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Le tensioni all’interno del Movimento 5 Stelle, il nuovo decreto Aiuti e le altre notizie della giornata

Il racconto della giornata di mercoledì 27 luglio 2022 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Secondo indiscrezioni rese note oggi pomeriggio, il fondatore del movimento avrebbe minacciato di lasciare i 5 stelle se Conte dovesse decidere di concedere ad alcuni suoi fedelissimi la possibilità di presentarsi per la terza volta in lista per essere eletti in parlamento. Conte ha subito smentito le indiscrezioni, dicendo di non aver mai parlato con grillo nelle ultime ore e di non aver ricevuto alcun ultimatum. Lo stesso hanno fatto ambienti vicino a Grillo. Il governo Draghi continua a lavorare sui provvedimenti da portare a termine prima della fine della legislatura. La procura di Ragusa ha aperto le indagini per omicidio e occultamento di cadavere relative alla scomparsa di Daouda Diane. La Cina minaccia "serie conseguenze" nel caso in cui Nancy Pelosi dovesse visitare Taiwan. I porti di odessa, Chornomorsk e Pivdenny sono tornati a lavorare. Infine, l’andamento della pandemia di COVID-19 in Italia.

Lo scontro tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte sulle deroghe al secondo mandato

(di Michele Migone)

Cosa sia accaduto realmente lo sapremo presto. Quello che è certo è che Giuseppe Conte è tra l’incudine e il martello. Da una parte il fondatore che vuole la regola dei due mandati e dall’altra i suoi fedelissimi che minacciano una rivolta nel caso in cui questa norma non dovesse non dovesse essere abolita, onon ci fossero le deroghe promesse. Qualsiasi sia l’esito di questa, per l’ex presidente del consiglio, vuol dire trovarsi di fronte a nuove macerie. Sabato scorso, Grillo aveva parlato del limite dei due mandati come della luce del Movimento in mezzo alle tenebre della politica. Aveva poi attaccato Di Maio per la sua scissione, causata, secondo Grillo, proprio dalla sua volontà di rimanere in Parlamento a dispetto delle regole del partito. Un’uscita che aveva causato un forte imbarazzo in Giuseppe Conte perché da tempo dentro i Cinque Stelle invece si ragiona su alcune deroghe. Secondo le indiscrezioni, la durissima dichiarazione di Grillo di oggi sarebbe stata causata dalla scelta di Conte di concederle nel prossimo consiglio nazionale nonostante l’opinione contraria del fondatore. Appena Grillo lo ha saputo si sarebbe infuriato e avrebbe minacciato di lasciare il campo. Con conseguenze difficili da calcolare per Conte. Grillo infatti è, per legge, il depositario del simbolo dei 5 stelle. Difficile pensare che Conte voglia rischiare di iniziare in piena campagna elettorale uno scontro con Grillo. Il comunicato di smentita delle indiscrezioni, in realtà, potrebbe essere anche letto come la resa di Conte a Grillo. Nessuna deroga. Vedremo. Il Consiglio nazionale si terrà venerdì quando Conte tornerà dalla vacanza in Puglia.

Il vertice del centrodestra

(di Luigi Ambrosio)

Potrebbe non essere l’ultimo, il vertice del centrodestra di oggi. La coalizione che si sente la vittoria in tasca non trova l’accordo sulle candidature e su chi comanda. E anzi il conflitto si allarga dal parlamento alle regioni.

Non è servito l’arrivo Berlusconi alla Camera, se non a generare la solita curiosità dei media. Berlusconi non comanda più. E infatti il vertice si tiene a Montecitorio e non nella sua villa privata sulla via Appia. Ma Meloni non comanda ancora. E’ questo il problema del centrodestra. Lei vuole il 50% delle candidature nei collegi uninominali, dandone il 30% alla Lega e solo il 20% a Forza Italia da cui, non è un caso, se ne stanno andando in tanti. Anzi è proprio per questo che se ne vanno: perché non c’è più posto.

Salvini e Berlusconi non ci stanno, vogliono di più per i loro partiti. E i tre sono in stallo. Meloni, in questo vertice che è iniziato con un’ora di ritardo, invece che cedere ha subito rilanciato: “parliamo anche delle regionali” ha detto.

“Siccome voi mi bloccate la ricandidatura di Musumeci in Sicilia, che è un mio uomo, io blocco la ricandidatura di Fontana in Lombardia”. Alla faccia della concordia. Mentre tutto questo accadeva, in Transatlantico sui divani della sinistra qualcuno commentava: “stiamo fermi, non facciamo niente, aspettiamo che si incartino da soli”. Più che altro una speranza, un desiderio, un sogno.

Resta che l’accordo per la spartizione del potere non sarà semplice a destra. Giorgia Meloni è diventata troppo ingombrante. I nemici dell’idea che diventi la prima donna a Palazzo Chigi li ha in coalizione.

“Abbiamo sempre fatto che ha più voti esprime il premier” ha detto uno di Fratelli d’Italia.

“Stavolta è diverso, non personalizziamo, non condizioniamo gli elettori” ha risposto uno di Forza Italia. Al suo fianco, Berlusconi, l’uomo che ha inventato la politica come fatto personale.

I nuovi aiuti contro rincari e inflazione

Il governo Draghi è al lavoro sui provvedimenti da portare a termine prima della fine della legislatura. Uno è il nuovo pacchetto di aiuti militari a Kiev, oggi il ministro Guerini è stato sentito dal Copasir a questo proposito e la settimana prossima il decreto sarà emanato. L'altro provvedimento, anche questo atteso per la prossima settimana, è quello con i nuovi aiuti contro rincari e inflazione. Oggi Draghi ha ricevuto a Palazzo Chigi i sindacati che, al termine dell'incontro, hanno espresso soddisfazione.

Nelle dichiarazioni a margine dell'incontro i rappresentanti di Cgil Cisl e Uil hanno anche chiesto di aumentare lo stanziamento, attraverso un'ulterio-re tassazione degli extraprofitti delle aziende energetiche. Il ministro orlan-do ha parlato di questo come di un "utile suggerimento" ma per ora il senato ha autorizzato soltanto, nella seduta di oggi, la destinazione dei 14 miliardi. Oltre alla proroga fino a fine anno dell'azzeramento delle accise sulle bollet-te e al taglio di 30 al litro sui carburanti, nel decreto confluiranno anche al-tre misure, che vanno incontro alle richieste dei sindacati. Lo stanziamento è adeguato? La distribuzione degli aiuti va incontro ai bisogni dei ceti più colpiti dalla crisi? L'editoriale di Andrea Di Stefano.



Le indagini sulla scomparsa di Daouda Diane

La procura di Ragusa ha aperto oggi le indagini per omicidio e occultamento di cadavere relative alla scomparsa di Daouda Diane. Mediatore culturale, ivoriano, il 37enne lavorava in una cooperativa sociale che si occupa di accoglienza di migranti ad Acate, in Sicilia.

Era arrivato nel 2014, accolto dallo stesso centro dove era impiegato.

Per arrotondare ogni tanto faceva qualche altro lavoro. Secondo alcuni testimoni, il 2 luglio scorso, aveva si trovava in un cementificio dove però non risultava assunto. Nelle stesse ore Diane aveva inviato due video – probabilmente della stessa mattina – ai familiari. Uno lo riprendeva all’interno di una betoniera, mentre scrostava cemento con un martello pneumatico. Nell’altro Diane dice, in francese mentre mostra un cantiere: qui si rischia di morire.

La procura ha fatto dei rilievi nel cementificio, ma per ora non sono emersi elementi che possano far pensare che qualcosa sia successo lì. I sindacati sospettano però che sia morto dopo un incidente di lavoro, come ci ha raccontato Michele Mililli, dell’Unione sindacati di base.

Le tensioni tra Usa e Cina per il viaggio di Nancy Pelosi a Taiwan

Un portavoce del ministero degli esteri cinese ha minacciato oggi “serie conseguenze” nel caso Pelosi dovesse visitare Taiwan. Non c’è ancora una data per il viaggio, che doveva svolgersi lo scorso aprile, ma che è stato rimandato perché Pelosi si era ammalata di Covid. Nel caso Pelosi andasse a Taiwan, che viene ritenuta da Pechino parte integrante del proprio territorio, si tratterebbe della visita di più alto rango di un esponente delle istituzione statunitensi dal 1997. Questo ovviamente non piace ai cinesi. Joe Biden parlerà domani, al telefono, con il presidente cinese Xi Jinping. Molte le questioni aperte tra i due Paesi, cui ora si aggiunge quella del viaggio. Biden non fa mistero del fatto che preferirebbe che Pelosi, da sempre severa critica della politica cinese in tema di diritti umani, non partisse per Taiwan. Il presidente lo ha detto settimana scorsa. Il Pentagono tra l’altro ha fatto sapere di essere pronto a rafforzare la presenza militare americana nell’area, per proteggere l’aereo di Pelosi. Jet da combattimento, navi, sistemi di sorveglianza. Ciò che potrebbe ulteriormente esacerbare le tensioni con Pechino.

I porti del Mar Nero riprendono le loro attività

Era attesa per oggi la partenza della prima nave cargo con il grano ucraino, nel soldo dell’accordo di istanbul tra Mosca e Kiev, ma ancora non si hanno notizie. Nel pomeriggio la marina militare ucraina ha detto che i tre porti in questione – quelli di odessa, Chornomorsk e Pivdenny – sono tornati a lavorare, e sia la Turchia che l’Ucraina hanno detto che era in corso la preparazione della prima nave.
Da Istanbul, dove è stato inaugurato oggi il centro di coordinamento sui corridoi sicuri nel Mar Nero, il presidente Turco erdogan ha detto: “se l’accordo salta, è un fallimento per tutti”.

Intanto, le autorità filorusse della regione di Kherson, nell’Ucraina meridionale, hanno sospeso il traffico sul ponte Antonovsky dopo un nuovo attacco delle forze armate ucraine contro l’infrastruttura.
“Abbiamo bloccato il traffico, ma Lo ripareremo», ha detto il governatore filorusso della regione secondo cui il bombardamento del ponte è stato effettuato tramite diversi sistemi di artiglieria, inclusa una decina di proiettili a razzo che per la maggior parte sarebbero stati intercettati dal sistema di difesa aerea.
Secondo l’analista militare Mirko Campochiari, la sua distruzione rappresenta un passo importante per le forze ucraine.



L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

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