Fridays For Future Como - Sono trascorsi solo 15 anni dall'esplosione dell'autobomba che uccise Rafiq Hariri. La sua morte segnò la fine dell'occupazione siriana del Libano e cambiò la storia di quel Paese. E ora una nuova terribile esplosione di potenza inaudita - quella accaduta il 3 agosto scorso nel porto di Beirut - che ha già ucciso oltre 130 persone e che ne sterminerà un numero ancora indefinito, a causa dei danni a lungo termine provocati dal nitrato di ammonio. Una sostanza apparentemente innocua, tanto da essere utilizzata dagli sportivi come componente attivo del ghiaccio spontaneo o dagli agricoltori come concime, ma che se viene in contatto con altri composti chimici si trasforma in un terribile esplosivo, utilizzato anche per scopi bellici. Al momento non conosciamo ancora le motivazioni di questa immane tragedia, anche ambientale a causa delle ripercussioni che certamente si manifesteranno nei confronti dell'ecosistema locale.
Non sappiamo dunque se le cause dell'esplosione siano dovute a un attentato terroristico (quindi a un atto di guerra), oppure a una grave negligenza del governo locale, che ha consentito di abbandonare una potenziale bomba ecologica in quel sito per mesi. Qualunque sia la motivazione di questo drammatico incidente, coltiviamo certezza che le guerre (che hanno sempre una motivazione economica) e la noncuranza sono tra i peggiori nemici dell'ambiente. Per tali motivi non possiamo quindi fare a meno di chiederci, transitando dal fatto di cronaca generale alla realtà italiana e locale: quante potenziali bombe ecologiche sono presenti, a generale insaputa, nel nostro Paese? Qual è ad esempio il destino delle scorie radioattive che, in attesa di essere stoccate o più verosimilmente vendute all'estero, giacciono in attesa che l'inerzia dei nostri governi abbia termine? Quante e quali sono le aziende ad alto rischio di incidente nella nostra provincia? Siamo certi che i controlli siano correttamente effettuati? Fortunatamente nel nostro Paese non vi sono guerre, ma l'avidità economica e l'incuria esistono, e sono le medesime che hanno causato il crollo del ponte Morandi a Genova. C'è sempre un filo rosso che conduce alle tragedie ecologiche, e passa sempre attraverso l'avidità economica e la negligenza.