di Dario Minotti
Tra loro si chiamano semplicemente “Briganti”. Vengono da tutta Italia, sono lavoratori o studenti, qualcuno è in pensione. Sono le Brigate di Solidarietà Attiva. nate all'indomani del terremoto dell'aquila nel 2009 su iniziativa di Rifondazione Comunista. I briganti riescono sovente ad aggregarsi tra loro nei luoghi dell' intervento o anche grazie alla combinazione di passaggi-auto.
Alcuni tra loro hanno, infatti, il compito di mettere in contatto i volontari che provengono dagli stessi territori e facilitare così lo una sorta di autostop organizzato, al fine di ridurre al minimo le spese di trasporto. A volte c'è chi nel frattempo trasporta anche i materiali in donazione raccolto nelle proprie città. Entrare a far parte delle« Brigate di Solidarietà Attiva» è facile: vai sul sito e compili il Form e il nucleo operativo dei volontari di coordinamento degli arrivi ti ricontatta tempo una settimana. C'è chi si unisce al gruppo tra un esame e l'altro e chi nel susseguirsi snervante dei rinnovi contrattuali. All'interno delle “Brigate” vi si trovano anche persone che vivono una fase di ripensamento delle proprie scelte di vita o che sono in attesa di un nuovo impiego, o della fatidica chiamata e nel mentre, cercano di darsi da fare; attivamente. Tutti sono comunque fortemente motivati a partecipare all'opera in sostegno agli abitanti vittime di disagi ambientali ( terremoti, inondazioni,). Il motto che si legge in quasi ogni magazzino o nei punti di “Spaccio popolare è « Uniti siamo tutto. Divisi siam canaglia», e anche «Dal popolo per il popolo».
Gli interventi operativi di questi manipoli di volenterosi sono effettuati con pochi e semplici mezzi: furgoni , macchine private, carrelli elevatori e altri attrezzi. L'intervento è capillare, diffuso e poco impattante. I volontari agiscono quasi in sordina. Ma il sostegno alle persone arriva quasi in maniera domiciliare e mirata: calibrata sulle specifiche necessità di ognuno. Ciò che più conta, ciò che fa guadagnare la fiducia delle persone verso le BSA è la costante presenza dei volontari anche se sempre diversi e sempre da ogni parte diversa d'Italia.
Anche le forze dell'ordine conoscono bene ormai la pettorina gialla con le scritte rosse; una specie di abito lasciapassare cui le autorità portano quasi un silenzioso rispetto.
L'attività quotidiana dei volontari delle Bsa è rivolta al sostegno delle persone sfollate di chi ha subito danni importanti alle proprie abitazioni o ha chi si è ritrovato improvvisamente in una condizione di disagio a causa dell'impraticabilità delle strade di collegamento. Con le visite e le consegne a domicilio si cerca di fare anche un informazione diffusa per tutto cio' che concerne il tema dei diritti di cui sono titolari proprio le persone colpite dal sisma: le procedure di verifica e di calcolo dei danni subiti, l'entità dei rimborsi e le tutele amministrative derivanti
Su tutto l'area colpita esistono alcuni punti di stoccaggio dei beni di prima necessità definiti i “magazzini”. Qui si fa una ripartizione e una suddivisione delle merci. Molto poco noto a chi non partecipa direttamente a questo lavoro è l'opera incessante di selezione delle merci soprattutto quelle a scadenza.
Come in ogni situazione di emergenza o post terremoto il numero degli aiuti di prima necessità richiede una adeguato impegno nella sua gestione. Ovvero stoccaggio e conservazione.
In molti magazzini subito dopo le prime scosse di Agosto sono pervenute sull'onda emotiva grandi quantità di alimenti per neonati (omogeneizzati e latte in polvere), che trovano però poca richiesta dalle persone. Da notare che nell'intera area i neonati potevano essere al massimo poche decine . Gli scatoloni di omogeneizzati ,interi bancali.
All'interno dei magazzini i volontari operano una selezione accuratissima dei prodotti: consegnare prodotti già scaduti procurerebbe molti problemi alle Brigate.
Esiste un forte coordinamento tra territorio e volontari al punto che se un volontario si ferma po' di un turno quasi diventa un riferimento per gli altri in arrivo tale da farlo passare per un autoctono. C'è molta attenzione alle esigenze delle persone. Il rapporto è personale.
Il lavoro comincia già dal mattino: chi alloggia in appartamenti prestati allo scopo da normali cittadini o chi è in situazioni più comunitarie quali ex spazi pubblici ( scuole, caserme).
Il lavoro di routine è quello di “Staffetta” ossia preparare i pacchi viveri o le consegne specifiche per ogni nucleo familiare, coppie o singole persone. Qualche volta si consegnano anche grossi sacchi di mangime per cani, gatti, polli e conigli. Paradossale, ma dalle prime scosse e le prime devastazioni tanti animali di allevamento da reddito o da compagnia si sono ritrovati abbandonati a loro stessi. Negli “spacci “ invece chiunque puo' entrare e prendere cio' di cui ha bisogno , o lasciare cio' che non usa piu' e che potrebbe essere utile ad altri. Nello spaccio Bsa a differenza della proteziuone civile non si fanno domande né si danno limiti se non sula ragionevolezza delle quantità prelevate
Tra la popolazione colpita c'è chi riceve pacchi viveri settimanali o utensili necessari alla vita quotidiana e qualcuno si è abituato a non veder gli stessi ragazzi o ad ascoltare sempre lo stesso accento, la stessa parlata. Anzi, una costante nell'orientamento o nel risalire nella catena di richieste avanzate dagli abitanti è proprio l'accento dei volontari:
“ Sì, lo avevo già detto a quei ragazzi di Bergamo una settimana fa”.
Infatti, per una miglior organizzazione del lavoro la richiesta che si fa ai volontari , per ragioni strettamente logistiche è quella di assicurare una presenza su Turno per un minimo di sei giorni.
Tra i briganti qualcuno decide di restare anche più settimane. C'è chi rientra a casa e ritorna per un turno; magari qualche mese piu' tardi
Dopo l' iniziale fase di emergenza di Agosto e di intervento in “ codice rosso” la presenza delle BSA si è dai giorni immediatamente successivi fatta sempre più attiva a fianco delle popolazioni locali. Questo intervento minuscolo ma ancora a misura d'uomo si è rivelato molto prezioso per tutti gli abitanti del cosiddetto “ Cratere”. Con il termine cratere si intende ormai il perimetro topografico che individua tutta l'area dei comuni interessati dall'evento sismico. Il “Cratere” ha di un diametro di oltre 40 km per 128 comuni di cui 68 sono stati inclusi solo a partire dalle scosse di fine Ottobre.
Si tratta di una vasta area che comprende 6 province (Perugia, Macerata, Ascoli Piceno, Fermo, Rieti, Teramo)e una ripartizione su 4 regioni ( Lazio, Abruzzo, Marche, Umbria).
A distanza di otto mesi dal terremoto che colpì Amatrice il 24 Agosto 2016 il compito di questi piccoli nuclei sparpagliati non è di secondaria importanza. Con il passare del tempo l'intervento di questi piccoli nuclei operativi diventa sempre di piu' un intervento politico sui territori. Questionari informativi, raccolta di informazioni ascolto di diritti negati o di persone completamente dimenticate o che sono sfuggite alla grossa macchina della Protezione civile. Una rete di difesa e tutela delle persone che hanno subito danni ma anche una rete di monitoraggio contro chi dal terremoto cerca di trarne profitto dall'aumento dei prezzi degli affitti a quello dei generi alimentari.
Le manifestazioni che si sono svolte nel marzo 2017 stanno forse ad indicare che questo piccolo intervento capillare ha avuto la capacità di unire tra loro le persone per prendersi attivamente uno spazio di visibilità e di autotutela degli interessi territoriali, fori dai grandi ingranaggi della macchina dei soccorsi e della “pioggia” dei finanziamenti.
Dario Minotti