A Canzo una scuola con un parco è considerata sacrificabile, come se il suo spazio verde pubblico fosse solo uno spazio vuoto e di scarsa importanza. L’Amministrazione Comunale è intenzionata a creare un unico plesso scolastico accorpando due scuole, la primaria e la secondaria di primo grado.
L’intervento meriterebbe un approfondimento pubblico per le sue conseguenze sotto diversi aspetti: ∙ gli spazi per gli studenti nel plesso unico e le alternative possibili;
∙ la destinazione delle aree non più utilizzate;
∙ i cambiamenti nella vita sociale del paese.
Il programma elettorale recita semplicemente “una scuola piacevole, sicura, sostenibile, innovativa e accessibile”; al di là delle sue semplificazioni bisognerebbe spiegare in più di qualche riga quali sono le motivazioni della scelta: il risparmio, le motivazioni pedagogiche, la comodità dei parcheggi ? E’ una scelta pensata per gli scolari a cui il servizio è rivolto?
Trattandosi di scuola, infatti, bisogna innanzitutto capire quali attenzioni sono state dedicate ai giovani studenti che vivono uno spazio e lo percepiscono in maniera diversa dagli adulti.
La scelta cambierebbe poi il paese a livello urbanistico e a livello sociale, oltre ad avere conseguenze per gli studenti che, per le attività scolastiche, si troverebbero a lavorare in spazi più piccoli.
Come primo punto consideriamo gli spazi a disposizione degli studenti.
Le scuole occupano ognuna lotti da quasi 6000mq, accorpandole nel lotto di una sola si aumentano gli studenti riducendo lo spazio esterno a disposizione !
Si sta preparando un plesso scolastico con pochi spazi verdi e collocato vicino ad una strada piuttosto trafficata, ma non è una scelta inevitabile.
Se si pensa alle migliori esperienze di strutture scolastiche, a volte guardando a campus di altri paesi, ciò che risalta è lo spazio a disposizione anche all’esterno per attività all’aperto.
Il parco della scuola primaria è di solito aperto e apprezzato per la festa di fine anno della scuola dell’infanzia che lì si svolge.
Una scuola con un parco cosi grande è una rarità: non è il caso che ha dotato la scuola di un parco, ma una precisa scelta di amministrazioni passate che hanno ritenuto importante non lesinare lo spazio per gli alunni, un prato ampio con piante, per toccare la terra e la natura e non guardarla solo a distanza sulle montagne, per svolgere attività didattiche e ricreative all’aperto, come per esempio gli orti didattici già sperimentati qualche anno fa.
Si possono sviluppare momenti di “Outdoor Education”, ossia di spazio aperto come luogo di socializzazione, di crescita e di esperienza, anche a livello didattico.
A causa della pandemia gli scolari a scuola sono stati molto tempo al chiuso, seduti al banco anche all’intervallo; quando l’emergenza finirà si potrà tornare ad una scuola con spazi aperti e piacevoli in cui muoversi, perché per amare la natura bisogna farne esperienza e una scuola con spazi all’aperto adeguati in dimensioni e qualità di verde è già un buon inizio.
Se si vogliono rifare le strutture per ridurre i costi di gestione di ognuna perché non prevedere due “campus” mantenendo le dotazioni di spazi: una scuola primaria (quella elementare) con aule al piano terra per le prime classi, con grandi vetrate sul giardino.
Per la scuola secondaria di primo grado (la media) rimarrebbero spazi esterni di discrete dimensioni.
Le famiglie con figli piccoli avrebbero un plesso scolastico-educativo con servizi per le età da 3 a 11 anni, mentre i preadolescenti che vivono altre fasi della crescita rimarrebbero in una diversa struttura che possono raggiungere in autonomia.
Esiste un piano psicopedagogico per valutare le esigenze degli alunni e la conseguente organizzazione degli spazi? E’ stata considerata la possibilità di una scuola all’aperto e con qualche gioco per sviluppare le abilità motorie?
Non sono forse un po’ così le “scuole piacevoli, sicure, sostenibili, innovative e accessibili”?
Un secondo aspetto per nulla secondario riguarda le aree “liberate” dalla scuola primaria. Se l’amministrazione volesse spostarla dovrebbe anche spiegare quale sarebbero le destinazioni della struttura scolastica vuota e del parco della scuola primaria.
L’amministrazione sembra orientata a trasformare la scuola in un autosilo a ridosso della scuola dell’infanzia.
Per il parco della scuola bisognerebbe capire se rimarrà tale: qualche dubbio nasce dall’esempio del vicino terreno comunale di via Caravaggio (AT32) di 2000mq che era area standard a verde: è diventato edificabile ed ora è in vendita per “fare cassa”.
È il destino di uno spazio pubblico a cui non viene più riconosciuta una funzione.
Come detto, per decisione di amministrazioni passate invece di far costruire delle ville si scelse di dotare la scuola primaria di un parco più grande dell’area di via Caravaggio, ma senza la scuola il parco rimarrà uno spazio pubblico come il parco Barni o un’area pubblica edificabile e presto o tardi in vendita? Oltre ad un impoverimento degli spazi della scuola ci sarà anche una riduzione di spazi pubblici?
In tutti gli spostamenti prospettati l’amministrazione non ha dichiarato quale sarà il destino dell’asilo nido, non si sa se verrà spostato o meno: nel primo caso bisognerebbe conoscere dove potrebbe essere ricollocato e con quali spazi a disposizione per i bimbi.
Come terzo punto si segnala un prevedibile impatto sulla vita sociale del paese che lo spostamento della scuola porterà, poiché mancando i movimenti legati alla scuola, cambieranno le abitudini a frequentare le
vie del centro al mattino, appena lasciati i ragazzi a scuola, o il pomeriggio con i ragazzi all’uscita da scuola.
Due “campus” sono meglio di uno; in un momento in cui soldi pubblici non mancano sono le idee che devono essere chiare e i progetti discussi e verificati: non vorremmo sentirci dire che avendo trovato soldi da spendere in fretta non c’è tempo per valutazioni, bisogna solo aprire i cantieri a testa bassa, qualunque sia la qualità del progetto