Mi è stato detto che in un liceo di Lecco, in una seconda classe, l'80% degli alunni ha l'insufficienza in matematica (ma a sentire voci comuni, pare che ciò avvenga anche in altre scuole della nostra città). Le rappresentanze di classe e l'insieme dei genitori hanno fatto presente al preside tale situazione, chiedendo la possibilità di avere ore supplementari per cercare di aiutare i ragazzi, a meno di due mesi dalla fine dell'anno scolastico. Perché altrimenti bisognerebbe convincersi che la maggioranza degli alunni sia sottodotata. E non sarebbe la verità vera.
Fatto sta che il preside ha espresso l'impossibilità di recepire tale richiesta, in quanto la professoressa di matematica copre numerose classi, è stressata, nervosa, non in grado di sopperire ad ulteriori esigenze. E' seguito poi il ritornello: non ci sono soldi per ricorrere ad una eventuale supplenza temporanea.
Tutto vero, senza dubbio, anche lo stress dell'insegnante super impegnata, poiché il senso di precarietà, di degrado della scuola pubblica, può anche provocare in chi vi opera una stanchezza dell'anima oltre quella fisica. Che si ripercuote sui ragazzi poiché, come denunciato recentemente sui giornali, si registra un aumento dell'abbandono scolastico determinato dalla fatica degli studenti di dover rincorrere l'apprendimento e lo studio delle materie ad un ritmo che non permette soste.
Con una folata di vento maligno, la scuola pubblica è stata depauperata per mano della ex (per fortuna) ministra Gelmini, agli ordini di Tremonti e compagnia. Per risollevare le finanze, si è detto. Sì, si è levata qualche voce a sinistra, ma meno decisa e persistente di quella che ora s'innalza sull'art. 18. La scuola privata invece, sostenuta dalle nostre tasse, va alla grande.
E continuano ad andare alla grande il parlamento e i parlamentari, ed anche gli ex ai quali si sono concessi decenni di benefit solo perché sono stati presidenti della Camera o del Senato. Considerandosi tutti unti dal signore hanno regalato a sé stessi e ai loro partiti, valanghe di milioni tramite leggi ad hoc, mentre l'Italia galleggiava su un debito pubblico in continuo, spropositato crescendo. E alla grande vanno i burocrati dello stato ai quali si concedono compensi scandalosi, anche questi sulle nostre spalle.
Dopo la scuola pubblica, il conto da pagare, determinato anche da privilegi e abbondanti sperperi, viene oggi presentato a tutti gli italiani, anche a quelli che faticano a condurre una vita dignitosa e ai tanti disperati.
Senza troppe speranze, siamo ora in attesa di una legge che preveda il dimezzamento (proprio il dimezzamento!) del numero dei parlamentari e l'eliminazione degli ingiusti privilegi. Ma possiamo aspettarcelo da coloro che mettono al primo posto la propria rilevanza, il proprio potere anziché i bisogni dei cittadini? Chi blatera di equità, può per una volta, considerare le proprie scelte, i propri comportamenti etici e politici?
Su come viene usato molto denaro pubblico, il sipario è ormai alzato: sappiamo di Lusi e quindi della margherita; sappiamo di Belsito e quindi della lega....Solo loro? E a loro insaputa? Mah! E comunque, quei rimborsi elettorali da capogiro, fanno pensare.
Sono una moralista: lo ammetto. Concordo con Stefano Rodotà che nel suo “Elogio del moralismo” sostiene che “serve soprattutto una diffusa e costante intransigenza morale, un'azione convinta di cittadini che non abbiano il timore di essere definiti moralisti, che ricordino in ogni momento che la vita pubblica esige rigore e correttezza”.
Tonina Santi