Il tema del bando energia del comune di Como sta ritornando all’attenzione grazie ad una mozione presentata dal Movimento 5 stelle volta a chiedere la revoca del bando stesso. Chi scrive non è certo assimilabile all’universo grillino ma è doveroso riconoscere il valore positivo di questa iniziativa M5S. Tanto più positivo quanto più è negativo e inadeguato il bando in fase di assegnazione. La sua assegnazione porterebbe immediatamente la nostra città agli ultimi posti in Italia e in Europa quanto a politica energetica.
Cos’ è un Bando Energia?
Per bando energia o bando calore può intendersi qualunque appalto avente come oggetto l’affidamento dei servizi di fornitura di beni e servizi per il riscaldamento (incluso il combustibile) e/o per l’efficientamento energetico degli edifici e/o degli impianti. Da notare che la gran parte del risparmio energetico si ottiene da interventi sugli edifici più che sugli impianti.
Una forma particolarmente avanzata di contratto fra appaltatore e appaltante è costituita dal cosiddetto Servizio Energia Plus, come raccomandato dal DLgs. n. 115/2008, che rientra tra le tipologie definite a livello europeo come "Energy Performance Contract", si tratta cioè di contratti che si propongono di riqualificare il sistema edificio-impianto termico aumentando l'efficienza e diminuendo le emissioni, pagando al contempo l'intervento con il risparmio energetico conseguito.
Il bando energia del Comune di Como sta a questa tipologia di contratti come le più antiche centrali a carbone stanno ai più moderni impianti di produzione di energia solare.
Il bando energia del comune di Como
Il bando ha come oggetto “l’affidamento del servizio energia comprendente fornitura di combustibile, gestione, conduzione, manutenzione ordinaria, manutenzione straordinaria, adeguamento normativo, riqualificazione tecnologica e lavori di ristrutturazione degli impianti termici a servizio degli edifici dell’amministrazione comunale.” Si noti che non figura come oggetto la riqualificazione energetica degli edifici. Il bando prevede solo fornitura di combustibile e servizi connessi, nonché interventi sugli impianti. NESSUN INTERVENTO SUGLI EDIFICI.
Si noti, inoltre, che la Direttiva 2012/27/UE del Parlamento Europeo del 25 ottobre 2012 impone a partire da quest’anno che tutti gli stati membri adottino piani nazionali orientati all’efficientamento energetico degli edifici pubblici. Como si troverà con un bando decennale, che copre solo la fornitura di combustibile, a dover promulgare altri bandi per l’efficientamento energetico degli edifici in maniera slegata e non sinergica con la fornitura di combustibile. Un evidente spreco e un’occasione mancata.
Il bando impegna il comune per 9 anni e prevede una base d’asta di circa 36 milioni di euro (IVA esclusa). Si tratta di un tema strategico sia in termini economici che in tema di politica energetica e di gestione degli appalti comunali.
Il bando è stato indetto il 18 maggio 2012 a soli due giorni dal ballottaggio per l’elezione a sindaco del comune di Como, facendo quindi riferimento agli indirizzi della precedente amministrazione che non si è certo distinta per competenza e oculatezza nella gestione del patrimonio pubblico.
Gli edifici comunali inclusi nell’appalto sono 109 e per nessuno di questi sono stati inseriti nel bando interventi di efficientamento relativi agli edifici.
Il bando è stato a più riprese sospeso e poi riattivato e dovrebbe essere (uso il condizionale data la mancanza di informazione sul tema) in fase di assegnazione a breve termine.
In sintesi: perché il bando va revocato immediatamente
Il Bando in corso si articola in 2 parti: fornitura di combustibile e interventi di riqualificazione su edifici e impianti. La quota dell’importo di appalto destinato alla fornitura di combustibile rappresenta ben il 65% del totale; quota che aumenta addirittura all’86% se si aggiungono i lavori ed la manutenzione ordinaria degli impianti. Gli interventi veri e propri di riqualificazione degli edifici e degli impianti, pari a circa 5 milioni di euro, non rappresentano che il 14% del totale dell’importo di appalto. In altri termini non è previsto un significativo intervento di riqualificazione energetica degli edifici come chiesto invece dalla normativa e dalle direttive UE. Sono previsti solo interventi di sostituzione e di ammodernamento degli impianti che non si riflettono nelle stime di consumo contenute nel bando.
Nel Bando in corso non è evidenziato alcun criterio di remunerazione in base al risparmio energetico garantito e ci si limita a stabilire un tetto di consumo senza includere obiettivi di risparmio. Così facendo l’appaltatore è incentivato al consumo fino al raggiungimento del predetto tetto, per altro elevato e senza assunzioni di obiettivi espliciti di risparmio. Si noti che il tetto è definito come media dei consumi storici degli ultimi 5 anni (nessun obiettivo di risparmio)
Anche sulla parte di sola fornitura di combustibile il bando è fortemente inadeguato ed è possibile stimare sovracosti significativi per le casse comunali sui 9 anni del bando. In particolare:
Si fissa in 32 euro per Gjoule il compenso per la fornitura di combustibile. Tale costo è sovrastimato di almeno il 25%.
Tale costo include una quota lavori “a forfait” del 24% (valore altissimo) per lavori difficilmente verificabili che invece andrebbero scorporati dalla quota consumo
Tale costo NON E’ SOGGETTO A GARA e quindi non ribassabile.
Solo il tetto di consumo è oggetto di gara, il possibile risparmio sul tetto è incerto e dipende dall’esito della gara. Sappiamo invece fin da subito che non sarà possibile alcun risparmio sul consumo unitario non essendo la quota per GJ oggetto di gara.
Non recepisce il decreto legislativo 115/2008 in particolare per quanto concerne l’impostazione di contratti a compenso sui risultati e non sui consumi (Energy Performance Contract)
Non recepisce direttiva europea 2012/27/UE in relazione alle misure obbligatorie per il risparmio energetico incentrate non solo sugli impianti ma anche sulla riqualificazione energetica degli edifici.
Non recepisce quanto previsto in materia di tutela delle piccole e medie imprese negli appalti pubblici dal decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201 convertito dalla L. 22 dicembre 2011, n. 214.
Non assume espliciti obiettivi e criteri di risparmio energetico.
Quanto sopra, ormai ripetuto in tutte le opportune sedi da almeno due anni senza aver ricevuto nessuna risposta nel merito, dovrebbe tradursi in un’unanime consenso sulla mozione del M5S, ma così non è.
La domanda quindi è CUI PRODEST?