Che il Capitano del Papeete, tutto ruspe, bacioni e rancore, sia rimasto dapprima spiazzato e poi intimorito dalla comparsa di branchi di migliaia di sardine, nel mare in burrasca dentro cui naviga questo Paese, non può che far piacere. Perchè a chi da anni predica l'individualismo proprietario del chiudersi in casa e difendersi dall'esterno, le sardine hanno risposto con la ripresa delle piazze come luoghi dell'incontro collettivo.
Perchè a chi da anni semina odio per raccogliere rancore elettorale, le sardine hanno opposto la forza dell'ironia, che ha reso il re improvvisamente nudo.
Perchè a chi pensa che la società si sostanzi nella perenne competizione dei forti contri i deboli, le sardine hanno risposto con il mare aperto come luogo della cooperazione fra tutte e tutti.
C'è tuttavia un passaggio, nel manifesto delle sardine appena pubblicato sui social, che non può che far riflettere problematicamente.
Ed è quando le sardine provano ad autoriconoscersi cosi:“siamo un popolo di persone normali, di tutte le età: amiamo le nostre case e le nostre famiglie, cerchiamo di impegnarci nel nostro lavoro, nel volontariato, nello sport, nel tempo libero. Mettiamo passione nell’aiutare gli altri, quando e come possiamo. Amiamo le cose divertenti, la bellezza, la non violenza (verbale e fisica), la creatività, l’ascolto”.
Parole senz'altro positive, speranzose, in qualche modo anche sagge, ma.....davvero è questa la normalità della maggioranza delle persone di questo Paese?
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