In questi giorni tutta la stampa commenta ampiamente e con toni accorati l’assassinio del figlio da parte di un padre violento, già denunciato dalla moglie, agli arresti domiciliari perché accoltellatore di un collega di lavoro e comunque ritenuto in grado di avere in custodia il figlio durante le feste. Quest’uomo stava anche per uccidere la moglie. Siamo stanche e indignate del tono degli articoli che al di là dei toni più o meno retorici sugli abissi della mente umana, non dicono l’essenziale:
siamo davanti ad un delitto che squarcia il carattere patriarcale della mentalità corrente.
Si tollera e si scambia per amore disperato e passione struggente se il maschio non accetta la separazione e l’abbandono e conclude in un crescendo di violenza e pressioni che la compagna o è sua o di nessuno, quindi la uccide magari con i figli.
Nella giurisprudenza delle separazioni questi maschi approfittano dell’affido condiviso, della presunta sindrome di alienazione parentale per tenere sotto ricatto le donne.
Sotto il diritto alla genitorialità si nasconde una visione arcaica e patriarcale delle relazioni familiari, una immagine da “mulino bianco” che nega la autodeterminazione delle donne e i diritti dei bambini. Un uomo violento va tenuto lontano dalla compagna e non può essere un padre utile. Polizia, magistratura, assistenti sociali non hanno acquisito questa mentalità e arrivano spesso in ritardo. Solo una società in cui questa cultura patriarcale viene sradicata fin dalla infanzia può sperare di combattere femminicidi e violenza sulle donne e i bambini.
“GRUPPO DONNE PRC/SE MILANO”
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Ufficio stampa
Partito della Rifondazione Comunista Lombardia