Filmato mentre avvelenava due gatti, 5 anni dopo viene condannato ma non pagherà: la pena è sospesa

Filmato mentre avvelenava due gatti, 5 anni dopo viene condannato ma non pagherà: la pena è sospesa
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Ha avvelenato due gatti. Un filmato lo ha incastrato mentre porta dentro casa uno dei due felini, probabilmente già morto, mentre l'altro era in preda agli spasmi provocati dalla sostanza che aveva ingerito. Prove schiaccianti che hanno portato l'autore del gesto alla condanna per uccisione e maltrattamento di animali, ma non sconterà alcuna pena, nemmeno pecuniaria.

 

I fatti risalgono al 19 settembre 2017, quando di un uomo di Casamassima (Bari) viene filmato con un cellulare e le immagini vengono diffuse online suscitando l'indignazione in tutta Italia di cittadini e associazioni che difendono la salute e i diritti degli animali. Secondo alcuni veterinari, che avevano visionato il materiale, le scene mostrate erano compatibili con un’uccisione da avvelenamento, quindi particolarmente dolorosa.

 

 

Sono così partite le denunce per maltrattamento e uccisione di animali da parte delle associazioni ALI-Animal Law Italia, ENPA e Nati per amarti, i cui legali negli scorsi giorni hanno ricevuto la notifica che il GIP del Tribunale di Bari ha emesso un decreto penale di condanna nei confronti dell’uomo a 6.750 euro di multa per aver ucciso tramite avvelenamento due gatti. Tuttavia, il Giudice ha ritenuto di concedere il beneficio della sospensione condizionale della pena, quindi l’autore del reato non dovrà versare un solo centesimo allo Stato, anche se riconosciuto colpevole.

 

Un esito reso possibile anche dall'esiguità della pena massima prevista dal codice penale per il reato di uccisione di animali: 18 mesi di reclusione, in questo caso convertiti in pena pecuniaria, che di fatto non vengono mai scontati in caso di condanna proprio perché inferiori alla soglia per beneficiare della sospensione condizionale della pena. Quest’ultima è una misura discrezionale che però nel caso di vittime non umane viene concessa praticamente sempre nei confronti di soggetti incensurati, nonostante l’efferatezza del reato, come denunciano le associazioni, secondo le quali questo sminuisce il loro impegno nella sensibilizzazione a favore del rispetto delle leggi e della necessità di denunciare maltrattamenti e altri reati contro gli animali.

 

«I reati contro gli animali sono considerati di serie B e quindi sottovalutati, eppure sono precursori di condotte più gravi: gli studiosi di criminologia denunciano da lungo tempo che vi è una stretta correlazione tra violenza verso gli animali e successivi comportamenti antisociali e criminali, come anche l’FBI ha accertato – commenta l'avv. Alessandro Ricciuti, presidente di ALI – Anche per questo motivo da anni chiediamo che la risposta del sistema sia più rapida e incisiva e che le pene vengano elevate, affinché assumano funzione deterrente, oltre che per adattarle alla realtà sociale, come avvenuto in altri paesi».

 

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