di Luca Michelini
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Prossimo appuntamento: questa sera, 7 settembre, ore 21, CNA di Viale Innocenzo, Como (dopo il Carrefour, dove c'è la San Nicolò); mio cell. 334.701.76.91.
Dopo una prima riunione informale provo a tracciare un’ipotesi di lavoro per i prossimi appuntamenti. Invito anche a leggere Per trasformare Como in un laboratorio politico e sociale (clicca qui).
1. Partecipazione e democrazia
2. La crisi economica e di civiltà impone il superamento del neo-liberismo
La crisi economica non è finita e l’economia mondiale e gli equilibri geo-politici, sociali e politici sono profondamente instabili: il neo-liberismo, di destra (Berlusconi, la Lega) come di centro-sinistra (Amato, Prodi ecc.), è oggettivamente superato. Gli attacchi speculativi non sono che lo strumento per asservire il nostro Paese e per distruggerne l’apparato industriale e politico e civile che ha costruito nei decenni.
In tutto il mondo ci sono già stati immensi SALVATAGGI PUBBLICI (cioè con i soldi di tutti i cittadini) soprattutto delle grandi banche (da cui dipende la vita di migliaia di imprese, di ogni tipo) e delle grandi imprese.
Ora il problema oggettivo è quello di far sì che questi salvataggi, e quelli che sicuramente ci saranno nel futuro, non vadano a vantaggio di un sistema economico e finanziario profondamente ingiusto (perché fondato su antistoriche diseguaglianze sociali e di opportunità), profondamente autoritario, inefficiente e bellicista, che potrebbe portare a nuove forme di nazionalismo e totalitarismo. La crisi attuale è paragonabile solo a quella del 1929, che portò dritto al nazismo e alla Seconda Guerra Mondiale. La crisi del 1992, dove la speculazione finanziaria ha costretto il nostro Paese a svendere la propria civiltà (privatizzazioni, abbattimento di diritti, attacco al welfare), è tra le cause della crisi attuale e nuove finanziarie “lacrime e sangue” (sia di destra che di centro-sinistra) ci porteranno nel caos, come in Grecia.
L’Italia deve riappropriarsi della propria sovranità; i cittadini devono riappropriarsi della propria sovranità.
4. Partire dalla Costituzione per creare un Mondo Nuovo
Penso che un punto di riferimento imprescindibile per ricostruire una prospettiva politica ed economica che superi l’ideologia e le politiche neo-liberiste, che ci hanno condotto alla gravissima crisi attuale, rimanga l’articolo 3 della nostra Costituzione, che forse può costituire la base per la nascita di nuove parole capaci di indicare il senso di un progetto sociale e di civiltà. L’articolo 3 recita:
“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”
E’ venuto il tempo di smettere di tradire la Costituzione; è venuto il tempo di realizzare per davvero le indicazioni che essa contiene, creando forme nuove di politica e di partecipazione.
3. Cercare insieme Parole Nuove
In un testo (clicca Per trasformare Como in un laboratorio politico) ho indicato la necessità di riproporre, in modo originale e con il contributo di tradizioni differenti, un percorso “social-democratico”, superando di slancio, e gettando il cuore e l’intelligenza oltre l’ostacolo, i tanti rancori accumulati in anni di divisioni e di polemiche, ed anche di sconfitte.
In effetti, però, la parola “social-democrazia” è forse consunta, come tante altre, anche se l’ho utilizzata in polemica con il neo-liberismo di destra e di sinistra, che ne aveva decretato la fine in nome di politiche economiche che sono state tra le cause della crisi attuale.
Il problema italiano è che i grandi valori codificati nella nostra Costituzione non riescono più a tradursi in scelte di governo e amministrative e in parole accettabili e non compromesse. E’ una difficoltà oggettiva, che vivo come tantissimi altri cittadini.
E’ venuto il tempo di trovare nuove parole, in grado di rappresentare un profondo rinnovamento civile, parole capaci di essere simbolo di un nuovo progresso.
Per trovare nuove parole l’unica strada è il dialogo, l’ascolto reciproco, l’analisi dei fatti, la curiosità, la disponibilità a mettersi in gioco.
4. Il valore delle primarie
Il fiorire di partiti populistici (partiti che non cercano la partecipazione attiva dei cittadini, ma il rapporto mistico con un “popolo” che deve ubbidire) di ogni genere e colore (a destra e a sinistra), o la riproposizione di modelli come il partito-azienda, il comitato centrale (che ricerca l’obbedienza, non la condivisione, che utilizza il comando, non la persuasione, che non è capace di esercitare egemonia, ma solo gerarchia), il settarismo dottrinale, il comitato elettorale, il comitato d’affari ecc.: tutti questi modelli e pratiche politiche non sono che il segno di una profonda decadenza (e basti vedere la corruzione generalizzata) e, prim’ancora, di una grande incertezza e perdita di punti di riferimento.
Va dato atto al Partito Democratico di aver concepito un meccanismo, quale le primarie, che di fatto rompe, in modo virtuoso, l’autoreferenzialità del ceto politico, che ha concepito una architettura istituzionale (a cominciare dalla legge elettorale per il Parlamento, per finire con il sindaco-sceriffo) che di fatto esautora i cittadini da gran parte dei loro diritti politici.
I partiti che decidono di partecipare alle primarie di coalizione dimostrano di essere ancora forze politiche vitali, perché si mettono in gioco realmente, per il bene del Paese. Le primarie oggi, oggettivamente (cioè dato il quadro istituzionale esistente), fanno la differenza.
Dobbiamo però batterci per primarie vere, cioè caratterizzate da lealtà, ma anche da competizione reale, fondata sull’alternativa di programmi di governo. Competizione vera significa reale pluralismo, significa sollecitare che la società italiana mostri la ricca complessità che la caratterizza senza infingimenti, con coerenza, con trasparenza, con coraggio, con nettezza.
5. Il “moderatismo” comasco: un pantano, superato dai tempi
Come calare nella realtà cittadina le indicazioni contenute nella nostra Costituzione?
Ciò che mi preoccupa è il famoso “moderatismo comasco” (clicca Oltre il moderatismo comasco), per cui tutte le idee innovatrici e di riforma nella nostra città pare debbano camuffarsi: sono molto preoccupato che Como non riesca a elaborare una nuova stagione politica all’altezza dei tempi, ricadendo così in mano a lobby e a personale politico ricolmi di conflitti d’interesse, incapaci di andare oltre l'interesse personale e particolare e incapaci di concepire una nuova stagione di civiltà.
Durante l’amministrazione Bruni, che ha dissipato risorse in progetti assurdi (paratie, muro, Ticosa, Sant’Anna & parcheggio ecc. ecc.) e in mala amministrazione (frutto non solo della incapacità degli uomini, ma anche di una precisa visione del mondo e di un sistema di potere e di governo), le opposizioni non hanno saputo contrastare per davvero le scelte del centro-destra.
Basti dire che lo scandalo del “muro” non si è tradotto nella caduta di Bruni: ed è inutile che si dica che sono stati problemi tecnici e contingenti a non fare cadere la giunta di destra; la verità è che invece è mancata la volontà e comunque la capacità politica da parte delle opposizioni di creare un forte movimento capace di fare cadere Bruni.
Per non ricadere negli errori passati, penso sia indispensabile partire dalle idee e dai programmi necessari per risolvere i problemi dei cittadini, e solo in un terzo tempo sarà possibile individuare la coalizione e gli amministratori, creando anche gli strumenti istituzionali per un metodo di governo fondato sulla partecipazione dei cittadini.
Il moderatismo ha governato Como per decenni: è ora di proporre alla città un salto di qualità; è ora di proporre un reale cambiamento; è ora di sperimentare per davvero il pluralismo. Il moderatismo comasco non è stato che una forma del radicalismo che contraddistingue, nei fatti, la destra e il centro-destra italiani e un certo modo (neo-liberista) di concepire l’opposizione e la società e i cui frutti sono sotto gli occhi di tutti.
5. Idee di città
Come tentare di inventare parole capaci di identificare una nuova civiltà, una nuova idea di città? La nostra civiltà è sempre stata fondata sulle città, come ci insegna Carlo Cattaneo, i cui testi i sedicenti federalisti della Lega Nord non hanno mai nemmeno sfogliato e che, d’altra parte, non era certo un liberista sfegatato.
Per ripartire dalla città e per scoprire nuove parole adatte a ricostruire un’idea e un progetto di progresso, forse possiamo partire dalla vita delle persone.
Consapevoli, però, che le persone appartengono anche a ceti sociali, universi lavorativi, generazionali e morali ben differenti e, spesso, con interessi in conflitto. Non si può astrarre dalle differenze e dai conflitti: dobbiamo però essere in grado di incanalarne la dialettica (che è vita) in una nuova coralità, per ricostruire una Comunità e per impedire il disfacimento sociale.
La riunione di questa sera sarà anche l’occasione per cominciare a parlare di idee di città.
Il nostro è un percorso aperto, ove tutti coloro che, mano a mano, si aggregheranno, avranno pieno protagonismo.
Per fortuna è finito il tempo dei “comitati centrali”: non hanno più alcun senso, nonostante oggi tutti i partiti (di destra come di sinistra) continuino ad usarne la logica.
A Como, come nel Paese, abbiamo bisogno di piena partecipazione, cioè di costruire un metodo di governo profondamente diverso da quello oggi vigente, che è fondato sul comando,sulla gerarchia, sulla opacità, sulla delega in bianco, sulla mancanza di responsabilità personale.
La democrazia e la partecipazione funzionano molto meglio del decisionismo (di ogni colore) e del leaderismo (il comando del “capo”): la Prima Repubblica è morta sotto i colpi del maggioritario, del bipolarismo, della “scesa in campo di squadre di governo e di leader”, e i frutti di inciviltà di questo meccanismo, da cui molti si aspettavano il superamento delle pur innegabili storture generate dai vecchi partiti (Dc, Psi, Pci ecc.), sono sotto gli occhi di tutti. La politica è diventata appannaggio solo di chi ha il tempo e il denaro e l’organizzazione per farla.
Perché la democrazia funziona meglio del decisionismo? Non perché è più rapida o meno faticosa, che anzi è vero l’esatto contrario; ma perché è l’unico strumento per realizzare i valori codificati dalla nostra Costituzione, cioè per realizzare una civiltà superiore a quella che oggi conosciamo, perché ha lo scopo di non escludere e non discriminare nessuno.