Associazione Cultura Popolare di Balerna (Svizzera) in collaborazione con Associazione Svizzera Palestina, sabato 18 gennaio 2020 a partire dalle ore 18.00 presso la Sala ACP via San Gottardo 102 a Balerna Nazra (“sguardo” in arabo) è un festival indipendente e autoprodotto. Nato nel 2017 sulla spinta delle organizzazioni Restiamo umani con Vik (Venezia), École cinéma (Napoli) e Centro Italiano Di Scambio Culturale-VIK (Striscia di Gaza – Palestina).
Nazra accoglie cortometraggi girati sulle tematiche correnti con l’obiettivo di offrire una visione ampia e diversificata sulle realtà socio-politiche e culturali palestinesi, di promuovere le eccellenze artistiche e cinematografiche di giovani autori e autrici, palestinesi e internazionali, che usano il linguaggio del cortometraggio per trattare temi quali la libertà, la giustizia e i diritti umani nel delicato contesto palestinese.
L’ACP e l’Associazione Svizzera Palestina aderiscono all’iniziativa del Nazra Palestine Short Film Festival che promuove la collaborazione tra le Associazioni che condividono la visione del Festival favorendo la riflessione attraverso lo Sguardo proposto dai diversi registi. E sono tanti i punti di vista che si incorociano in tre diverse categorie: “Fiction”, “Documentari” e “Film sperimentali”.
La serata sarà presentata da Monica Macchi collaboratrice del Nazra Palestine Short film Festival.
Giornalista, selezionatrice socia fondatrice di Formacinema e curatrice della sezione “Tahrir Square” sul cinema mediorientale, redattrice di Historia Magistra, collaboratrice di Pacta Teatri dove ha ideato, diretto e presentato gli spettacoli “Herstory. Parole di donne dalla rivoluzione egiziana”, “Quelle p(i)azze delle madri”, “Herstory 2: Regeni e gli altri” tutti inseriti nel progetto DonneTeatroDiritti.
Festival ideato e promosso da:
Programma (entrata libera)
I Parte 18.00-19.00
Ave Maria (Best fiction 2017)
The bus driver (Best documentary 2019)
Check-point 300
Bloody Basil (Menzione Speciale Gender Look)
High Hopes (Best documentary 2017 not palestinian author)
II Parte 20.45
The Parrot
In the land of oranges
Tour de Gaza (Vittorio Arrigoni Prize 2019)
Bonboné (Best fiction 2018)
Window (premio Nazrat al Shebab 2019)
Coffee Pot
Mate Superb (Best documentary 2017 palestinian author)
Farawla
I Parte 18.00 - 19.00
Ave Maria (Best fiction 2017) - Palestina, Francia, Germania - 2015 - 14’ 44” - Fiction
Regia Basil Khalil
Nel bel mezzo della Cisgiordania occupata, cinque suore, che hanno fatto il voto del silenzio, vivono in pacifico eremitaggio. Finché un giorno, qualcuno bussa alla porta: una famiglia di coloni si è schiantata con l’automobile contro la statua della Madonna e non riesce a ripartire. Coloni ebrei e suore cattoliche entrano così in una surreale rotta di collisione che scardinerà consuetudini
e certezze.
Basil Khalil (Nazareth, 1981) ha studiato a Edimburgo e attualmente vive a Londra. Nel 2005 ha diretto il suo primo documentario Replay Revenge per Al Jazeera English. Successivamente ha lavorato in numerose produzioni televisive, in particolare di documentari.
The bus driver (Best documentary 2019) - Palestina - 2016 – 14’ – Documentario
Regia Iyad Alasttal
Il corto segue la vita quotidiana e il lavoro di Salwa, che guida un pulmino per portare i bimbi all’asilo. Tra chiacchiere e risate, il tragitto si snoda tra le stradine di Gaza mentre Salwa sfata tutti i pregiudizi sulle donne arabe-musulmane svelando un’incredibile fiducia nel futuro.
Iyad Alasttal, gazawi, ha studiato audiovisivo all’Università della Corsica e il suo corto di laurea.
Nel 2018 ha girato “Razan, une trace du papillon”, dedicato alla memoria di Razan al-Najjar, la giovane infermiera palestinese uccisa da un cecchino israeliano durante la Grande Marcia del Ritorno nonostante indossasse il giubbino d’ordinanza con in bella vista il simbolo del soccorso sanitario.
Check-point 300 - Palestina - 2017 - 4’ - Documentario
Regia Ahmad Al-Bazz, Anne Paq, Haidi Motola
Migliaia di lavoratori palestinesi fanno la fila ogni giorno, prima dell’alba, per passare attraverso il checkpoint 300, situato a Betlemme. Per molti questo significa alzarsi e uscire di casa nel cuore della notte per raggiungere i luoghi di lavoro in tempo. Il checkpoint militare israeliano 300 è il principale punto di attraversamento per i palestinesi di tutta la Cisgiordania meridionale che
lavorano a Gerusalemme e in altre città oltre la Green Line. Realizzato da Activestills, un collettivo di fotografi israeliani, palestinesi e internazionali uniti dalla convinzione che la fotografia sia un veicolo per il cambiamento politico e sociale.
Ahmad Al-Bazz (Palestina, 1993) è un pluripremiato giornalista, fotografo e regista di documentari con sede nella città di Nablus (Cisgiordania). Dopo essersi laureato presso la An-Najah National University (Nablus) con una laurea in Media e comunicazione di massa, nel 2018 ha conseguito la laurea specialistica in Televisione presso l’Università dell’East Anglia (Regno Unito).
Anne Paq (Francia, 1976) è una fotografa e videografa freelance pluripremiata che ha vissuto e lavorato in Palestina per oltre un decennio. Dal 2006 è membro del collettivo fotografico Activestills. Il suo lavoro è stato esposto in tutto il mondo e pubblicato in vari media come NY Times Lens, Paris Match, le Nouvel Obs, Stern, the Guardian, Haaretz.
Haidi Motola (Haifa, 1982) è un’artista visiva che lavora principalmente con la fotografia e il video.
Il suo lavoro si concentra su questioni socio-politiche e ruota attorno al documentary practices.
Motola ha conseguito un Master presso l’ Accademia di Belle Arti della Finlandia e ha precedentemente studiato fotografia e cinema a Tel Aviv.
Bloody Basil (Menzione Speciale Gender Look) - Palestina - 2017 – 15’ - Documentario
Regia Elia Ghorbiah
Bloody Basil, prodotto in collaborazione con “Social and Economic Policies Monitor-Al Marsad”, denuncia la nuova schiavitù delle lavoratrici palestinesi che a causa dell’occupazione militare e della confisca delle terre sono costrette a lavorare nelle colonie.
Elia Ghorbiah si è laureata alla Beir Zeit University e lavora come regista, produttrice e video giornalista per Al Jazeera English Channel, Middle East Eye e ZoomIn TV. Ha diretto il pluripremiato
“The Bitter Ink” sui prigionieri palestinesi che scrivono poesie e testi nelle carceri israeliane e le
loro difficoltà per farli poi pubblicare.
High Hopes (Best documentary 2017 not palestinian author) - Palestina - 2015 – 14’ -
Documentario
Regia Guy Davidi, fotografia, produzione Angela Godfrey-Goldstein musica Pink Floyd
Mentre nel 1997/98 il processo per gli Accordi di Oslo prosegue, alimentando nel mondo “grandi speranze” di pace, l’esercito israeliano deporta con la forza un clan di profughi beduini in una discarica di rifiuti, favorendo la parallela espansione delle colonie. Il cortometraggio, che vede tra l’altro le testimonianze di Faisal Husseini e Edward Said, è interamente basato su materiali
d’archivio di AP/BBC, con un impietoso montaggio che mostra la concomitanza delle promesse di pace e delle deportazioni. Le “High Hopes” del titolo sono una citazione dell’omonima canzone dei Pink Floyd, che hanno donato le loro musiche per questo film.
Guy Davidi (Jaffa, 1978) è uno dei nomi di punta del cinema indipendente israeliano. Dopo aver rifiutato di prestare il servizio militare all’età di 19 anni, ha realizzato soprattutto reportage e documentari sulla società e sulla politica israeliana, molti dei quali incentrati sull’occupazione della Cisgiordania da parte dell’esercito israeliano.
II Parte 20.45
The Parrot - Giordania, Germania - 2016 - 18’ - Fiction
Regia Darin J.Sallam, Amjad Al-Rasheed
1948: in seguito alla proclamazione dello Stato d’Israele una famiglia di Mizrahi (i mizrahì sono gli ebrei orientali provenienti dai paesi del mondo arabo) emigra dalla Tunisia ad Haifa in una casa “vuota” a seguito della cacciata dei precedenti inquilini arabi. Oltre alle icone religiose cristiane e ai segni delle foto sui muri, è rimasto anche Said, un loquace pappagallo blu che diventa
un grande amico della piccola Aziza (la bravissima Yasmine Ben Amara). Il padre, Moussa, che sta imparando l’ebraico e vuole giudeizzarsi il nome, tenta disperatamente di ingraziarsi gli influenti vicini ashkenaziti e li invita a cena. E proprio qui emergono prepotenti le radici culturali e le differenze storico-geografiche: dai vestiti, al cibo, alla lingua (un corto da gustarsi rigorosamente in
lingua originale per apprezzare i continui intrecci tra arabo, ebraico e yiddish), complice il pappagallo, sarà un completo disastro. Un originale corto sulla composizione iniziale di Israele ed un’ennesima risposta all’affermazione di Golda Meir: “Non siamo arrivati per cacciarli via e impossessarci del loro Paese...semplicemente loro non esistevano”.
Darin Sallam ha una laurea in graphic design e un MAE al Red Sea Institute for Cinematic Arts, ed ha girato quattro cortometraggi, tra cui Still Alive e The Dark Outside, selezionato per il Festival di Cartagine. The Parrot è un progetto di regia congiunta con Amjad Al Rasheed
In the land of oranges - Palestina - 2015 - 15’ - Documentario
Regia Nadir Mauge
Il documentario racconta il periodo di grande splendore economico e culturale di Jaffa legato al commercio delle arance attraverso la storia di due sorelle: Angele Hazboun, 94 anni e Odette, 79.
Gli eventi storici a partire dalla Grande Rivolta del 1936 hanno portato Angele e Odette al repentino allontanamento da quella ridente epoca, dalla loro casa e dalla loro città natia, vivendo poi per decenni in isolamento. Il racconto del passato e dei vissuti delle protagoniste permette di comprendere la malinconia e la frustrazione della perdita dell’identità storica di Jaffa e con essa
anche la loro. L’eccellente fotografia in bianco e nero riesce al pari dei loro racconti, a trasmettere con forza il dramma della decadenza di Jaffa e di tutta la Palestina.
Nadir Mauge nato nel 1993 è un fotografo e regista. Nel 2011 frequenta la SAE ad Amman, in Giordania, si diploma alla Middlesex University di Londra.
Tour de Gaza (Vittorio Arrigoni Prize 2019) – Gaza-Regno Unito - 2019 – 19’ – Documentario
Regia Flavia Cappellini
Il documentario è un ritratto di Alaa al-Dali, campione di ciclismo qualificato per i Giochi asiatici del 2018 che, temendo di non ottenere il visto per parteciparvi, ha rivendicato i suoi diritti di atleta presentandosi in divisa e con la sua bicicletta alla Marcia del Ritorno del 30 marzo. Ebbene un cecchino israeliano gli ha sparato alla gamba destra che gli è stata amputata proprio mentre in
Israele partiva il Giro d’Italia. Tre mesi dopo è diventato il primo ciclista paraolimpico in una terra dove, secondo l’Ufficio centrale di statistica, quasi il 7% è disabile cioè circa 130.000 persone.
“Alzare la bandiera palestinese nelle competizioni internazionali è una forma di resistenza pacifica” e così il prossimo sogno sono le Paraolimpiadi del 2020.
Flavia Cappellini ha conseguito un master in Media e Sociologia delle comunicazioni presso la City University of London e ha lavorato per la RAI, English Press TV e ora per Left. Ha già diretto corti
sul ciclismo: “Miguel Induráin profile” nel 2017 e “Mark Cavendish profile” nel 2018.
Bonboné (Best fiction 2018) - Palestina, Libano - 2017 - 15’ 15” - Fiction
Regia Rakan Mayasi
Secondo le più recenti statistiche una settantina di bimbi sono nati grazie al contrabbando di sperma da parte di coppie palestinesi... e grazie al crowdfunding arriva ora il primo corto di fiction su questa tematica. Una coppia palestinese (interpretata da due strepitosi Saleh Bakri e Rana Alamuddin) vuole avere un figlio, ma il marito è rinchiuso in un carcere israeliano, così durante il colloquio trovano una strategia di resistenza grazie ad una specialissima caramella (ed ecco svelato il titolo!) che li porterà ad andare incontro ad una serie di altri mille ostacoli fino al sorprendente finale.
Presentato in anteprima al Toronto Film Festival, questo corto sta vincendo premi nei festival di tutto il mondo da Mosca a Kustendorff, (nel villaggio di Drvengrad, costruito da Emir Kusturica come omaggio al cinema) ad Almeria.
Rakan Mayasi è un regista palestinese nato in Germania, cresciuto in Giordania e attualmente risiede in Libano. Ha studiato cinema, teatro e psicologia in Libano e ha ricevuto poi un’intensa formazione cinematografica con Abbas Kiarostami in Corea del Sud presso l’Asian Film Academy. Ha partecipato a laboratori pratici e teorici di sceneggiatura e regia in Serbia, Germania, Marocco ed
Egitto. Ha scritto e diretto quattro cortometraggi tra cui Roubama che è stato selezionato a Locarno 2012.
Window (premio Nazrat al Shebab 2019) - Palestina - 2017 – 7’- Fiction
Regia Ali Okeh
Basta poco a un ragazzino del campo profughi di Askar per sognare: un motorino, un’esplorazione al di fuori dell’unica strada circolare, un bivio ed un vecchio aereo, arrugginito e con una sedia di plastica al posto dei sedili ma, chiudendo gli occhi, si può sentir risuonare la voce dell’hostess...
Presentato al Toronto Palestine Film Festival, è un road movie atipico, opera prima di Ali Okeh, attualmente richiedente asilo in Sassonia.
Coffee Pot - Palestina - 2018 – 10’ - Documentario
Regia Thaer Al Azzah
Jum’a vive in un campo profughi. Ogni giorno, la mattina presto, va all’ingresso del campo e si guadagna da vivere vendendo caffè. Avrebbe bisogno di un secondo lavoro, ma l’unica possibilità che trova è demolire la casa di un altro palestinese, prima che lo facciano le forze di occupazione addirittura addebitandone i costi. Scrive il regista: “Volevo che le persone prestassero attenzione a
Jum’a e che non gli passassero accanto senza vederlo, come capita di solito”. Il film riesce bene nel suo intento, grazie anche a una bella fotografia in bianco e nero, evidenziando un’esistenza ai margini, propria di chi vive alla giornata e ci pone un interrogativo etico: chi ha come unica prospettiva dare il caffè a credito senza sapere quando verrà pagato, ha effettivamente la libertà
di rifiutare un lavoro che tradisce i propri principi?
Thaer Al Azzah è nato nel campo profughi di Dheisheh a Betlemme. Ha conseguito una laurea in Arti visive e Produzione cinematografica presso l’Università di Dar Al-Kalima (Betlemme). Ha
diretto tre cortometraggi: Close Your Eyes, I’m not a Number and The Knife, proiettati al PFC’E nel 2017.
Mate Superb (Best documentary 2017 palestinian author) - Palestina - 2013 - 12’ 58” -
Documentario
Regia Hamdi alHroub
Gerusalemme: proibito fare parkour. Ma un gruppo di ragazzi palestinesi ama troppo correre, saltare tra gli edifici e gli ostacoli, esprimere con l’energia del corpo in movimento il desiderio di libertà. E coltiva il sogno di una “missione impossibile”: fare parkour nientemeno che alla Porta di Damasco, luogo simbolico della Palestina e dell’occupazione.
Hamdi Alhroub (Betlemme, 1990), diplomato all’Università di Arti e Cultura Dar Al-Kalima di Betlemme, è autore di numerosi corti documentari e di fiction.
Farawla (Strawberry) - Palestina – 2016 – 16’ 30” - Fiction
Regia Aida Kaadan
Samir, proprietario di un negozio di scarpe a Ramallah, vuole andare a Jaffa a vedere il mare, per la prima volta, ma il passatore lo obbliga a scendere dall’auto prima di arrivare a destinazione.
Imperterrito, sgattaiola lungo stradine secondarie finché si imbatte in Anas che si offre di accompagnarlo; si incamminano tra chiacchiere e risate lungo distese di fragole, piccoli dolci piaceri che l’occupazione impedisce di gustare. Cosa succederà a Samir quando viene scoperto all’interno della serra?
Aida Kaadan, nata nel 1994 in Germania, è cresciuta ad Haifa dove ha frequentato l’Arab Orthodox College e ha girato il suo primo cortometraggio. Ha poi frequentato la facoltà di Arte e Cinema dell’Università di Tel Aviv: durante gli studi ha diretto quattro cortometraggi, tra cui Farawla.