di Raffaele Faggiano
Sabato 20 un gruppo di cittadini, facenti parte di associazioni, gruppi giovanili e sportivi, nonchè movimenti politici della città ha fatto un sopralluogo alla Rasa. Questo complesso ormai abbandonato da decenni, formato da capannoni, alcuni dei quali da poco abbattuti, dove fino a poco tempo fa, dormivano cittadini stranieri senza permesso di soggiorno, è il luogo più remoto della nostra città che si trova vicino all'inceneritore. Peculiarietà del luogo è che vicino non vi sono abitazioni.
E' questo nei fatti l'unico luogo dove potrebbe sorgere una cittadina della gioventù, un posto dove nessun residente verrebbe disturbato dagli schiamazzi della movida. Dove collocare l'area adibita alle feste pubbliche giovanili, quali un capannnone per concerti, piste da skate e per pattinare, campi pubblici da tennis o altro, nonchè luoghi per riunioni di associazioni e per finire angoli di svago e incontro per i ragazzi, nonchè anche bar privati.Un luogo che a ben guardare se ben concepito potrebbe anche diventare attrazione per il turismo esterno che in quel di Como viene sempre più a mancare. E' questo forse un primo passo in una questione che Como seriamente non ha ancora affrontato. L'area, se bonificata dall'amianto presente sui tetti di talune strutture, potrebbe essere resa agibile soltanto con una piccola spesa riguardante i sevizzi igienici. Sono difatti tante le associazioni interessate che potrebbero mettervi mano se autorizzate, buttandovi dentro tempo e manodopera, nonchè danaro, come spesso Como nel passato attraverso cooperative di cittadini e singoli ha fatto. Il sogno cancellato alla città con l'abbattimento della Tiscosa di quella che sarebbe potuta essere la cittadina delle associazioni, oggi potrebbe riprender vita. Il volontariato è parte vitale della città, come pure quelle associzioni che si occupano delle attività ludiche dei nostri giovani. Troppi treni persi e troppe speculazioni hanno distrutto il tessuto sociale cittadino. Lucrare su tutto e mettere un prezzo a tutto, privatizzandolo, ha mandato in fallimento il nostro stato, che invece di guardare avanti e pensare come avrebbe potuto auto finanziarsi certe strutture, hanno ben pensato di regalarle e svenderle a prezzi irrisori. Arrivare ancora a teorizzare un'area per un centro commerciale, sarebbe soltanto un ulteriore possibilità all'andrangheta di riciclare soldi sporchi, oltre che a dare un duro colpo a tutti quei centri commerciali già presenti sul territorio che con la recessione si son visti sottrarre una bella fetta d'incassi. Dovesse continuare questa recessione, queste strutture commerciali diventerebbero solo cattedrali nel deserto non certo centri di socialità. Ulteriori blocchi di cemento che il comune non saprà ridestinare perchè privati, tipo il centro commerciale con cinema annesso di piazza Camerlata.