Orsenigo (Pd) - “Riaprire gli spazi dell’ex Sant’Anna e fare più tamponi sono le misure più urgenti per contrastare l’emergenza Coronavirus e soprattutto bloccare la strage silenziosa che sta avvenendo nelle Residenze per anziani della Provincia di Como”. Così il consigliere regionale del Partito Democratico Angelo Orsenigo torna sulla sua proposta di ripotenziare il vecchio Ospedale Sant’Anna come ulteriore presidio contro il Covid-19: “Il tempo scorre, però, ed è necessario fare presto: Asst Lariana si è detta a favore, c’è stato un sopralluogo e Ats Insubria è alla ricerca di enti che possano prestare i servizi necessari. Ora facciamo l’ultimo passo e riattiviamo la struttura per il bene di tutti i malati comaschi”.
La proposta, spiega Orsenigo, ha un potenziale sempre maggiore: “In via Napoleona troverebbero posto pazienti lievi che non possono stare a casa senza contagiare i propri cari, anziani incapaci di affrontare la quarantena o, ancora, chi non è certo di essere guarito in un momento in cui il numero di tamponi fatti non è assolutamente sufficiente. Non dimentichiamo, poi, che il vecchio Sant’Anna può essere una risorsa per sconfiggere il Covid-19 nelle case di riposo”.
Secondo il consigliere, infatti: “Avendo parte della struttura a disposizione permetterebbe di tamponare e mettere in osservazione gli ospiti positivi delle Rsa, separandoli dai negativi per spezzare le catene di contagio. Questo richiederebbe agli operatori delle residenze di stare in alloggi “protetti” per evitare di portare nuovamente il Coronavirus all’interno delle case di riposo”.
Per Orsenigo, in un momento come questo, è importantissimo investire sulla sanità locale, priorità opposta a quella dimostrata da Regione Lombardia.
“Da una parte dobbiamo individuare quanti più malati possibile per conoscere esattamente l’entità dell’emergenza. Dall’altra dobbiamo tornare a investire sulle nostre strutture. Abbiamo visto come l’hub Covid-19 di Milano Fiera sia passato da una capienza promessa di 400 posti a una di 200 per poi finire ad ospitare, ad oggi, una decina di pazienti. Il tutto dopo l’impiego di risorse ingenti per una struttura scollegata dai reparti specialistici che circondano a una terapia intensiva tradizionale. Risorse che avrebbero potuto riattivare molti altri presidi locali, incluso il vecchio Sant’Anna”.
“La risposta al diffondersi così capillare del virus deve essere la mobilitazione altrettanto capillare della sanità locale - conclude il consigliere - questo significa impegnarsi a fare più tamponi e riaprire strutture depotenziate. A Mariano una ventina di posti si sono resi disponibili. L’invito che faccio a tutte le parti coinvolte, dalla politica alla sanità, è però fare di più e il più in fretta possibile. Dobbiamo prenderci cura non solo dei malati più giovani ma anche dei nostri genitori, e dei nostri nonni nelle residenze del territorio”.