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L’accordo firmato sulla vertenza Bavelloni Tools, con la complicità della Fim Cisl, non tutela i lavoratori. Nell’incontro di oggi, la direzione aziendale si è presentata con una proposta  che prevedeva nove  licenziamenti con incentivazione, attraverso intese individuali. Con la possibilità di licenziare anche qualora le intese non ci fossero.
La Fim Cisl e i componenti della rsu hanno sottoscritto la proposta dall’azienda. Intesa che lascia libera l’azienda di fare quanto previsto dalla legge anche senza “accordo”.
Pertanto è evidente che la finalità è esentare la società dal versamento dovuto all’Inps per il finanziamento della Naspi, in caso di mancato accordo.
La Fiom di Como non accetta e non riconosce nessuna intesa che preveda i licenziamenti forzati, ancorché mascherati da un finto accordo dettato dall’azienda e
ottenuto attraverso ricatti e intimidazioni.
La Fiom  ha diffidato i componenti Rsu  eletti con lista Fiom a firmare. Per questo, prendiamo le distanze dai delegati che hanno firmato, dichiarando che non rappresentano la nostra organizzazione.
Ci riteniamo liberi d'intraprendere qualsiasi iniziativa finalizzata alla tutela dei lavoratori e al rispetto del nostro ruolo di rappresentanza.

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Martedì 2 aprile si è svolto un ulteriore incontro, nell’ambito della procedura di licenziamento collettivo per 9 lavoratori della Bavelloni Tools, avviata il 14 marzo scorso. La trattativa non ha prodotto nessun avanzamento. La direzione aziendale per l’ennesima volta non ha presentato alcuna alternativa ai licenziamenti, il tutto si è concluso con un nuovo appuntamento per domani, ultima possibilità per raggiungere un accordo nei tempi della fase sindacale, dopodiché il confronto proseguirà in sede istituzionale, presso l’Agenzia regionale, Arifl di Milano. La proposta, ripresentata dalla delegazione sindacale, sull’utiizzo di ammortizzatori conservativi vuole essere parte di una prospettiva di rilancio e di sviluppo del nuovo processo organizzativo. Processo organizzativo fino a oggi scarsamente illustrato dalla proprietà. L’acquisizione della Glaston da parte della Bavelloni SpA, ci aveva fatto credere di essere di fronte ad una azienda orientata ad una crescita positiva sul nostro territorio. Una società che oltre alla crescita dei risultati finanziari puntasse anche ad un progresso sociale. Ciò che invece sta avvenendo è la messa in discussione degli assetti occupazionali, in assenza di un quadro di prospettiva di sostenibilità futura. La Fiom, considerando prioritaria la salvaguardia dei livelli occupazionali, prosegue lo stato di agitazione e si riserva d'intraprendere tutte le iniziative necessarie, a sostegno della vertenza contro i licenziamenti.

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Quatro ore di sciopero, dalle 13.30 fino a fine turno. Dopo l'ennesimo incontro fra direzione ziendale e sindacali, nell'ambito della procedura di licenziamento collettivo per la Bavelloni Tools di Bregnano, la Fiom di Como ha proclamato uno sciopero. I lincenziamenti riguardano nove dipendenti su 38; l'azienda non ha  presentato alcuna proposta alternativa ai licenziamenti, rigettando ogni soluzione presentata al tavolo dai sindacati, per esempio la possibilità di utilizzare strumenti conservativi e avviare una discussione seria di prospettiva, con l’obiettivo di reimpiegare parte del personale oggi considerato “esubero”, anche attraverso ricollocazioni stabili o temporanee alla capogruppo Bavelloni SpA, che assorbirà funzioni oggi svolte alla Tools.
Il mangement ha di fatto rifiutato d'esplorare altre forme alternative da noi proposte, come l'utilizzo dei contratti di solidarietà, cassa integrazione straordinaria, ricollocazioni o distacchi temporanei. Per questo, i metalmeccanici della Cgil hanno organizzato l'astensione dal lavoro e richiedono l'intervento delle istituzioni.  Un altro incontro fra azienda e sindacati è previsto propio il 2 aprile, in concomitanza con lo sciopero.

Casa di Riposto Bregnano. M5S Lombardia: “Fusione rischia di diventare sanatoria”

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“Oltre a condividere le preoccupazioni fatte proprie dalle organizzazioni sindacali comasche come già riportato dal collega Raffaele Erba mi sono fatto carico di informare la competente direzione di Regione Lombardia della questione. Mi auguro che la Regione prima di concedere la personalità giuridica all'ente nato dalla fusione voglia percorre la mia proposta di dare in affitto l'azienda di Bregnano ad altro ente non profit in modo da garantirne la continuità aziendale, previo commissariamento della fondazione Bregnano. La fusione e la conseguente estinzione dei rapporti giuridici dei due enti precedenti, rischia di diventare una "sanatoria" di eventuali responsabilità per "mala gestio" che verrebbero di fatto cancellate. Con l'affitto d'azienda, normalmente applicata nelle procedure fallimentari per garantire i livelli occupazionali e il pagamento dei fornitori, si riuscirebbe a fare luce su di una gestione opaca e le conseguenti responsabilità oltre a salvaguardare i rapporti di lavoro e quelli con i fornitori”, così Marco Fumagalli, consigliere regionale del M5S Lombardia.

Casa di Riposo Bregnano. Fumagalli (M5S Lombardia): Ancora notizie gravi

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“Mi è stato comunicato da un creditore l’esistenza di un decreto ingiuntivo per crediti non onorati dalla Fondazione per oltre 130 mila euro. Il creditore a seguito del mancato pagamento ha anche fatto opposizione alla fusione. Ho provveduto immediatamente a comunicare a Regione Lombardia la notizia. Il decreto ingiuntivo immediatamente esecutivo è stato reso esecutivo il 27 settembre dal Tribunale di Como, mentre l’opposizione alla fusione è datata 21 dicembre 2018. Il creditore istante lamenta che il mancato pagamento delle somme richieste rischia di farlo fallire. Il fatto che la Fondazione abbia fatto opposizione al decreto per contestazioni formali, la dice lunga sulla situazione dell’Ente “, così Marco Fumagalli, consigliere regionale del M5S Lombardia.
“ Di queste notizie che considero molto gravi non mi è stata data comunicazione in risposta al “question time” del 15 gennaio ad opera dell’Assessore Gallera. Regione Lombardia non né è a conoscenza? Non è forse il caso che si faccia la massima chiarezza intorno a tutte queste vicende? Ma cosa hanno verificato e controllato qualora sia stato fatto? Sempre di più appare come questa fusione sia stata organizzata per evitare l’estinzione della Fondazione di Bregnano come previsto dal codice civile, senza tuttavia verificare le responsabilità di coloro che hanno determinato questa situazione.

Fusione case riposo Lomazzo-Bregnano. M5S Lombardia “meglio prevenire danni ai cittadini”.

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L’Assessore regionale al welfare Giulio Gallera ha risposto a un’interrogazione del M5S Lombardia sulla fusione della Casa di Riposo di Lomazzo con quella di Bregnano.
Il Movimento ha chiesto se Regione Lombardia si sia attivata per controllare il procedimento di fusione.
L’Assessore ha spiegato che “il piano di controllo prevede verifiche sul 15 per cento delle fondazioni”, per “Bregnano a fronte di criticità nel bilancio si è proceduto ad ulteriori approfondimenti” e fornito documentazione ampia sulle attività di controllo della Regione sulla fusione. E ha concluso “i controlli sono stati molti, il potere di controllo c’è e teniamo monitorata la situazione. Fino a quando non avremo certezza della sostenibilità economica del progetto non daremo le autorizzazioni”.
I Consiglieri regionali del M5S Lombardia Marco Fumagalli e Raffaele Erba dichiarano: “Ringrazio l’Assessore per l’approfondita analisi. Rimane il dubbio che una vicenda durata anni non comporti un intervento preventivo. L’immobile che acquisirà Lomazzo è svalutato e per i cittadini c’è una perdita. Per il futuro sarebbe meglio adottare clausole per evitare che si arrivi a questi comportamenti”.

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