La riapertura, pur provvisoria, di un pezzo di lungolago è un bellissimo regalo che i comaschi e i turisti stanno apprezzando in questi giorni.
Ora che possiamo ammirare meglio e da vicino non solo la riva ma l’intero contenuto del primo bacino, una domanda corre spontanea: qual è lo stato di salute dell’acqua in questo bellissimo specchio che il mondo ci invidia?
Sforziamoci allora di capire quale è la qualità dell’acqua sotto vari aspetti, compresi quelli che non vediamo direttamente. Non ci riferiamo quindi solo ai rifiuti che di tanto in tanto si accumulano e mettono a dura prova il battello spazzino dell’Amministrazione Provinciale.
A questo proposito i dati ufficiali di ARPA e ASL, reperibili anche in rete, dietro un ottimismo di circostanza che segnala “un lento miglioramento”, rivelano purtroppo uno stato impietoso.
La carica batterica si mantiene altissima e da molti anni è vietata la balneazione.
Fosforo e nitrati sono in diminuzione ma non in modo tale da evitare fenomeni di eutrofizzazione, che ci regalano periodiche fioriture di alghe con cianobatteri dai nomi inquietanti come microcystis aeruginosa.
Queste alghe non sono solo irritanti per la pelle di chi malauguratamente viene a contatto con esse, ma producono anche sostanze tossiche, sospette cancerogene, pur dal nome più accattivante come microcistina.
Altri composti tossici o cancerogeni come microinquinanti organici e metalli pesanti sono individuabili nei sedimenti sul fondo e chissà quanti anni ci vorranno perché si diluiscano. Ammesso che cessino definitivamente gli apporti attraverso scarichi fognari.
Già! Gli scarichi non depurati! L’attuale Giunta Comunale si è pubblicamente impegnata a completare i tratti di fognatura mancanti in città e ad imporre l’obbligo di allacciamento per gli ancora numerosi scarichi che finiscono direttamente o indirettamente nel lago. Ma ci vorranno un po’ di anni e un importante impegno economico.
È desolante vedere lo stato dell’acqua che ai Giardini al Lago esce dal torrente Cosia, nel cui alveo confluiscono anche i reflui provenienti dall’impianto ComoDepur di viale Innocenzo. Da quella posizione, alzando lo sguardo si può vedere, sulla riva opposta, la fontana di Villa Geno e il pensiero corre al tubo che in quella zona aspira ogni giorno le migliaia di metri cubi di acqua che poi ritroviamo nel novanta per cento delle case dei comaschi.
Prima di uscire dal rubinetto della cucina o dal diffusore della doccia quell’acqua fa un lungo giro e, per eliminare le sostanze tossiche o indesiderabili, passa per un sofisticato impianto di potabilizzazione suggestivamente sito nelle viscere del Baradello. In questo si è pure spreconi perché viene sottoposta a questo costoso trattamento anche l’acqua che poi finisce nello sciacquone del w.c.
La salute dei comaschi è a questo punto nelle mani dei tecnici di ACSM AGAM che sovrintendono all’efficienza dell’impianto di potabilizzazione e degli analisti del laboratorio e dell’ASL che controllano i requisiti di potabilità.
Ovviamente c’è da fidarsi, ma preferiremmo che l’acqua fosse già buona alla fonte, evitando loro questa grande responsabilità.
Enzo Tiso
Legambiente, circolo Angelo Vassallo
Como