A poche settimane di distanza dalla morte del ventenne maliano, un’altra persona è rimasta folgorata cercando di salire sul tetto di un treno diretto in Svizzera.
“Non c’è nessun posto sicuro se non è garantita la libertà di frequentarlo.
Non c’è nessuna libertà se non viene garantita la sicurezza del libero andare”.
Sone parole di Minniti, il ministro dell’interno italiano, paradossalmente usate per fare propaganda del suo nuovo decreto sulla sicurezza. Dopo quello con cui ha rilanciato il sistema di detenzione ed espulsione dei migranti, le forze dell’ordine della nostra città si sono cimentate in operazioni di bonifica etnica nei luoghi che davano conforto alle persone private del discutibile privilegio di possedere documenti.
La guerra alle migrazioni ha responsabili, tattiche e mercenari.
A mezzo stampa, la ditta Rampinini recluta nuovi conducenti per continuare a svolgere, su mandato della prefettura di Como, il compito di “alleggerire la pressione in frontiera” tramite la deportazione dei migranti trattenuti dalle guardie di confine. Intanto le ossessioni securitarie – e le speculazioni elettorali – leghiste invocano l’intervento dell’ASL presso i locali della parrocchia di Rebbio: con il pretesto dell’igiene, e tramite l’azienda sanitaria controllata dagli amici degli amici, ci si scaglia contro la struttura che assicura agli espulsi dalla macchina dell’“accoglienza” la possibilità di non dormire in strada. Intanto, gli stucchevoli video diffusi da EspansioneTV fomentano allarmi e incensano aguzzini.