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Dal 2008 ad oggi, sul territorio della Provincia di Como il numero delle richieste di derivazione per la produzione di energia idroelettrica, il cosiddetto mini-idroelettrico sui torrenti, è passato da 39 a ben 61. Non esiste più fiume o torrente che non sia oggetto di richiesta anzi, troppe volte sullo stesso fiume ve ne sono due, (in teoria in concorrenza fra di loro, ma in pratica le ditte prendendo accordi fra di loro come nel caso del torrente S.Vincenzo) tre o anche quattro come nel caso del Cuccio o addirittura cinque come nella Valle Albano.
Da anni il Comitato Acque Comasche, in collaborazione con il CAI, Legambiente e altre associazioni territoriali ha cercato con tutte le proprie forze di portare a conoscenza della gente e delle istituzioni questo grave problema raccogliendo migliaia di firme sul territorio e non solo.
Sono stati sollecitati tra l’altro i sindaci, la Comunità Montana, il Consiglio Provinciale, le commissioni regionali competenti (VIII Commissione Agricoltura, Parchi e Risorse idriche attuale e la VI della precedente legislatura), l’Assessore Regionale all’Ambiente Marcello Raimondi, fino ad arrivare al Prefetto. Tutte le istituzioni di fronte alla manifestazione della problematica delle captazioni, vista la gravità del problema, si sono dimostrati sensibili e si sono pronunciate contrarie a questa situazione di caos normativo e debilitante per il territorio comasco. Ad oggi abbiamo potuto constatare che non è stato fatto praticamente niente o niente di utile a fermare questo processo.
a) Molte volte i sindaci, gli amministratori locali e i responsabili della Comunità Montana non hanno partecipato alle conferenze dei servizi o presentato le dovute osservazioni richieste dall’ufficio istruttore della pratica, come risulta anche per l’ultima richiesta di captazione sul torrente Cuccio. In tale occasione, convocati dagli uffici Regionali, i sindaci dei comuni di Cavargna, San Nazzaro V.C. e la nostra Comunità Montana non si sono presentati, perdendo l’opportunità di esprimere parere sfavorevole alla concessione, nonostante le sollecitazioni del Comitato.
b) La commissione voluta dal consiglio provinciale per regolamentare il rilascio delle concessioni non è mai diventata operativa. Il piano ittico provinciale che richiede un maggior rilascio del DMV non è mai stato preso in considerazione.
c) la Regione ha emanato di recente delle norme sulle fonti energetiche senza entrare nel merito del problema delle captazioni.
Le aspettative e la fiducia che il Comitato aveva riposto negli enti e nelle istituzioni, non è stata mantenuta. Ancora ad oggi non ci sono leggi che possono fermare e regolamentare l’iter autorizzativo. Così si andrà a prendere ancora acqua da torrenti oramai “invisibili” come il Livo, il San Vincenzo e il Cuccio, con gravi rischi idrogeologici e di approvvigionamento idrico per i paesi a valle. E in futuro che cosa ne sarà della Val Darengo, del parco della Val Sanagra, della valle Albano, delle bellezze della Valsola, della Valle di Bares e così per le restanti valli e i relativi torrenti della nostra provincia?
“Ancora una volta” – dichiara il Comitato Acque Comasche –“non si considerano nella pratica i problemi ambientali, turistici, idrogeologici, ittici, il grande interesse ambientale del territorio comasco, il riflesso di queste richieste sugli acquedotti, sulla fauna e sulla flora. Siamo sfiduciati ma facciamo di nuovo appello alle autorità, locali, regionali e provinciali che vogliono preoccuparsi seriamente di salvaguardare un bene prezioso come il nostro territorio. Chiediamo loro di farsi avanti, di non fare finta, di contattarci per procedere insieme in quella che pensiamo essere l’ultima partita”.
Anche Legambiente Lombardia si dichiara preoccupata, anche perché la stessa situazione che ora tocca il territorio della provincia di Como si sta replicando in altre province vicine come a Bergamo e a Brescia. “Chiediamo a Regione Lombardia” – dichiara Damiano Di Simine, Presidente di Legambiente Lombardia – “visto che le Province non sembrano in grado di farlo, di regolamentare questo settore che da troppi anni è un vero e proprio far west, fornendo linee guida e direttive cogenti per fermare l'assalto ai torrenti e imporre l'introduzione del bilancio idrico nei piani territoriali provinciali: i benefici energetici delle piccole derivazioni sono marginali, e sempre più chiaramente non possono compensare i danni agli ecosistemi acquatici”.
IL COMITATO ACQUE COMASCHE
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