Il Presidente della regione Fontana, forte del sostegno di Matteo Salvini, ha annunciato l’intenzione di riaprire le attività economiche il 4 maggio. La lezione non è servita a nulla, la tensione al business è più forte di quella nei confronti della salute e della vita delle persone e purtroppo determina le scelte politiche. Un amministratore, un’istituzione cui è deputato il compito di garantire in primo luogo il diritto fondamentale alla vita dovrebbe partire non dal fissare date ma premunirsi di definire e garantire le condizioni basilari per una neutralizzazione sicura dei rischi. Per parlare di cessato allarme non basta la riduzione del numero dei pazienti in terapia intensiva, che governo nazionale e media enfatizzano per annunciare insistentemente una fumosa e famigerata fase due.
E’ stata risolta la carenza di dispositivi di protezione (DPI), di test, di tamponi, di mezzi e personale per l’intervento sul territorio e domiciliare, di farmaci antivirali che ha permesso la diffusione dei contagi?
Siamo sicuri che al 4 maggio i contagi saranno azzerati e non ci saranno ulteriori decessi?
In assenza di tali condizioni in una Regione in cui i morti da coronavirus sono molti di più di quelli ufficialmente certificati, il numero dei positivi asintomatici è sconosciuto, mentre a detta degli epidemiologi solo il 30% della popolazione sembrerebbe finora entrato in contatto col virus riaprire le attività produttive sarebbe come gettare un fiammifero in un pagliaio.
Fontana e Gallera siano messi in condizione di non nuocere più: commissariamento subito!
Il governo applichi davvero la fase 1 facendo chiudere le aziende (in Lombardia la metà non ha mai chiuso) e investa le risorse necessarie per garantire non delle date, ma condizioni di ripartenza che diano ai cittadini la garanzia della salute e della vita.
Antonello Patta – Segretario Regionale
Giovanna Capelli – Responsabile Sanità
Partito della Rifondazione Comunista – Lombardia