ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùIntervista a Pietro Gussalli Beretta

Nuova fabbrica Usa per Beretta: «Contattati per Wall Street»

Dopo diciotto acquisizioni in meno di trent’anni anni e la conquista della svizzera Ruag Ammotec Beretta Holding annuncia una nuova fabbrica negli Usa, altri 500 milioni di investimenti e, nel medio termine, nuove acquisizioni.

di Alberto Grassani

La produzione in Beretta holding. Il gruppo conta oltre 6mila dipendenti e ha raggiunto con l'acquisizione di Ruag Ammotec 1,5 miliardi di euro di fatturato

3' di lettura

Dopo diciotto acquisizioni in meno di trent’anni anni e la conquista ieri della svizzera Ruag Ammotec, che fa balzare i ricavi del gruppo da 958 milioni a 1,5 miliardi, Beretta Holding annuncia una nuova fabbrica negli Usa, altri 500 milioni di investimenti e, nel medio termine, nuove acquisizioni. «Il progetto è di fare crescere e consolidare il polo privato della difesa, un gruppo europeo familiare con origine italiana», spiega Pietro Gussalli Beretta, presidente e amministratore delegato di Beretta Holding, che gestisce il gruppo con il fratello Franco. Anche perché la guerra in Ucraina ha cambiato lo scenario del settore: «I principali Paesi europei e non oggi premono per avere sui propri territori produzioni della difesa e noi, dove possibile, intendiamo assecondare queste istanze».

Insomma, è in atto un nuovo processo di trasformazione di una delle più antiche società del mondo. Il gruppo Beretta che fabbricava armi quando Michelangelo non aveva ancora messo mano ai pennelli del Giudizio Universale non ha esaurito in oltre 500 anni la spinta espansiva e, con un utile 2021 in crescita del 56% e una posizione finanziaria netta positiva dopo l’acquisizione di Ruag Ammotec, accelera il processo di internazionalizzazione e di aggregazione della filiera europea: «Il mercato della difesa fattura 350 miliardi a livello globale, la competizione è forte in tutti i segmenti e le dimensioni sono cruciali anche per la ricerca e lo sviluppo tecnologico. In questo contesto Beretta holding è un polo aggregatore e può fare leva sulla leadership mondiale nelle armi portatili leggere, nei prodotti ottici e nelle munizioni», spiega Gussalli Beretta. «I prossimi anni saranno determinanti nel nostro progetto di sviluppo».

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Oggi completate l’acquisizione della svizzera Ruag Ammotec, con quali prospettive?

Per noi è un’operazione trasformativa che consente a Beretta Holding di riequilibrare il peso sull’Europa dopo l’importante crescita e gli ingenti investimenti fatti negli Stati Uniti e di arrivare a circa 1,5 miliardi di fatturato e 6mila dipendenti, con un balzo dell’Ebitda a 300 milioni rispetto ai 216 milioni del bilancio appena chiuso. È la maggiore acquisizione nella difesa realizzata da un gruppo privato a controllo familiare e cambia le nostre prospettive di crescita. L’operazione, con il gruppo che manterrà tutti gli stabilimenti di Ruag Ammotec, è complementare sul fronte dei ricavi e dei prodotti: entriamo nel settore delle munizioni con un ruolo di leadership europea e possiamo sviluppare le vendite di Ruag Ammotec attraverso la nostra rete globale, con opportunità di crescita importanti in particolare negli Stati Uniti e nei mercati extra europei.

Che numeri di crescita vi attendete?

Sono numeri importanti. Oltre alla complementarietà sulle produzioni c’è una grandissima opportunità di integrazione geografica: Ruag Ammotec è molto forte in Europa, noi negli Stati Uniti. Dall’aggregazione stimiamo circa 300 milioni di sinergie di fatturato entro la fine del 2025.

Con quali investimenti?

Beretta holding già prima dell’acquisizione aveva in programma di investire circa 280 milioni nei prossimi tre anni e mezzo e con la nuova acquisizione ci saranno progetti significativi in Europa e negli Stati Uniti: puntiamo a investire entro fine 2025 quasi 500 milioni fra ricerca e sviluppo, rafforzamenti tecnologici e ampliamenti produttivi.

Può dire uno di questi progetti?

In questo momento vogliamo realizzare una nuova fabbrica di munizioni negli Stati Uniti, uno stabilimento da circa 60 milioni, ed è in corso una gara fra vari stati per averlo nel proprio territorio

Quanto a potenziali acquisizioni, la famiglia sarebbe disposta a nuovi impegni?

Bisognerà vedere che occasioni si presenteranno, anche alla luce del progetto della difesa europeo di cui si parla molto. Dopo aver integrato questa acquisizione nel gruppo saremo senz’altro interessati a esaminare altre operazioni. Quanto ai metodi per finanziarla la famiglia ha nel proprio cuore la crescita di Beretta holding e ci sono mille metodi per realizzarle. Siamo stati avvicinati più volte da investitori per una quotazione a New York. È un’opzione per il futuro ma in questo momento non ci stiamo pensando e saremo focalizzati sulla crescita industriale del Gruppo.

Come sta cambiando in occidente la percezione del settore della difesa?

All’estero abbiamo un’accoglienza e un interesse significativi, in Italia meno. Penso che da parte dei governi, e indipendentemente dal colore politico, si debba riflettere sul ruolo strategico del settore. La libertà su cui poggia la nostra democrazia si rafforza se esiste indipendenza nell’industria alimentare, energetica e della difesa. La crisi Russia-Ucraina è solo l’ultimo esempio che dimostra quanto la difesa sia centrale negli scenari geopolitici mondiali. Per questo penso che il progetto di difesa europea sia molto importante.

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