Da molti anni, guardando le storie scolastiche di molti nostri alunni (e dei miei figli), mi sono convinta che oggi nei Paesi occidentali, i ragazzi studiano troppo a lungo e studiano troppo presto.
Finalmente ho letto su Internazionale (n.944, 13-19 aprile 2012) un articolo di divulgazione scientifica che mi dà ragione.
La prof. Alison Gopnik dell’Università di California, citando studi di psicologia e neuroscienze, parla di una sfasatura tra la maturazione del sistema emotivo e emozionale e la maturazione di quello del controllo. Il modo in cui facciamo vivere i nostri ragazzi li porta ad essere intelligenti ed istruiti, ma disorientati; entusiasti ed esuberanti, ma incapaci di impegnarsi nel lavoro o in un rapporto affettivo. L’esperienza è necessaria perché non solo ‘insegna’ , ma modella il cervello. La pratica consente di acquisire maggiori capacità e al contempo maggiore libertà (cioè capacità di scelta e di autocontrollo). I nostri ragazzi non hanno occasione di fare pratica.
Io, più semplicemente, notavo che molti ragazzi non hanno alcune motivazione allo studio, pur essendo intelligenti; e poi si pentono di non aver studiato, quando ormai han cominciato a lavorare e, di fatto, non possono più tornare indietro.
La mia proposta (forse folle, certo controcorrente) è che l’istruzione obbligatoria debba interrompersi con la licenza di scuola media. Poi dovrebbero seguire altri 4-5 anni di istruzione obbligatoria, da realizzarsi non necessariamente subito, ma tra i 15 e i 15 anni, a scelta del giovane.
Nel frattempo il ragazzo potrebbe lavorare: un lavoro vero, con responsabilità e stipendio. Sul lavoro capirebbe che cosa davvero gli interessa e acquisirebbe una disciplina che lo aiuterebbe nello studio.
Per tornare dal lavoro ai banchi di scuola, ci vorrebbe un incentivo, però: perché trovarsi all’improvviso senza stipendio…
Questo si potrebbe fare a costo zero .
Chi dà lavoro a un ragazzo di 15-25 anni che non abbia fatto i 4-5 anni di scuola dopo la media, dovrebbe dare metà stipendio al ragazzo e metà all’INPS, che conserverebbe questa cifra in un conto intestato al ragazzo. Se il ragazzo rientra a scuola, potrebbe ricevere ogni mese la metà stipendio depositata, fino ad esaurimento del suo conto. Chi entro i 25 anni non farà i suoi 4-5 anni di scuola, oltre a rinunciare all’istruzione, avrà regalato i suoi mezzi stipendi all’INPS.
Naturalmente tutto ciò non impedirebbe, a chi davvero lo desidera, di iniziare il liceo a 14 anni.
Che dite? Ci si potrebbe pensare?
Un ragionamento aggiuntivo: anche tutti quegli anni di studi teorici laurea+laurea specialistica+tesi super-impegnative che durano anni+stage+master servono davvero alla formazione e al lavoro? o servono più che altro a rimandare l’età del lavoro e del matrimonio? (e, per le ragazze, a spostare il parto fin quasi alla soglia della menopausa, con preoccupazione dei ginecologi?)
Credo che un percorso giovanile liceo+laurea di primo livello (14-22 anni o anche 18-26 anni) sia più che sufficiente. Il resto dovrebbe venire poi, con incentivi da definire.
(“Una volta” le aziende erano interessate alla formazione del proprio personale…. Ma qui si aprirebbe un altro discorso).
Grazie per l’attenzione.
Caterina De Camilli - 339 44 210 66 - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
26 aprile 2012..