MUSEO DEL CICLISMO MADONNA DEL GHISALLO – Braga e Guerra (PD)-: “Un patrimonio nazionale irrinunciabile che attraverso le fatiche e le imprese del ciclismo racconta come eravamo, un pezzo di storia d'Italia ”
(Roma, 8 novembre 2013) Inizialmente fu un successo. Fiorenzo Magni lo aveva sognato, fortemente immaginato, voluto e sostenuto. Il 14 ottobre 2006 Papa Ratzinger lo inaugurò. Ora però i tempi sono cambiati, diventati più difficili e il Museo del ciclismo della Madonna del Ghisallo, luogo leggendario per tutti gli appassionati della bicicletta, rischia di non riaprire più dopo la chiusura invernale. Una riapertura che avverrà solo se ci saranno idee e finanziamenti certi e se verrà ricoperto il buco di 80mila euro.
A seguito dell’allarme lanciato dai vertici del Museo, ripreso giorni fa dal quotidiano in rosa de La Gazzetta dello Sport è stata presentata alla Camera dei Deputati un’interrogazione sottoscritta anche dai deputati democratici comaschi Chiara Braga e Mauro Guerra, per chiedere ai ministri per gli affari regionali e le autonomie, e dei beni e della attività culturali e del turismo "se siano a conoscenza di tale situazione e come intendano intervenire” per evitare il rischio della chiusura definitiva di uno dei luoghi leggendari del ciclismo italiano e internazionale.
“Per gli appassionati di ciclismo – commentano Braga e Guerra - il Museo della Madonna del Ghisallo rappresenta un simbolo, quasi un luogo di culto. Il Colle del Ghisallo oggi è infatti la salita storica del Giro di Lombardia, l’ultima classica che chiude ogni anno la stagione ciclistica professionistica e che in passato ha esaltato la passione popolare con le leggendarie sfide tra Coppi e Bartali”.
“Ma il Museo del ciclismo – continuano gli esponenti del PD -rappresenta più in generale anche un pezzo importante della memoria e della storia del nostro Paese. Qui infatti sono esposti cimeli che raccontano come eravamo, la fatica, il sudore, la passione per quello che è anche stato il primo sport nazionale. Ricordi racchiusi nelle biciclette, da quella usate dai bersaglieri ciclisti diretti al fronte della Grande Guerra, alla “Graziella” degli anni Settanta fino ad arrivare a quelle dei record dell’ora, del Giro d’Italia e dei campionati del mondo; nelle maglie, quelle color rosa, quelle tricolore, quelle azzurre e le iridate; nelle foto formato poster dei grandi corridori come Binda, Guerra, Merckx, Magni, Pantani. Un patrimonio irrinunciabile sia per gli appassionati di questo sport sia soprattutto per il senso della nostra storia nazionale”.
“La speranza è che si riesca a scongiurarne la chiusura, rilanciando il Museo come scuola, esposizione, vetrina ma anche marchio, laboratorio, officina, fabbrica innovativa, valorizzandone anche la bellezza del paesaggio del nostro territorio”.
In allegato il testo dell'interrogazione a risposta scritta presentata alla Camera