di Luca Michelini
1. Scegliersi l’avversario è, naturalmente, un privilegio: perché si può perseguire, indisturbati, il proprio obbiettivo, qualche che sia. E così accade per gli attuali protagonisti della pianificazione urbanistica a Como, gli assessori Spallino e Gerosa: s’intervista il padre nobile delle zone pedonali (l’irraggiungibile Spallino), si rilasciano interiste video-fiume alla radio, i motori delle mailing-list sparano “ultime notizie” a raffica (utile quella di Spallino, che però non legge mai le mail altrui…): tutto per dimostrare che la battaglia per creare zone a traffico limitato (ZTL) sia sempre stata condotta da una minoranza sì, ma illuminatissima, perché conscia dell’enorme progresso che esse avrebbero e hanno rappresentato per l’umanità cittadina.
2. Certo: esistono ancora persone e, più spesso, “parti sociali” (commercianti, episcopati ecc.: tutti ancora attempati alla “fisicità” delle relazioni, presto soppiantate da e-commerce, da e-confessioni ecc.) poco persuase della utilità della ZTL. Ed esistono anche persone che trovano buffo e tragico che si voglia limitare il traffico in città, quando, al tempo stesso, si quadruplicano strade e autostrade, si devastano i pochi centimetri di “pianura asciutta” rimasta per lastricare tangenziali, si sono creati “gironi” a doppia corsia e a quadrupla azione inquinante, ci si è inventati, incredibile a dirsi, un enorme parcheggio-arena destinato a rimanere vuoto, in attesa della prossima bolla edilizia (per inciso: molto virulenta di questi tempi a Como) e che 10.000 brianzoli (o, dati i tempi: americani, russi, cinesi… gli unici con capacità di spesa) vengano ad abitare alle pendici del Baradello.
Eppure perfino un bambino capirebbe che per una città come Como sarebbe prioritario e fondamentale, forse rivoluzionario, creare un servizio di metropolitana almeno con Milano, così da rendere il tempo di percorrenza, e la frequenza, sotto la mezz’ora.
3. Ma la verità è ben altra e, per ora, molto più limitata. La verità è che a Como manca totalmente la capacità di pensare le piazze cittadine.
L’assessora Gerosa auspica che la ZTL di piazza Roma faccia “rifiorire” la piazza stessa: francamente non capisco, anche se, lo dico all’assessore Spallino che si lamenta che i cittadini non passino il proprio tempo a leggersi le centinaia di pagine del PGT e le sue “varianti” (appena varate), ho cercato di leggermi tutti i documenti che il Comune produce.
Il punto, dunque, non è essere favorevoli o contrari alla circolazione delle auto in piazza Roma: il punto è eliminare anche il parcheggio riservato ai residenti e pensare, riprogettare, piazza Roma.
4. Nutro il timore, insomma, che l’attuale amministrazione ricalchi le orme di quelle precedenti (ma poi mi dico: impossibile!). Bastino alcuni esempi. Piazza Amendola: anche allora il nemico era il traffico e i parcheggi che uccidevano la piazza; ebbene, si è fatto di quella che un tempo era una semi-piazza, lo scantinato, il cortile interno, mal messo e dedicato al parcheggio perfino in superficie, di un condominio di quart’ordine. Con piazza Volta forse è andata un poco meglio, perché la storia della città (le case d’epoca) era difficile da sradicare: ma sfido chiunque a paragonare l’attuale piazza e il suo nuovo “arredo” (secondo una geometria e dei materiali e delle architetture e del verde che più sconclusionati sarebbe difficile trovare) ad una qualsiasi delle piazze storiche che percorriamo tutti i giorni in una qualsiasi città d’Italia. E che dire di piazza Martinelli, un non senso urbanistico, un’accozzaglia di pavimentazione geroglifica e di grate che non servono a nulla e di sventramento lasciato a metà? Eccezionali (scherzo!), poi, le due nuovissime piazze-cortili imbudellate nel Dadone, uno dei più osceni edifici mai costruiti da queste parti.
5. L’elenco potrebbe continuare. In poche parole: una piazza si contraddistingue per avere una precisa funzione, per il ruolo sociale che essa riveste e che rivestono gli edifici che la circoscrivono. La piazza è di un mercato, della chiesa, della scuola, dell’edicola, la piazza è delle fabbriche, dei giochi, del teatro, del castello, dei ristoranti. La piazza è il luogo del potere civile o di quello militare, o della stazione. E’ troppo chiedere che si eliminino le piazze per i posteggi, per farle diventare motore, programmato o meno, di rinascita anche economica e sociale? Possibile che sia così difficile creare a Como (ché in altre città ci sono riusciti) posteggi rispettosi della città e dei cittadini?
Speriamo che l’annunciata mostra “Ritratti di città” possa essere di una qualche ispirazione e non sia solo un evento turistico-economico; se mai lo sarà, visti i tempi di profonda crisi economica.