Eleonora, abbracciando la chitarra, guardava i riccioli di Roberto che cadenzavano il ritmo mentre percuoteva sullo jambè. La
traiettoria invisibile dei loro sguardi divenne luce stessa, mentre il suono attorno colorava lo spazio. Quando, all’incontro successivo arrivarono abbracciati e vicini presero posizione nel cerchio, si comprese che l’amore ancora, anche lì, aveva cominciato a scorrere assieme alla musica e ne fummo tutti contenti.
In collaborazione con l’associazione Nèp e il D.S.M. dell’ospedale Sant’Anna, è nato un laboratorio di musica inteso come forma diretta di esperienza musicale, rivolto a ragazzi e giovani utenti del CPS. Ospitati dal Centro Diurno di Como in via Vittorio
Emanuele, il gruppo, composto all’inizio da dodici persone totalmente “asciutte” di competenze musicali, ha sperimentato una forma libera e spontanea di “amalgama sonoro” con risultati divertenti e a volte deliranti.
Siccome la musica non guarda nelle orecchie a nessuno, il laboratorio spalancò le porte a ragazzi di tutte le età non necessariamente legati al CPS ma interessati al suono, con o senza competenza musicale, ponendo le basi del gruppo ALCHECHENGI.
La sala prove fu allestita al S. Martino (ex O.P.P.) aperta in collaborazione con l’Azienda Ospedaliera Sant’Anna è diventato il centro di gravità dove una volta alla settimana ci si incontra per proseguire questo viaggio intrapreso quattro anni fa.
La sperimentazione spontanea ha iniziato a prendere forme più precise. Nello scrivere parole assieme si sono delineati i primi brani.
Canzoni con parti corali e parti individuali dove ognuno ha messo a disposizione il proprio estro, sia musicale che vocale, donando al tutto originalità. Durante l’evento finale di Musica in Rete denominato Moa, gli ALCHECHENGI hanno presentato la loro prima performance.
L’atipicità e la particolarità è stata subito notata; ragazzi con competenza musicale hanno suonato accanto a chi si era da poco
avvicinato alla pratica di uno strumento mettendo in luce come sia possibile fare musica assieme a prescindere da questo dato nel momento in cui la voglia di fare suono assieme è tanta.
La disponibilità di ragazzi così diversi ma nello stesso tempo uguali nella ricerca della coesione sonora e la voglia di mettersi in
gioco porta dei frutti che diventano nel tempo più gustosi. E soprattutto non continuare ad etichettare chi vive problemi di disagio, separando, porta ad un confronto tra pari; tutti hanno i loro problemi. Non a caso le prime volte che alcuni ragazzi da poco inseriti nel gruppo si sono trovati a confrontarsi tra loro non capivano quali erano i ragazzi con “problemi” chiarendo subito l’equivoco che nasce da catalogare.
La particolarità dell’esperienza ha portato all’incontro con diverse realtà legate al mondo giovanile aprendo e favorendo lo scambio tra persone diverse. Esperienze stimolanti per tutto il gruppo. Ragazzi arrivati dal Centro di Accoglienza di Tavernola che con poche parole di italiano ed emozionati si univano al gruppo coi loro suoni e la loro lingua. Come non ricordare le lacrime di Fatmir quando il sabato ha dovuto scegliere tra gli Alchechengi e la squadra di calcio essendo il giocatore di punta. Oppure la richiesta del preside dell’istituto Pessina sulla possibilità di introdurre una ragazza ipovedente appassionata di percussioni, o di una giovane mamma utente del CPS che si portava i figli a suonare assieme, non potendo usufruire della balia. Ragazzi frequentatori di giardinetti che trovavano nel gruppo una maniera di condividere il loro fare suono. Psicologi che saputo dell’attività musicale favorivano l’entrata diloro utenti sensibili alla musica. Antonio, settant’anni, sordo dalla nascita, che umilmente chiede al giovane nipote se può unirsi al gruppo partecipando tutt’ora attivamente suonando il timpano, insegnandoci e regalandoci la caparbietà del sentire la musica attraverso il corpo, divenendo di fatto NONNO ALCHECHENGI. La lettera che sua moglie ci ha inviato, dopo il concerto al cinema Gloria ha emozionato a tal punto che ci siamo sentiti tutti parte di una storia meravigliosa.
La storia che diventa meravigliosa e segna il nostro tempo, come taluni avvenimenti storici, letti sui libri di scuola e poter dire: io
c’ero. Soprattutto le uscite ALCHECHENGI in pubblico, senza vergogna, vincendo antiche emozioni sul mostrarsi. Perché il comune di Como sceglieva noi per suonare il 15 dicembre pre natalizio, davanti alla sede di Infogiovani, al freddo, con tutti i nostri strumenti donando ai passanti una performance diversa e curiosa rispetto al solito? Immagino proprio per questo. L’esibizione per l’evento CORPI SCOMODI a Cantù. Gli interventi al Broletto per la mostra Oltre il Giardino, l’invito all’ O.S.C. di Mendrisio e il concerto alla stessa sala prove a S. martino, con buffet finale offerto da tutti i partecipanti, sottolineando la capacità di condividere e mettere a disposizione di tutti un qualcosa.
Tanti ragazzi sono passati a curiosare,a suonare, a partecipare al laboratorio ALCHECHENGI. Alcuni sono rimasti poche volte, altri
non se ne sono più andati. Certo non è facile suonare con un gruppo che in media raduna venti, trenta persone fisse. L’ego, lì, lo devi un po’ mettere da parte per metterti in gioco veramente e per taluni non è stato e non è facile. ALCHECHENGI ha sempre accettato tutti, indistintamente, favorendo l’accoglienza, ricevendo sempre segni positivi, mostrando che con dei semplici suoni, persone diverse possono stare insieme, manifestando un mondo possibile.
Eleonora e Roberto si sono lasciati ma altri amori sono fioriti. Timidezze hanno trovato maniera di espressione e i giochi degli
sguardi si sono mossi cadenzando il ritmo. Le parole delle canzoni hanno assunto cadenze più incisive e le spericolate session
percussive hanno abbandonato l’approccio per addentrarsi nell’avventura del suono lasciandoci, alla fine talvolta senza fiato che si sente forte quanto ci vogliamo bene. Mostrando la meraviglia che : la musica è la maniera di conoscere il mondo senza bisogno di spiegarlo.