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Federica, infermiera napoletana a Parigi: "Qui gli operatori sono protetti e tutelati"

La testimonianza di una giovane lavoratrice partenopea da un ospedale francese: "Ci fanno viaggiare in taxi per non prendere i mezzi pubblici. Il personale sanitario non può ammalarsi"

Alle 19, circa, ogni giorno, i parigini si affacciano al balcone per ringraziare con un applauso medici e infermieri che stanno combattendo contro il Coronavirus. Tra questi operatori sanitari c'è Federica Simonetti, 26 anni, infermiera specializzata napoletana che da quattro anni lavora nella capitale francese. 

Da alcuni giorni, anche lei è in prima fila nella lotta alla pandemia: "Hanno trasformato il mio reparto per accogliere i pazienti con sospetto di contagio. Nel mio ospedale i posti di terapia intensiva sono già tutti occupati. La zona di Parigi può essere paragonata alla Lombardia, è il focolaio più grande della Francia".

Le misure adottate oltralpe sono sempre più simili a quelle nostrane, ma il personale medico e infermieristico sembra essere stato dotato di più armi per affrontare la lotta. "Sia i medici che gli infermieri sono dotati di ogni tipo di dispositivo di protezione - spiega Federica - abbiamo mascherine, guanti, tute in plastica, coperture per le scarpe e occhialoni. Ci sentiamo protetti e tutelati. Abbiamo anche molti privilegi. Per esempio, lo Stato ci consente di viaggiare in taxi per non farci prendere i mezzi pubblici affollati e possiamo saltare la fila per la spesa. Tutto questo perché chi lavora in ospedale non deve assolutamente essere contagiato". 

Scene diverse in Campania e nel resto d'Italia, dove in molti ospedali si lavora con protezioni di fortuna, come mascherine chirurgiche o fazzoletti di cotone applicati al volto: "Ho contatti con diversi colleghi di Napoli, dove mi sono laureata, e mi raccontano che sono allo stremo". Nonostante la situazione stia diventando drammatica anche in Francia, Federica ogni giorno va in ospedale senza tentennamenti: "Quando torno a casa mi sento il virus addosso per tutti i contatti con i pazienti positivi, ma l'amore per questo lavoro supera ogni cosa".

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