Il Potere Occulto dell’Alta Finanza sul Mondo Moderno (36)~ LE FAMIGLIE CHE DOMINANO IL MONDO ~ “I Rothschild e la Fabian Society”

IL POTERE OCCULTO DELL’ALTA FINANZA SUL MONDO MODERNO


I Rothschild: una delle “Grandi Famiglie” che dominano il mondo


Trentaseiesima Puntata


I Rothschild e la “Fabian Society”


Introduzione

Nelle scorse puntate abbiamo visto come i Rothschild abbiano influenzato la storia recente, servendosi ad esempio di un personaggio di non lieve entità come George Soros, studiando il quale abbiamo conosciuto anche la capitale importanza che in queste vicende ha giocato la Fabian Society, contigua a Soros e ai Rothschild. 

Ora, in questa puntata cercherò di trattare diffusamente la questione dei Fabiani, servendomi dell’interessante libro di Davide Rossi, La Fabian Society e la Pandemia (Bologna, Arianna Editrice, 2021). 

L’Autore esordisce riconoscendo che «esistono società politiche molto più potenti dei Partiti che siamo abituati a conoscere. Società che costituiscono una sorta di “stanza di compensazione” tra la politica, gli intellettuali, i giornalisti e il mondo dell’alta finanza internazionale. Sono luoghi nei quali si progetta il futuro al riparo dalle piccole beghe quotidiane di palazzo e dalle competizioni elettorali. Insomma, è lì che si modella davvero il mondo che poi le masse dovranno vivere nell’inconsapevolezza» (Davide Rossi, La Fabian Society, cit., p. 5).

Noi eravamo stati abituati a scorgere nelle Banche e nei circoli dell’Alta Finanza o nelle Logge massoniche questi centri di potere che dirigono i Politici da dietro le quinte. Certamente è così, ma – nello specifico – uno di questi circoli è quello dei Fabiani, che in Italia non era molto noto al gran pubblico, prima che il libro di Davide Rossi non avesse fatto un po’ di luce su di esso. Egli spiega che i Fabiani sono un circolo elitario, anzi “ultra elitario”, in cui il disprezzo per il popolo dei semplici uomini regna sovrano.

Ciò che colpisce nello studio di questo club super/iniziatico è la sua arte di dissimulazione, per la quale i suoi membri riescono facilmente a «far apparire una cosa per celarne un’altra diametralmente opposta. Una sorta di piramide che ammanta d’ideali progressisti e di falsi buoni princìpi la propria volontà di dominio e di potenza» (cit., p. 5).

I Fabiani hanno costruito una doppia morale: la prima per il volgo dei semplici che crede facilmente a ciò che gli viene detto e cerca di comportarsi conseguentemente e coerentemente. La seconda per gli “eletti”, gli “iniziati”; ossia, coloro che sono come i Fabiani: i “Padroni dell’Universo”, sotto il tallone del “Principe di questo mondo” (Gv., XII, 31); anche se non vorrebbero mai riconoscerlo.

La Fabian Society, che almeno in Italia è una di queste società (poco conosciuta ma molto potente), esercita da molti anni un ruolo di manipolazione dei cervelli.

Il libro di Davide Rossi può essere diviso in due parti principali: la prima in cui si studia il pensiero filosofico/politico della Fabian Society (d’ora in poi FS); la seconda in cui si studia se e quanto la visione del mondo dei Fabiani coincida con questo tornante storico che stiamo vivendo, a partire dal 2020 (Pandemia) e con il 2022 (la guerra russo/ucraina). Purtroppo, nel corso dello studio, ci si accorgerà quanto questa realtà sia conforme al pensiero e ai progetti della FS.

Nascita della FS

Il 4 gennaio del 1884 a Londra nasceva la FS. Essa ha coniato il termine oggi molto diffuso e ripetuto di “Nuovo Ordine Mondiale. Infatti, uno dei leader dei Fabiani, Herbert George Wells nel 1940 scrisse un libro intitolato “New World Order, in cui «vagheggiava un governo mondiale socialista fondato sul primato della scienza» (cit., p. 7).

Quello che colpisce dei Fabiani è la loro vicinanza per non dire derivazione dallo Spiritismo, l’Occultismo e l’Esoterismo.

Uno di essi è Frank Podmore, che assieme a Henry Hyde Champion dette vita alla FS.

Un altro personaggio di spicco dei Fabiani è Sidney James Webb (1859 – 1947). Egli fu uno dei collaboratori più attivi della FS, assieme a Robert Owen (1771 – 1858) che è considerato uno dei primi socialisti, legato in parte al Laburismo utopico e in parte al sindacalismo. Tuttavia, verso la fine della sua vita abbracciò lo Spiritualismo illuministico e umanitario.  

Il termine “Fabiano”, è ispirato a Quinto Fabio Massimo, il Temporeggiatore, che era un Console romano il quale è passato alla storia per avere saputo battere Annibale Barca, il generale cartaginese che stava per sopraffare Roma. 

Fabio Massimo, allora, usando la tecnica del temporeggiare, ossia, la guerriglia, che logorava le forze nemiche non affrontandole in campo aperto, in una serie discontinua di azioni di guerra non convenzionale, condotte – con una tattica di “mordi e fuggi” – da formazioni autonome, piccole, irregolari favorite dalla conoscenza del terreno impervio in cui queste si celano e dall’appoggio tacito della popolazione. In queste azioni predominano le imboscate, i sabotaggi, gli attacchi a sorpresa, gli scontri brevi seguiti da ritirate fulminee, effettuate normalmente in zone montane, boscose, impervie, favorevoli al nascondimento, allo spostamento impercettibile di piccole formazioni di guerriglieri.

Insomma, la guerriglia rifiuta per principio lo scontro aperto, pubblico, reclamizzato, di lunga durata.

La guerriglia serve a evitare il combattimento diretto, pubblico, con un avversario nettamente superiore per numero e per qualità di armi. L’attacco della guerriglia deve essere piccolo ma violento e subitaneo, fatto a sorpresa, seguìto da un rapido ripiegamento in zone nascoste atte al rifugio dei guerriglieri, che debbono essere sempre sostenuti da un’organizzazione politica clandestina e mai pubblica. 

L’arte di temporeggiare, di dissimulare è connaturale alla FS. I Fabiani si prefiggono di arrivare tramite questi due mezzi a 1°) uno Stato autoritario o dittatoriale strutturalmente di tipo collettivista/socialista ma 2°) con economia liberista/individualista, che riesca a stabilire nel Globo intero un “Nuovo Ordine Mondiale.

Insomma, secondo la FS, un’aristocrazia di tecnocrati super liberisti al potere, guiderebbe un mondo irreggimentato in uno Stato di polizia socialista, in cui la massa del popolo sarebbe totalmente dipendente dagli eletti alla loro guida. 

Tuttavia, i Fabiani non vogliono arrivare a questo nuovo ordine di cose tramite una rivoluzione diretta, ma gradualmente, prendendo un po’ di potere alla volta, piano piano, senza farsi accorgere, esattamente come hanno fatto i Modernisti all’interno dell’ambiente ecclesiale.

I Fabiani si sono inseriti «man mano nei gangli vitali delle istituzioni esistenti, trasformandole dall’interno, in modo quasi impercettibile. Solo quando si saranno realizzate le condizioni ottimali, allora occorrerà dare la zampata finale, colpire duro e, se necessario, usare anche la violenza per completare l’opera» (cit., p. 8).

I Fabiani ammiravano il modello sovietico, come fine da raggiungere, ma ne differivano quanto alla tattica o ai mezzi da impiegare per arrivarvi. Infatti, i Sovietici, vi arrivarono con una Rivoluzione brusca e cruenta; i Fabiani avrebbero voluto arrivarvi, passo dopo passo e alla chetichella, senza suscitare reazioni, senza scossoni e una volta installatisi al potere, sarebbe stato molto più difficile liberarsi di loro, proprio perché non avrebbero suscitato reazioni avverse.

«Le ambizioni dei Fabiani erano più sofisticate e avanzate di quelle sovietiche. Infatti, come scrisse il Fabiano George Bernard Shaw: “Il nostro tipo di propaganda è quella di permeare. Abbiamo spinto i nostri aderenti a iscriversi alle associazioni liberali e radicali nel loro distretto o, se preferivano, alle associazioni dei conservatori» (cit., p. 9). 

Naturalmente, l’acqua che cade poco alla volta sulla terra la permea e la irrora stabilmente; mentre l’acquazzone violento, allaga tutto, ma dopo le prime ore di sole l’acqua scesa evapora ben presto. Anche gli antichi insegnavano: “Nihil violentum durat.

Questa è la differenza capitale tra i Fabiani e i Comunisti. Da tutto ciò si evince la pericolosità di questo Mondialismo che essi hanno abilmente costruito e che – tranne intervento dell’Onnipotenza divina – sarà molto difficile da far passare. Il Comunismo sovietico è durato circa settanta anni, il Globalismo fabiano dovrebbe e potrebbe, Deo permittente, durare più a lungo. 

Da tutto ciò l’Autore, citando diversi scritti dei Fabiani (il lettore può studiare il suo libro per avere tutte le citazioni), arriva alla conclusione, che fu anche quella del Magistero pontificio e degli autori controrivoluzionari dell’Otto/Novecento, secondo cui «il Socialismo è figlio dell’Individualismo; ossia, il Socialismo è Individualismo, razionalizzato e organizzato» (cit., p. 11).

La “permeazione” della società consisteva nell’inoculare la dose di Collettivismo che essa era in grado di assimilare, senza straripare e suscitare una crisi di rigetto. 

La politica internazionale dei Fabiani è ispirata all’edificazione di uno Stato mondiale, a guida tecnocratica, del quale l’Impero britannico doveva essere il germe e gli Stati Uniti d’America il braccio.

L’Autore ci spiega che i Fabiani hanno avuto rapporti di contiguità se non addirittura di filiazione con i club mondialisti britannici, come il Royal Institute of International Affairs e lo statunitense CFR.  

Un altro personaggio molto noto del Fabianesimo è George Orwell, l’autore del romanzo 1984. Per quanto riguarda Orwell ci sono due interpretazioni riguardo al suo svelamento dei piani, reconditi e segreti del Fabianesimo, scritti nell’anno 1948, in cui compose il suo capolavoro titolato “1984

La prima interpretazione vede in Orwell un Fabiano non pentito, che avrebbe dato il titolo (1984) al suo libro, a partire dall’inversione delle ultime due cifre in cui esso fu scritto nel 1948. 

L’altra interpretazione (che è quella di Davide Rossi), invece, vede in Orwell un Fabiano pentito a metà; ossia: «Un Fabiano molto attivo, ma parzialmente in dissenso rispetto agli altri. Egli condivideva gli ideali socialisti del Fabianesimo, tanto che andò a combattere in Spagna nelle fila del Partito Obrero de Unificaciòn Marxista, d’ispirazione trotzkista. Orwell, dunque, era schiettamente socialista, ma non condivideva certe idee estreme di controllo totale delle masse che animavano i suoi compagni fabiani, e con il romanzo 1984, è come se avesse voluto, in qualche modo, metterci in guardia da quelli che erano i progetti distopici, totalitari e francamente disumani che covavano nell’ambiente» (cit., p. 14).

Quello che lascia a bocca aperta è la grande somiglianza tra la società distopica descritta da Orwell nel 1948 e quella in cui ci troviamo a vivere – circa settant’anni dopo –  specialmente dalla Pandemia del 2020, che ci ha portato alle soglie di una Terza Guerra Mondiale e Nucleare di portata veramente planetaria. 

I Fabiani hanno avuto un altro romanziere distopico nelle loro fila (anche se non iscritto ufficialmente nelle loro Società), Aldous Huxley, che fu insegnante di Orwell nell’Università di Eton. 

Huxley ci rivela il volto nascosto dei Fabiani, che all’esterno appaiono come “filantropi”, mentre all’interno sono pieni di disprezzo verso il popolo di uomini che dicono di voler aiutare. Essi sono degli elitari. Secondo essi «il 99, 5% della popolazione del pianeta è stupida e gretta. Ora la cosa importante non è attaccare il 99, 5%, ma è di vedere che il restante 0, 5% sopravviva nelle vesti del dominatore […]. Ne consegue che la loro fertilità deve essere limitata» (Danilo Fabbroni, Oltre la baia dell’umanità, Chieti, Solfanelli, 2000, citato da D. Rossi, La Fabian Society, p. 18).  Giustamente Davide Rossi parla degli Huxley del nostro tempo attuale: Bill Gates, Klaus Schwab, i Rockefeller, i Warburg, gli Elkann, i Rothschild…

Insomma l’eugenetica e il razzismo erano i pilastri fondanti del Socialismo/liberale della FS, come oggi lo sono del Club di Davos, della Silicon Valley, dei Rockefeller e delle altre grandi Banche riunite sotto le ali dei Rothschild.  

Secondo Davide Rossi, Orwell ebbe – scrivendo il romanzo 1984 la sana «preoccupazione di metterci in qualche modo in guardia dalle visioni e dai progetti di cui era a conoscenza, frequentando – probabilmente in buona fede – gli ambienti della FS» (cit., p. 22). 

La FS ebbe tra le sue fila anche nomi eccellenti dell’Occultismo esoterista, tipo Annie Besant, che era una socialista ed era arrivata alla FS tramite George Bernard Shaw, verso la fine dell’Ottocento.  

La Besant appartenne per un certo periodo sia alla FS sia alla Società Teosofica di madame Blatavsky, la quale era una spiritista che diceva di essere in contatto telepatico con i “Superiori Incogniti” o i “Maestri Occulti”, i quali l’avrebbero spinta a fondare la Teosofia, di derivazione gnostica. Lo stemma della Teosofia era una Stella di David, con un Serpente e una svastica. Nel 1907 la Besant divenne Presidente della Società Teosofica e nel 1917 divenne Presidente del Partito Socialista Indiano, mantenendo la sua filosofia gnostica, elitaria e antipopolare. Si avvicinò alla Massoneria, di Rito Scozzese Antico e Accettato sino ad arrivare al 33mo grado. Poi fondò in Inghilterra la prima Loggia mista di uomini e donne. 

Anche qui si ritrova il solito misto fabiano di struttura centralista socialista, unito a una filosofia individualista di stampo economico liberista: un apparente filantropismo, dietro il quale si celava un profondo disprezzo per gli uomini comuni; una tendenza alla pratica del Gender, che allora era fortemente elitaria e oggi, con il trionfo della mentalità della FS, è diventata fenomeno di massa. 

La FS è stata importantissima e fondamentale per la fondazione del Partito Laburista Inglese (nel 1906). Davide Rossi ci fa notare come «i massimi esponenti del Partito Laburista Inglese vengono dalla FS» (cit., p. 28). Inoltre, il Fabianesimo è trasversale a tutti i Partiti e, perciò, s’intreccia al mondo politico apparentemente opposto al Socialismo, ossia al Liberalismo conservatore» (Ivi).

Tutto ciò non ci deve sorprendere; infatti, il simbolo dei fabiani è un “lupo travestito da agnello” (Mt., VII, 15), prendendo per buono ciò che Gesù ha bollato come perfido.

La FS è legata trasversalmente a tutti i più importanti circoli della cosiddetta destra. Inoltre i circoli politici angloamericani, sia di matrice socialista sia conservatrice, hanno il medesimo scopo: il governo e il controllo delle masse anche nel loro modo di pensare. Ciò non toglie che, all’interno di questi club, nascano fazioni contrapposte, ma sempre all’interno della medesima visione della società, ossia il dominio elitario di loro sulla massa degli uomini comuni (cfr. D. Rossi, cit., p. 28).

Le masse debbono accontentarsi di essere governate dall’élite tecnocratica liberal/socialista, esse debbono nutrirsi delle briciole che cadono dai suoi tavoli e gli illuminati o i “padroni del mondo” potranno decidere se dar loro le briciole appena sufficienti per aiutarle a lavorare oppure se eliminarle se  riterrà che siano diventate troppo numerose.

Il Fabianesimo è riuscito a mettere assieme politici, economisti e pensatori che dovrebbero essere agli antipodi. Tutto ciò è una dimostrazione del fatto che le élite si compenetrano e collaborano, in maniera discreta, al raggiungimento degli obiettivi comuni del potere sul mondo intero (cfr. D. Rossi, cit., p. 30).     

Un altro centro di potere vicino ai Fabiani è la London School of Economics. La London School (d’ora innanzi, LSE) fu fondata da due Fabiani: H. G. Wells e George Bernard Shaw. Uno dei leader dei Fabiani e della LSE fu Sidney Webb, un economista e politico socialista, deputato laburista e insegnante alla LSE dal 1913. Egli fu il vero e proprio motore delle operazioni culturali e finanziarie dei Fabiani, propugnatore dell’abbattimento delle barriere nazionali e religiose e gran sponsorizzatore del Mondialismo e della Globalizzazione. 

«Il mondo sognato dai Fabiani di tutte le epoche è un pianeta senza singoli Stati sovrani, ma è costituito da un’interdipendenza globale, che richiede necessariamente un Governo Mondiale (un Nuovo Ordine Mondiale)» (cit., p. 33). 

Dalla FS nasce, dunque, la LSE, una prestigiosissima Università, che Davide Rossi definisce: «Vero e proprio centro della tecnocrazia mondiale» (cit., p. 34).

Essa fu fondata 11 anni dopo la FS, cioè nel 1895 dai coniugi Fabiani, Sidney e Beatrice Webb assieme a Graham Wallas e George Bernard Shaw.

Tra i finanziatori della Scuola Economica Londinese figurano anche i Rothschild, grazie al contributo dei quali fu acquistato l’edificio che ospita l’Università.

Davide Rossi ci mostra i nomi degli attuali docenti alla LSE, tra i quali spiccano Anthony Giddens, il più influente consigliere di Tony Blair, molto apprezzato anche dai Clinton e in Italia dagli esponenti liberal del PD, tra i quali si trova Matteo Renzi. Un altro docente di fama della Scuola Londinese d’Economia è Mervyn King, ex Governatore della Banca d’Inghilterra. Egli fa parte del “Gruppo dei Trenta” (spesso abbreviato in “G30), una potente organizzazione internazionale di finanzieri e accademici, che si occupa di approfondire questioni economiche e finanziarie. 

«Il G30, in questi mesi, in séguito all’emergenza del Corona Virus, ha elaborato un documento, che prevede la “distruzione creativa” delle piccole  e medie imprese che non “meritano” di essere salvate dall’attuale crisi. L’unico italiano che fa parte del Gruppo dei Trenta è Mario Draghi» (cit., p. 37).

Invece, scorrendo l’elenco degli studenti della LSE che sono giunti a ricoprire cariche di grande potere, incontriamo Romano Prodi, il quale come molti altri studenti che sono passati dopo la laurea a perfezionarsi nelle LSE sono stati assunti dalla Banca statunitense Goldman Sachs. Occorre sapere che Prodi è arrivato alla Goldman Sachs anche perché proprietario, assieme a sua moglie, di una Società di Consulenza bolognese chiamata Analisi e Studi Economici. «Tra il 1990 e il 1993, l’azienda Prodi ha guadagnato 1, 4 milioni di dollari, la maggior parte dei quali è stato esborsato dalla Goldman Sachs» (cit., p. 38).

Ora, nel 1993, in qualità di Presidente dell’Iri, Prodi assieme a Mario Draghi (che allora era Direttore generale del Ministero del Tesoro Italiano e Presidente del Comitato per le Privatizzazioni) si occupò delle vendita (o “svendita”, secondo molti altri analisti) di molte grandi aziende di Stato.

Nella scorsa puntata abbiamo visto che George Soros è stato uno studente modello della LSE. Inoltre, la Soros Found Management nel 2017 è diventata un’importante azionista della Golgdman Sachs. La LSE è l’Università che ha formato il maggior numero di miliardari al mondo. 

I Fabiani sono caratterizzati anche da «una forte volontà di modellare il mondo secondo i propri desideri» (cit., p. 41). Una delle massime fabiane è: “Prega devotamente, colpisci duramente”. Ora, se viene messa assieme al simbolo della FS: un lupo travestito da agnello, essa ci fa capire quale sia la natura del pensiero fabiano: apparire buoni, filantropi protesi a difendere i diritti degli ultimi, per nascondere i loro veri scopi, che sono quelli di dominare il mondo intero, forgiandolo secondo i princìpi liberal/socialisti. 

Giustamente Davide Rossi osserva che il Fabianesimo è una Religione civile dove lo Stato socialista (centralista e dirigista), governato da una tecnocrazia liberista è il nuovo “Dio”, ecco il Trans/umanesimo, progettato nel 1884, che si sta per realizzare dopo la Pandemia del 2020 e la guerra russo/ucraina del 2022.  La tecnocrazia che oggi governa quasi tutto il mondo, si è formata alla Scuola Economica di Londra, legata a doppio filo con la FS, il cui emblema è il “lupo vestito d’agnello” per significare che l’inganno è il suo principio e fondamento.

Davide Rossi c’informa che «un altro importante simbolo fabiano è una tartaruga con la scritta: “Quando colpisco, colpisco duramente!”; ossia, procedo lentamente, temporeggiando, verso il mio scopo, ma quando si creano le condizioni giuste, allora colpisco senza pietà» (cit., p. 42).

Perciò, le battaglie filantropiche della FS (per esempio, contro il cambiamento climatico, a favore degli immigrati, per il gender, per le donne che vogliono abortire …), in realtà sono stratagemmi o mezzi tattici che mirano a suscitare una facile simpatia da parte delle classi popolari, ma che in sostanza mirano a schiacciarle sempre di più sotto il tallone dei nuovi faraoni, i tecnocrati liberal/socialisti.

In Italia i Fabiani sono riconducibili a Carlo Rosselli e a suo fratello Nello, socialisti liberali, non marxisti/leninisti; impregnati di Laburismo britannico, appartenenti a una ricca famiglia israelitica romana.

I Rosselli (e specialmente Carlo) asserivano che il Socialismo era un figlio del Liberalismo e del Liberismo. I fratelli Rosselli, a Firenze, nel 1923, si avvicinarono a Gaetano Salvemini .

Ora Carlo Rosselli, dopo la laurea i Giurisprudenza a Siena andò a Londra a seguire i corsi presso l’Università della FS. 

Giustamente Davide Rossi (p. 44) nota come Mario Draghi, nel 2015, quando era Presidente della BCE, in un’intervista concessa al settimanale tedesco Die Zeit, si era richiamato esplicitamente all’eredità politica di Carlo Rosselli, definendosi un “socialista/liberale”.

Poi Rossi conclude: «Oggi nella politica italiana, si definiscono socialisti liberali: Emma Bonino, Carlo Calenda, Matteo Renzi e Walter Veltroni…» (p. 46). 

Inoltre, in Italia sono molto vicini alla FS anche Massimo D’Alema e Roberto Speranza.

Davide Rossi conclude: «Il nuovo guru della Silicon Valley è Yuval Noah Harari, quello che Obama consiglia di leggere per comprendere il futuro. Autore di best seller come Sapiens, da animali a Dei; Homo Deus, interviene, osannato, oltre che a Davos dov’era seduto a fianco di Klaus Schwab (quello del Great Reset), a tutte le convention di Google, Amazon e Face Book. Che cosa sostiene, tra le altre cose, Harari? Che l’uomo medio, a causa dei condizionamenti sociali, dei traumi e delle emozioni non ha un vero e proprio libero arbitrio, non è in grado di prendere decisioni razionali; dunque, meglio che le decisioni le prendano gli algoritmi. Tutto ciò è possibile grazie all’intelligenza artificiale, all’innovazione tecnologica. Harari dice che la nostra è l’ultima generazione di homo sapiens, la prossima – grazie agli innesti della tecnologia – sarà quella dell’homo deus» (cit., p. 56).

d. Curzio Nitoglia

Fine della Trentaseiesima Puntata

…(continua…)…

 

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