verifica si era limitata a un controllo degli orari sul sito delle società di trasporto ferroviario. Poi, nella seduta consiliare seguente, aveva rettificato confermando che qualche avvisaglia c’era e che gli uffici stavano monitorando la situazione. Ma era evidente che si sentiva molto in imbarazzo e forse aveva già capito come sarebbe finita”
Ed è finita, rincara Orsenigo, “con la Regione che impone al Comune di Como di perdere una fermata importante della linea per la Svizzera e di spostare tutto il traffico dei pendolari su Como San Giovanni, dove la carenza di posteggi è notoriamente cronica. Insomma, tra i due assessori, è evidente che la Terzi è più ‘forte’ e decide a prescindere dalla posizione dei suoi interlocutori e omologhi locali. Ancora una volta, si conferma che Regione Lombardia considera Como e i comaschi meno di zero”.
Per i due consiglieri Pd ora è “importante capire se questa situazione perdurerà per sempre o è temporanea. Ma soprattutto se l’amministrazione comunale intende intervenire su quella regionale riaffermando le proprie ragioni, anche in virtù del fatto che proprio la Regione ha previsto un grosso investimento con la nuova stazione di Albate-Camerlata e per l’annesso parcheggio da 200 posti. Non vorremmo che le novità diventassero il pretesto per rimangiarsi anche quell’impegno. Al contrario, spostare i pendolari a Como San Giovanni vorrebbe dire impedire alla maggior parte di questi di trovare parcheggio, nelle condizioni date. A meno che la Giunta comasca non pensi di risolverla mandando i frontalieri a mettere l’auto a ridosso delle mura della città, in viale Varese. Si spiegherebbero molte cose. E tutto per non contrariare il centrodestra che governa la Regione”.
“Ho saputo casualmente e con profonda tristezza e stupore che i centri di aggregazione giovanili Oasi e lo Spazio Pineta sono chiusi. Eppure offrono servizi educativi che si occupano di socializzazione, informazione, orientamento, sostegno e accompagnamento di preadolescenti, adolescenti e giovani. Lavorano da anni sulla promozione del benessere della persona, sulla prevenzione dei fattori di rischio, sulla valorizzazione delle risorse, sull’offerta di spazi di incontri”, lo ha denunciato Patrizia Lissi, consigliera comunale del Pd, l’altra sera durante le preliminari, in Aula.
“Conosco bene l’Oasi, che è situata al parco Negretti, conosco il lavoro svolto in questi anni di coinvolgimento e di collaborazione con l’oratorio di Rebbio e con le scuole di quartiere, con ottimi risultati – ha aggiunto ancora Lissi –. Nel mese di luglio ci sono sempre state attività estive per i bambini, gite e altre attività. Ma quest’anno nulla”.
Per questo la consigliera Pd ha chiesto se “sono stati avvisate le famiglie, perché non mi risulta”.
Un altro servizio sospeso, ha segnalato Lissi, è l’assistenza domiciliare ai minori. “Ho chiesto all’assessore di competenza che spieghi pubblicamente i motivi di questa decisione e quale sarà il futuro di questi servizi. È pazzesco nel metodo ed è pazzesco che tutto questo sia successo nel silenzio più totale. Una politica che non pensa a chi ha bisogno crea una società senza speranza”.
Ma in particolare, per Lissi, è proprio “Rebbio a essere stata abbandonata dall’amministrazione Landriscina: prima il mancato incarico agli psicologi nelle scuole, ora la chiusura dei centri di aggregazione. Il disegno è chiaro: le periferie sono state dimenticate subito dopo la campagna elettorale e intanto le attività educative sono all’anno zero”.
Via Nino Bixio, a Como, nel caos a causa dei lavori per la posa della fibra ottica. Intervengono Barbara Cereghetti, segretaria del Circolo Pd Como Nord, e Tommaso Legnani, segretario cittadino dei democratici: “Sarebbe stato opportuno fare i lavori di notte, ma a quanto pare Comune e Telecom non hanno trovato un accordo. A questo punto ci viene più di qualche dubbio che tutta la via si possa riasfaltare entro venerdì, come è stato detto”.
Cereghetti e Legnani tengono a sottolineare che “l’amministrazione Lucini sulle vie principali di accesso alla città ha sempre fatto fare i lavori nelle ore notturne. Oltre tutto,
l’assessore Butti, in vari post su Facebook, aveva annunciato che questa chiusura era per riasfaltare la via Bixio, ma non è così: tutta questa settimana gli interventi riguarderanno la posa della fibra ottica, poi, solo dopo venerdì ci sarà la riasfaltatura, sperabilmente, almeno quella, di notte”.
E anche le ‘scuse’ relative a questa situazione non convincono i due esponenti Pd: “Si dice che i lavori di giorno sono dovuti all’incompatibilità con altri cantieri Telecom. Ma allora perché l’amministrazione comunale si è intestardita per anticipare questo intervento? E comunque, considerato che ieri il cantiere era ancora all’altezza del bivio con via XXVII Maggio, avrebbero potuto almeno fare il senso di marcia alternato regolato da un semaforo. Inoltre, forse era meglio lasciare aperta la corsia in entrata alla città: chi prende il bus per recarsi in uffici o all’ospedale deve partire con parecchio anticipo. Insomma, sembra che a Como, da un annetto a questa parte, amministri l’ufficio complicazione affari semplici”, commentano, con ironia amara, Cereghetti e Legnani.
Per la Funzione pubblica di Como, l'asegnazione provvisoria del 53% dei pasti scolastici a "Euroristorazione" , azienda veneta che cucinerà al centro unico di cottura di Garbagnate (37 chilometri circa di distanza da Como) solleva dubbi e perplessità. "Innanzitutto - spiega Alessandra Ghirotti, segretaria provinciale Fp Cgil - la distanza non è incoraggiante, pensando alla qualità dei pasti, anche rispetto a quanto in precedenza garantito. Poi, il servizio sarà a due differenti velocità perchè una parte sarà cucinata in loco (nelle 17 ancora in capo al comune), l'altra a Garbagnate. Prima, con i cinque furgoni, i cibi erano consegnati impiegandoci fra i cinque e i trenta minuti al massimo. Oggi, seppur restando ipoteticamente sotto i 45 minuti previsti dall'appalto, i tempi aumentano in maniera importante. Oltre al trasferimento da Garbagnate per raggiungere Como ci saranno i tempi per portare il pasto in ognuno dei 47 refettori".
Perplessità anche per quanto riguarda i lavoratori con il contratto in scadenza quest'estate: "Loro saranno con tutta probabilità disposti a spostarsi - immagino, però, che Euroristorazione abbia il suo personale a Garbagnate e non li coinvolgerà, quanto concordato con il Comune rischia, con quest'affidamento, di restare solo sulla carta. Infine, ci stupisce che l'amministrazione, dopo il percorso fatto insieme, non ci abbia aggiornato e informato al momento dell'affidamento". A questo proposito, il 10 luglio ci sarà un incontro: "Noi - conclude Ghirotti - avevamo poposto il centro unico di cottura. Alla luce delle ultime notizie, era di sicuro una strada migliore".
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