Marco Bersani - All'interno dell'emergenza sanitaria, sociale ed economica che stiamo vivendo, chi continua a fare la parte dell'ultima ruota del carro sono i Comuni. Gli enti locali sono quelli sui quali più pesantemente sono state scaricate le politiche di austerità di quest'ultimo decennio: tagli ai trasferimenti, vincoli di bilancio sempre più stretti dettati dal patto di stabilità interno e dal pareggio di bilancio, tagli all'occupazione e azzeramento degli investimenti. Che lo scopo non fosse la riduzione del debito, lo dimostra il fatto che la quota parte di debito nazionale prodotta dai Comuni non supera l'1,8%: metterli con le spalle al muro era invece finalizzato a costringerli a mettere sul mercato la ricchezza collettiva delle comunità territoriali: beni comuni,servizi pubblici locali, patrimonio e territorio.
In questa fase di emergenza i compiti dei Comuni sono destinati a moltiplicarsi, tanto nel far fronte all'epidemia, quanto nel rispondere alla conseguente emergenza sociale ed economica.
Contemporaneamente, le entrate degli stessi sono destinate a ridursi drasticamente, sia per le misure presenti e future a tutela del reddito delle persone, sia per le mancate riscossioni dovute al blocco delle attività economiche.
E quali risorse sono state messe a loro disposizione per far fronte e tutto questo? Praticamente nessuna e il giubilo dell'Anci per i provvedimenti del governo e per le iniziative della Cassa Depositi e Prestiti grida vendetta.
Il governo annuncia di avere dato ai Comuni 4,3 miliardi. Niente di più falso: 3,9 miliardi non sono risorse aggiuntive, bensì l'anticipo dell'ordinario e previsto fondo di solidarietà comune, a cui é stata aggiunta ex novo la miseria di 400 milioni.
Ancora più vergognoso l'annuncio in pompa magna, fatto da Cassa Depositi e Prestiti di una rinegoziazione dei mutui attivi con i Comuni che, sui 34 miliardi di credito che detiene, libererebbe 1,4 miliardi. Per chi non si fa incantare dalle sirene, significa che Cassa Depositi e Prestiti non rinuncia ad un euro e si limita semplicemente a spalmare il debito su più anni (e con maggiori interessi), liberando ora gocce di liquidità.
Proviamo allora a dire cosa davvero bisognerebbe fare per permettere ai Comuni di ritrovare la loro piena funzione pubblica e sociale e il loro ruolo di democrazia di prossimità.
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Marco Bersani