Como senza frontiere - Alla fine il secondo dormitorio è arrivato. Da domenica sono infatti disponibili 20 posti letto presso la palestra Mariani, quasi a metà strada tra il Centro Cardinale Ferrari, dove fino a ora è stata gestita l' "emergenza freddo", e il Municipio.
C'è voluta l'emergenza Covid-19 perché il Comune di Como, nei mesi scorsi sollecitato in ogni modo, dall'interno e dall'esterno, da destra e da sinistra, si decidesse a porre in essere una (parziale) soluzione alla situazione sempre più drammatica dei senza fissa dimora in città, locali o globali che siano.
Contemporaneamente è stata attivata anche una localizzazione per gli eventuali soggetti senza fissa dimora colpiti dal coronavirus, con la possibilità di quarantena presso uno stabile dell'ex dispensario antitubercolare via Croce Rossa - via Cadorna.
Plaudiamo all'iniziativa del Comune, ma non possiamo fare a meno di sottolinearne la parzialità e il ritardo. La soluzione adottata evidenzia che si poteva agire anche molti mesi fa, quando, senza la pressione della tragica congiuntura attuale, si potevano progettare interventi anche meno provvisori. I diritti delle persone senza fissa dimora devono essere tutelati stabilmente e non solo quando la loro negazione mette ulteriormente a rischio la salute pubblica.
L'incapacità dell'Amministrazione Comunale comasca di uscire dalla logica emergenziale è dimostrata anche da questa vicenda, drammaticamente messa a confronto con un'emergenza ancora più grave di altre, che - tra le altre cose - ha ulteriormente peggiorato, con le misure di contenimento del contagio, la condizione delle persone senza fissa dimora, impossibilitate a ottemperare a obblighi e divieti dei veri decreti.
Eppure noi osiamo sperare che l'esperienza di questa pandemia che ha coinvolto il pianeta a tutti i livelli, una volta superata, serva a far capire che bisogna attivare meccanismi strutturali in grado di rispondere efficacemente e rapidamente ai diritti di tutte le persone, primo fra tutti - ovviamente - quello alla salute.