Una manovra di «prudenza». E spunta la «Amazon-tax»

di Enrico Marro

Al tavolo della maggioranza Giorgetti raccomanda «responsabilità». L’Iva azzerata su pane, pasta e latte e al 5% per pannolini e assorbenti. Cartelle cancellate fino a mille euro e 21 miliardi per il caro-bollette

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La «regola Giorgetti» ha aleggiato ieri sera sul vertice sulla manovra da 30-35 miliardi che il consiglio dei ministri esaminerà lunedì o martedì. «Ho rappresentato un quadro di prudenza e confido che le forze politiche con responsabilità sosterranno questo approccio», ha detto il ministro dell’Economia dopo la riunione a Palazzo Chigi convocata dalla premier, Giorgia Meloni, per discutere con i capigruppo di maggioranza, i vicepremier Salvini e Tajani, lo stesso Giorgetti e il viceministro Leo della prossima legge di Bilancio.

Il titolare dell’Economia ha aggiunto di «essere determinatissimo a tenere la barra dritta», con alcune priorità: «Aumentare per famiglie e imprese gli aiuti contro il caro bollette allargando anche la platea dei beneficiari di entrambe le categorie; portare il cuneo fiscale al 3%; sostenere maggiormente famiglia e natalità, aumentare le soglie attuali del credito d’imposta sulle bollette per le imprese dal 30 al 35%».

La «regola Giorgetti», pienamente condivisa da Meloni, vuole che tutte le proposte di misure da inserire nel disegno di legge di Bilancio debbano indicare la copertura in termini di tagli di spesa o aumento delle entrate nell’ambito dello stesso settore. Considerando che 21 miliardi verranno impegnati contro il caro-energia, ne restano una decina per soddisfare le tante richieste. Quindi bisognerà selezionare le misure e accompagnarle con coperture certe, per evitare che il deficit 2023 vada oltre il 4,5% del Pil innescando tensioni sui mercati (ieri Fitch ha confermato il rating sull’Italia a BBB con outlook stabile).

Una priorità che è emersa nel vertice è l’azzeramento dell’Iva su pane, pasta e latte mentre i prodotti per l’infanzia e gli assorbenti ricadrebbero sotto un’aliquota agevolata del 5%: una misura popolare che avrebbe, secondo le prime stime, un costo limitato. Un altro messaggio lanciato, ancor prima della riunione di maggioranza, è la messa in soffitta dell’ipotesi di uno scudo fiscale sul rientro dei capitali nascosti all’estero, che non dovrebbe entrare più in manovra. Viene rilanciata invece la cosiddetta «Amazon tax», l’ipotesi, già circolata, di una tassa sulle consegne per gli acquisti e-commerce effettuate con mezzi non ecologici. Confermata la cancellazione delle cartelle non superiori a mille euro e il dimezzamento di quelle tra mille e tremila euro, così come l’ampliamento della flat tax del 15% alle partite Iva con ricavi fino a 85mila euro e l’aumento della tassa sugli extraprofitti.

Ancora da mettere a punto, invece, lo scambio, sul quale insiste la Lega, tra spesa per la cosiddetta Quota 103 (in pensione a 62 anni d’età e 41 di contributi), che costerebbe poco meno di un miliardo nel 2023, e i risparmi, che devono essere altrettanto certi, sul reddito di cittadinanza. Ed ecco che allora, nel vertice, ha ripreso quota una stretta sul sostegno ai poveri, in particolare sui percettori che potenzialmente potrebbero lavorare, destinati a uscire gradualmente dal programma, e un rafforzamento dei meccanismi di controllo, prevedendo, tra l’altro, una verifica costante del fatto che i percettori vivano in Italia, con l’obbligo di presentarsi periodicamente presso i comuni.

Sulla stretta spinge Salvini, che ieri mattina ha incontrato Giorgetti e subito ha fatto sapere di aver rilanciato le sue richieste su flat tax, tetto al contante, pensioni. Forza Italia, con Tajani, spinge intanto per un segnale forte sul taglio del cuneo fiscale. Quindi non solo i due punti già concessi per quest’anno da Draghi. E si ipotizzano infatti già 3 punti. Resta da vedere come saranno ripartiti. Sicuramente a vantaggio del netto in busta paga, ma una parte potrebbe andare anche alle imprese.

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18 novembre 2022 (modifica il 19 novembre 2022 | 07:57)