Direttiva efficenza energetica: l’Austria rischia ora multe salate

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Anche se l’aggiornamento della direttiva Ue sull’efficienza energetica del 2018 è attualmente al rush finale dei negoziati, l’Austria potrebbe essere multata per non aver recepito la versione originale del 2018 (entro il 2021). L’opposizione punta il dito contro la mancanza di unità all’interno del governo.

La direttiva sull’efficienza energetica è stata adottata nel 2018; tuttavia, la sua revisione era stata annunciata come parte del pacchetto clima dell’Ue per il 2021. Mentre l’aggiornamento della direttiva è alle fasi finali di rinegoziazione, l’Austria non ha ancora recepito la versione del 2018 attualmente in vigore.

Il mancato recepimento della prima versione della direttiva potrebbe comportare per l’Austria una multa di 7 milioni di euro, secondo quanto riportato dall’Apa, che cita una nota interna del governo.

Riferendosi al ministero del Clima guidato dai Verdi, il portavoce per la politica energetica del partito socialdemocratico Spö (S&D), Alois Schroll, ha accusato il governo di essere incapace di approvare in tempo una normativa sull’efficienza energetica, facendo gravare sulla testa di Vienna il rischio di multe milionarie. Secondo Schroll, il ministero del Clima finora non sarebbe stato in grado di smuovere il partner di coalizione Övp, dopo aver presentato 12 progetti di legge di recepimento.

Il collegio dei commissari europei si riunirà probabilmente nella seconda metà di aprile per discutere l’ipotesi di sanzioni all’Austria.

Fino ad allora, il servizio costituzionale del governo raccomanda alla commissione economica del parlamento di raggiungere perlomeno un accordo di primo livello, come dimostrazione di buona volontà.

Poiché la legislazione sull’efficienza energetica è di competenza statale, il governo austriaco deve ottenere una maggioranza di due terzi in parlamento. Risulta d’obbligo coinvolgere quindi il partito di opposizione Spö.

Tuttavia, mentre l’Övp preferirebbe che l’Spö firmasse un compromesso prima del voto in commissione, l’Spö, diffidando dell’urgenza della questione, chiede prima un voto in commissione.

(Nikolaus J. Kurmayer | EURACTIV.de)