Le generazioni nate dopo il 1946 (dai boomer in avanti) non hanno mai sentito nominare tanto la parola RISPARMIARE come oggi, alle porte dell’inverno. In televisione e sui social il premio Nobel per la fisica e i più grandi chef internazionali discutono su come tenere il coperchio quando facciamo bollire la pasta; altri esperti indicano la
temperatura minima dell’acqua necessaria per la cottura, il momento in cui spegnere il gas e quanta energia si risparmia scaldando acqua e verdure nel microonde.
Forse per ritrovare la stessa attenzione al tema del risparmio bisogna risalire ai principi della civiltà contadina: “ogni cosa deve essere usata con parsimonia, saggezza e cura e solo quando è completamente logora viene sostituita”. Nella cultura tradizionale giapponese esiste un rito molto simile a un funerale per “salutare le cose giunte alla loro fine terrena” prima di sostituirle con altre nuove o usate.
Ma la riscoperta dell’importanza del risparmio non è dovuta a campagne di informazione su cambiamenti climatici e inquinamento, coscienza critica, consapevolezza e principi etici, fisici e chimici o al semplice buon senso per cui sprecare e fare cose inutili è stupido di per se. Sprecare energia, lavoro, tempo, cibo e risorse, sono cose di per se sbagliate e senza senso sia materiale sia spirituale; sono cose che ci abbruttiscono e ci identificano come l’unica specie che distrugge l’ambiente in cui vive. Noi umani oggi parliamo tanto di risparmio solo perché è aumentato il prezzo del gas e dell’energia e ce ne accorgiamo solo dopo che ci arrivano le bollette.
Oggi le mode, la logica del profitto e dell’espansione economica, i prestiti a scopo di lucro, i bisogni e le dipendenze indotte dalla pubblicità (in una parola, il consumismo) impongono degli stili di consumo in cui la vera cultura del risparmio e il rapporto diretto con le cose è impedito. Per “COSE” si intendono gli oggetti mobili ed immobili, l’energia e gli strumenti che usiamo e ci circondano nella nostra vita quotidiana.
Immaginate un contadino che gira nei boschi cercando un legno adatto per sostituire il manico della sua zappa. In un capanno di cacciatori distrutto e abbandonato trova una trave del tettuccio stagionata leggera e resistente: la taglia in base alla sua altezza e alla postura che preferisce per zappare; la modella in funzione delle dimensioni e delle caratteristiche delle sue mani; la leviga fino al punto preferito dal suo tatto, per essere pronta a trasformarsi nel suo fedele compagno di lavoro.
Immaginate ora di girare per supermercati o navigare in internet alla ricerca di un manico di zappa; di solito finisce che compriamo quello che offre il mercato soprattutto se è scontato; se c’è un offerta 3x2 per manici arancioni progettati per durare 3 anni, con spedizione gratuita è probabile che acquistiamo quelli anche se del colore che non preferiamo, di dimensioni non adatte alle nostre mani e ne useremo uno a malapena.
Il filosofo contemporaneo B.C. Han scrive: “Avendo perso il rapporto diretto con il cuore delle cose abbiamo smesso di vivere il reale”; questo principio vale anche per le relazioni tra umani e con gli altri esseri viventi: senza contatti diretti, continuativi e profondi con il cuore di una persone è impossibile costruire un rapporto reale.
Il valore che diamo oggi alle cose è legato al prezzo, all’apparenza, alla convenienza. Le cose hanno perso completamente non solo il loro valore materiale ma anche quello spirituale. Per gli indiani d’America non sono solo il sole, la terra, la montagna e il fiume ad essere sacri, ma ogni cosa, persino una piuma d’uccello o una pietra. Un pellerossa non contaminato dalla nostra cultura vomiterebbe di fronte ad un allevamento intensivo (anche solo per la puzza e le micro polveri cui non è abituato) senza bisogno di dati e studi che ne dimostrino l’insostenibilità economica e ambientale (che pur esistono e sono importanti). Oggi corpo e spirito, e pure la ragione, sono insensibili a tali assurdità; c’è una totale indifferenza anche da parte di coloro che sono vittime di queste ingiustizie (il 99%). Le cose stanno cambiando sempre più velocemente.
Senza andare troppo lontano, fino a trent’anni fa il valore di una bella bicicletta era legato alla sua qualità, alla sua funzione, alla sua durata e spesso aveva un grande valore affettivo ed emozionale. Per un ragazzino possedere una bella bici era un sogno e la prima che gli veniva regalata, la amava e non la scordava più. Oggi a 6 anni hanno già collezioni di tricicli, bici con rotelle e senza pedali, che di per se è una cosa buona. Le cose non buone sono che queste bici durano poco perché freni, cambi, cuscinetti e telai non sono fatti per durare; sono fatti per convincere ad acquistarle; conta l’apparenza, il brand, la moda e il prezzo che non sono legati a valori e funzioni reali ma a quelle che gli conferisce il mercato. Durante il lookdown il prezzo delle bici è quasi raddoppiato (per le e-bike anche di più) e continua a salire per l’aumento del prezzo dei metalli e di altre materie prime. Nonostante ciò per acquistare alcuni modelli bisogna ancora oggi aspettare 6-12 mesi perché alcune aziende hanno il monopolio mondiale su cambi, freni, microchip, acciaio, alluminio e ammortizzatori e decidono loro che mercati rifornire e l’Europa ha perso moltissime posizioni nella classifica globale. È la classica speculazione che avviene con tutti i prodotti e le materie prime in mercati globalizzati condizionati da poche multinazionali. Le sette sorelle del petrolio sono famose da molto tempo; ma il 90 % di quello che mangiamo è in mano alle 5 sorelle dell’industria alimentare che decide semi, concimi, prezzi, qualità, distribuzione. Il risultato è che non sappiamo cosa mangiamo e che il 90% dei prodotti alimentari venduti è cibo spazzatura dannoso per la salute. Oggi si parla tanto dell’aumento del prezzo del gas, ma è la stessa cosa che succede in tutti gli altri settori (robotica, computer, smartphone, microchip, etc). Nello specifico del mercato del gas sembra però che l’UE sia particolarmente autolesionista: in quasi tutto il resto del mondo (non solo i big come Cina, India, Brasile, Sudafrica, Giappone, ma anche piccoli stati africani) cercano di stipulare dei contratti diretti coi produttori, mentre noi europei ci affidiamo completamente agli indici della Borsa di Amsterdam (fortunatamente dal 1 ottobre questo dovrebbe cambiare); non è Putin che decide il prezzo del gas che noi compriamo, ma il mercato; il mercato ci sta imponendo di comprare gas scadente (USA e alcuni stati africani), estratto con sistemi che danneggiano molto di più l’ambiente a prezzi 4 o 5 volte superiori.
Il valore economico delle cose dipende da giochi speculativi e scommesse finanziarie che sfruttano guerre, siccità, alluvioni, pandemie, malattie e morte per guadagnare ancora di più . Oggi è molto più facile guadagnare gestendo transazioni di beni e capitali virtuali che producendo cose reali. La qualità delle cose non è più la funzionalità, la bellezza, la durata ma la capacità di generare profitti e attrarre like e consensi. E nei rapporti tra le persone avviene lo stesso fenomeno e aumenta la distanza nonostante l’evoluzione di mezzi di trasporto e comunicazione.
La mia bici domani potrebbe valere il doppio o la metà in base a qualche scommessa di un broker finanziario che magari è un algoritmo. Compri un auto a metano o una stufa a pellet e in un mese il prezzo di gas e pellet può quadruplicare, (cosa appena successa).
Tutto ciò ci impedisce di avere un rapporto diretto col reale e di comprenderlo in profondità.
Sono più di 50 anni che si parla di cambiamento climatico ed emissioni di CO2 ma evidentemente non abbiamo ancora ben chiaro il fenomeno e soprattutto cosa fare (non parliamo poi di cosa fa o non fa la politica che è scoraggiante …).
A me Piero Angela non era particolarmente simpatico, ma bisogna riconoscergli che è stato un’abile divulgatore scientifico televisivo e che già nella trasmissione televisiva: “Dove va il mondo”, nel 1973 parlava degli effetti della CO2 prodotta dalla combustione di fonti fossili e di cambiamenti climatici portando già vari dati e studi scientifici. Lo dicevano già in televisione allora e lo ripetono continuamente adesso con milioni di dati, studi e immagini di ghiacciai che scompaiono ed eventi climatici estremi che raddoppiano ogni anno.
Uno si aspetterebbe che con tutte queste informazioni, proclami su incentivi e finanziamenti, convenzioni di Parigi e Kioto, già da molti anni avremmo dovuto ridurre le emissioni di C02.
I Dati ci dicono che le emissioni di CO2 continuano ad aumentare, mentre le foreste (le piante sono ancora oggi nettamente il sistema più avanzato, utile ed efficace per trasformare la CO2 in sostanza organica fertile; la più avanzata tecnologia umana non è ancora in grado nemmeno di copiare con successo la fotosintesi clorofilliana che le piante fanno da molto prima della comparsa dell’essere umano) continuano a diminuire (sempre per opera dell’uomo e spesso per coltivare cibo per animali da macello: attività responsabile della produzione del 14% dei gas serra, di buona parte del pm 2,5 cancerogeno e dell’inquinamento di aria, acqua e terra).
Il problema non sono la minoranza di negazionisti o di coloro che sostengono che questi cambiamenti climatici seguono cicli naturali (che non vogliono vedere che la velocità dei cambiamenti attuali è centinaia di volte superiore alla velocità dei cambiamenti naturali avvenuti in tutta la storia del pianeta terra, asteroidi e glaciazioni comprese).
Il problema è che da 20 anni i politici, che dicono di voler rallentare il cambiamento climatico, si ritrovano con buoni propositi ma non fanno niente di efficace e trasformano le parole “green”, “sicuro” e “sostenibile” in bandiere per accecare, non toccare le logiche del profitto e dell’espansione economica e fare nuovi affari.
Scienza, comunicazione, politica ed informazione in 50 anni sono stati meno efficaci di uno stupido virus e dell’aumento del prezzo del gas.
Da quando misuriamo le emissioni di CO2 sono sempre cresciute (e continuano a farlo tuttora con stime in peggioramento) ad eccezione di una diminuzione rilevata nei 2 mesi del lookdown del 2020; probabilmente in Europa avremo una piccola diminuzione questo inverno per l’aumento del prezzo delle energie, sempre che non continuano a riattivare centrali a carbone col ritmo iniziato dopo la guerra in Ucraina; paradossalmente la guerra potrebbe essere la scusa per investire sul nucleare di nuova generazione che stanno vendendo come sicuro e senza scorie pericolose (tema altrettanto grave e complesso ma troppo lungo … mi limiterei ad invitare quelli che dicono queste cose ad andare ad abitare di fianco ad una centrale nucleare sicura di nuova generazione con un rischio di terza guerra mondiale mai così elevato come in questi giorni).
Questi fatti ci dicono che si riesce a modificare i comportamenti degli esseri umani più con delle emergenze, con la paura e cambiando i prezzi che approfondendo i temi sviluppando conoscenza e consapevolezza.
Non siamo in contatto con la realtà, perché altrimenti ci arrabbieremmo per la puzza che si respira ormai perennemente forse di più in campagna che in città; saremmo preoccupati che terra e acqua sono inquinate e “secche” come mai; avremmo più cura dei boschi e dei prati che ci circondano; non permetteremmo a degli speculatori di giocare, scommettere e arricchirsi sulla la nostra pelle; non voteremmo politici in grado solo di proporre slogan superficiali per strappare il consenso necessario ad ottenere potere e soldi per loro e soprattutto per chi li manovra. Messaggi, promesse e slogan brevi sono le basi di una comunicazione efficace e vincente. I contenuti che hanno più successo sono: flat tax, caro bollette, immigrati, salario minimo. Queste sono le cose che interessano e a cui le persone si appassionano; sono cose importanti ma preferirei che la gente si appassionasse anche ad altro.
Rassegnarsi? Resistere? Ribellarsi? Accettare queste dinamiche e conformarsi? Questi approcci col tempo tendono a logorare gli entusiasmi e la gioia di vivere. Ci possono essere dei picchi, ma col tempo tendono all’esaurimento, all’ansia e alla depressione.
Allora cosa fare?
Da sempre la funzione essenziale dei gruppi di acquisto solidale è quella di promuovere un rapporto diretto tra le persone e le cose.
Ieri grazie a questo gas ho potuto acquistare 4 casse di frutta e verdura buonissime e appena colte, prodotte da un coltivatore (Rivalta), che conosciamo bene, con metodi biologici e naturali. Una famiglia di 4 persone per almeno 2 settimane può mangiare cibo buono sano vivo conosciuto. Con la stagione secca appena passata è una cosa molto preziosa e sono felice di pagare direttamente le persone che hanno prodotto quelle cose e ringrazio di cuore le persone che gratuitamente l’hanno fatta arrivare a casa mia. In 4 con gli stessi soldi avremmo potuto mangiare pizza, patatine e coca cola una sera, dove l’unica cosa certa sarebbe stato mangiare carboidrati raffinati, grassi stracotti, aromi chimici e sale di pessima qualità e che del prezzo finale solo una piccola parte poco finisce nelle tasche di chi ha curato e prodotto quel cibo sconosciuto.
Nell’era dell’informazione, della digitalizzazione, della globalizzazione e del virtuale il rapporto diretto col cuore delle cose e delle persone è un indispensabile e rivitalizzante legame con la realtà. Quello del cibo e dei gruppi di acquisto è un esempio fondamentale del valore di questa affermazione, ma la sua validità è universale.
Le elezioni in una democrazia rappresentativa sono fondamentali ma ho sempre più difficoltà a scegliere e a dare un senso alla scelta. Un amico deluso dalle passate votazioni mi ha detto che sceglierà tra andare al mare e fare il cambio degli armadi; io mi sono sentito solo di aggiungere una terza opzione: votare il meno peggio.
Propongo come esercizio quello di scegliere le cose preferite più preziose e a cui ci si sente più legati e che appassionano. Io ci ho provato e ho riscontrato che non sono proprio state il centro della campagna elettorale. Cosi è stato facile individuare quei pochi che ne parlano e ora sono indeciso tra due “partiti”, chissà.
Tra le cose cui ho dato priorità ci sono:
-Cura dell’ambiente e dei beni comuni: aria, acqua, terra, piacere e possibilità di imparare, scienza
-No agricoltura e allevamenti intensivi: immediato stop a tutti i fondi pubblici
-No a invio armi\ SI promozione della cultura della pace
-No al nucleare\si a rinnovabili e reti diffuse a bassi consumi
-No inceneritori\ si differenziata spinta
-Sanità e istruzione basate sulla prevenzione e non su terapie e prestazioni
Mi piacerebbe condividere o confrontare le cose che preferite, le priorità e le scelte e ricevere critiche e consigli nel proseguire la scelta.
Grazie per l’attenzione, cari saluti
Dario B.