«Con una pensione che sfiora i 700 euro al mese, come pago una bolletta di 1180 euro?». Quella di Iolanda, 79 anni a dicembre, è rassegnazione. «Non dico bugie, le faccio vedere. A marzo non ho pagato, non sono riuscita. Ad aprile ho rateizzato. E ora? Mia figlia ha trovato lavoro da poco, io sono in pensione, prima facevo le pulizie. Siamo un paese sperduto».

Quale paese? Le Vallette, periferia nord della città. In piazza Montale, il comitato inquilini Pietro Cossa ha allestito un banchetto. Hanno preparato un esposto da presentare in procura contro i rincari Iren del teleriscaldamento. «Impressionanti e ingiustificati. Una truffa». Ce l’hanno con l’amministratore delegato della società, il ministro dell’Ambiente, il presidente di Atc, il sindaco. Poco più in là il tavolino del gruppo Teleriscaldati, per «l’autosospensione delle bollette». Che poi significa decidere di non pagarle. «Non è che non vogliamo, ma non riusciamo».

Iniziative di protesta, espressione di chi, per dirla semplice, fatica ad arrivare a fine mese. «Guardi che non è un modo di dire».

La signora Maria racconta la propria quotidianità. Ed è spiazzante. «Quando vado a fare la spesa, ormai compro solo più patate. La carne nelle occasioni speciali». Maria è vedova, invalida per un tumore alle ossa che la costringe, quando cammina, ad affidarsi a un girello. Ha un figlio disabile a cui badare, un affitto da pagare per un piccolo alloggio in via Dei Gladioli, e una pensione di 525 euro al mese. «La bolletta era di 54 euro e ho sempre pagato. Ora è aumentata: 140 euro solo per il teleriscaldamento. Come si fa?». Interviene Nicola Dell’Erba. Pensionato pure lui, ex dipendente pubblico: «Ad agosto 2021 pagavo 56 euro, ora ne chiedono 141. Mi dica lei che gas ho usato».

Anziani, famiglie numerose. Con tre, quattro, alcuni anche cinque figli. Quella ai banchetti di piazza Montale non è la processione della rabbia, ma della povertà. E il caro bollette è solo uno dei tanti problemi a Vallette, come a Falchera, come altrove. E lo spiegano tutti con le stesse parole: «Siamo esclusi. Pensi che, dall’inizio di questa campagna elettorale, non si è ancora visto nessuno. Saranno in vacanza, beati loro». Ed un elenco di cosa manca da quelle parti: centri d’aggregazione, edicole, negozi. E, va da sé, mancano i soldi.

C’è chi, come Gisella Valenza, presidente del comitato inquilini di via Pietro Cossa, ha alle spalle una storia di impegno sindacale. E chi, come la signora Iolanda, non è mai stato sulle barricate, ma ora deve capire come affrontare le spese. «Se solo qualcuno ci ascoltasse». E non è vero che non c’è interesse per il bene comune, per la vita politica, che tutto si riduce al populismo del «in Parlamento sono tutti uguali». In piazza Montale si discute su chi votare. «Vorremmo andare alle urne, è importante. Ci fosse qualcuno che pensa anche a noi...».

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