Vaiolo delle scimmie, per l’Oms «è un rischio reale per la salute pubblica»

di Cristina Marrone

Convocato il comitato di emergenza per il 23 giugno. La preoccupazione di una maggiore diffusione del virus nei mesi estivi. «Più a lungo il virus circola, più ampia sarà la sua portata»

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Quanto è diffuso il vaiolo delle scimmie?
L’Europa è al centro della diffusione del vaiolo delle scimmie. Ad affermarlo è l’ufficio europeo dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), preoccupato per il rischio che la malattia prenda piede. «L’Europa rimane l’epicentro di questa ondata in crescita, con 25 paesi che riportano più di 1.500 casi, ovvero l’85% del totale globale», ha detto in conferenza stampa Hans Kluge, il direttore dell’OMS Europa, che riunisce 53 paesi tra cui alcuni dell’Asia centrale. A partire dal 14 giugno il Regno Unito ha confermato 524 casi. In Italia un lavoro pubblicato il 9 giugno su Eurosurveillance dai ricercatori dello Spallanzani di Roma segnala 29 casi, tra i quali una sola donna, ma i casi reali superano in realtà la trentina.

Perché L’Oms è preoccupata?
Per l’Organizzazione mondiale della Sanità la priorità è contenere la trasmissione. «L’ampiezza di questa epidemia presenta un rischio reale: più a lungo circola il virus, più si estenderà la sua portata e più la malattia prenderà piede nei paesi non endemici», ha avvertito Kluge. «La malattia è endemica in Africa - spiega l’immunologa Antonella Viola - ma ora il virus sta circolando anche nel resto dl’Europa, come mai era successo prima. In passato abbiamo il virus si è diffuso in zone non endemiche con piccoli focolai che sono stati contenuti. Adesso si sta propagando ovunque e sembra ormai difficile da bloccare. È molto probabile che il vaiolo delle scimmie sarà una nuova malattia che si aggiunge a quelle con cui dobbiamo convivere. In un mondo globalizzato non è sorprendente». Klunge si è detto preoccupato su fatto che la diffusione del vaiolo delle scimmie possa accelerare durante i mesi estivi in Europa quando si terranno centinaia di eventi Pride festival musicali e altri raduni di massa.

«L’espansione geografica senza precedenti del virus significa che potrebbe essere necessaria una risposta internazionale coordinata» ha affermato il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus che ha annunciato di aver convocato una riunione del comitato di emergenza per il 23 giugno. In questa giornata verrà valutato se l’attuale diffusione del vaiolo delle scimmie costituisce un’emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale. Per proclamare l’emergergenza sanitaria internazionale «la situazione deve essere grave, improvvisa, insolita o inaspettata, avere implicazioni per la salute pubblica oltre confine e richiedere un’azione internazionale». L’Oms sta inoltre lavorando per cambiare nome al vaiolo delle scimmie, per trovare un nome che non sia discriminatorio, e non crei alcuno stigma nei confronti dell’Africa, a maggior ragione essendo ignota l’origine geografica dell’epidemia.

Come si trasmette la malattia?
Monkeypox è uninfezione virale che si trasmette principalmente con un contatto fisico stretto, attraverso i fluidi corporei, il contatto con la pelle e le goccioline respiratorie per questo sono più a rischio infezione operatori sanitari, membri della famiglia e partner sessuali. Lesioni nella cavità orale o sulla pelle di un individuo infetto sono contagiose, così come le lenzuola o gli abiti che sono stati a contatto con il pus emesso dalle vescicole. Recentemente i ricercatori dell’Istituto Spallanzani e colleghi tedeschi hanno isolato il virus nel liquido seminale di pazienti infetti e questo supporta l’ipotesi di una trasmissione anche per via sessuale e non solo per contatto. «Non si tratta di una malattia a trasmissione sessuale pura, ma l’attività sessuale è una modalità in più di trasmissione» precisa Antonella Viola. È inoltre in atto una discussione sulla possibilità che il virus delle scimmie si trasmetta anche via aerosol, con piccole goccioline che permangono a lungo nell’aria, tanto che i Cdc americani avevano suggerito l’utilizzo della mascherina per difendersi anche dal vaiolo delle scimmie, per poi fare dietrofront. La modalità di trasmissione via airbone è oggi molto dibattuta: molti scienziati sostengono che non ci sono prove che la malattia sia trasmessa solo da droplets grandi e a distanze ravvicinate mas che anche l’aersol abbia un ruolo.

Chi colpisce la malattia?
Finora è emerso che il vaiolo delle scimmie colpisce in larghissima maggioranza uomini che praticano sesso con altri uomini (MSM). L’età media dei pazienti varia dai 20 ai 40 anni. Tuttavia va ricordato che il contagio interumano può avvenire anche attraverso la saliva, le goccioline respiratorie, il contatto con indumenti o lenzuola contaminate. «Non è una malattia dei gay perché tutti possono ammalarsi - precisa Antonella Viola - tuttavia in questo momento il virus sta circolando maggiormente nella comunità omosessuale ed è per questo che è richiesta attenzione. Il virus è entrato casualmente in questo gruppo attraverso due eventi (il Gay Pride alle Canarie e la sauna a Madrid, ndr) ma avrebbe potuto succedere anche in un’altra comunità, con uno stile di vita simile, come ad esempio un rave, dove la vicinanza fisica e la promiscuità sono prolungati».

Quali sono i sintomi?
Monkeypox provoca una serie di sintomi simil-influenzali come stanchezza, dolori muscolari, mal di testa, febbre, linfonodi ingrossati e lesioni sulla pelle descritte come molto dolorose. La maggior parte dei casi segnalati presenta lesioni sui genitali o sull’area perigenitale, segnale che la trasmissione probabilmente si verifica durante uno stretto contatto fisico durante le attività sessuali». Segnalate anche molte ulcerazioni orali.

La malattia è grave?
La maggior parte delle persone guarisce entro poche settimane. Finora non è stato segnalato alcun decesso al di fuori dell’Africa (sono in corso indagini su un caso in Brasile con un decesso forse correlato al vaiolo delle scimmie) mentre nel continente africano, secondo i dati Oms, dal gennaio 2022 sono stati registrati 72 decessi a partire dal gennaio 2022. «Su 1500 contagi in Europa ci saremmo aspettati qualche caso severo o qualche decesso - riflette l’immunologa - ma per fortuna così non è stato. È come se il virus si stesse adattando, anche se al momento non sembra mutato. La malattia sta per ora colpendo giovani sani, che rispondono al virus con un sistema immunitario efficiente».

Ci sono persone a rischio?
La malattia può però manifestarsi in modo grave in alcuni gruppi di popolazione, come bambini piccoli, donne in gravidanza e persone immunosoppresse. Su queste categorie di persone la malattia può svilupparsi in modo severo con complicanze anche serie: broncopolmonite, shock secondario a diarrea e vomito, cicatrici corneali che possono portare a cecità permanente, encefalite specialmente nei pazienti con infezione batterica secondaria e setticemia: tutte situazioni che richiedono un ricovero ospedaliero. Anche per questo l’Oms è preoccupata: con una maggiore diffusione, la malattia potrebbe andare a colpire i più fragili, con serie conseguenze.

È raccomandata la vaccinazione?
Con l’attuale situazione epidemiologica l’Organizzazione mondiale della sanità non raccomanda la vaccinazione di massa, tuttavia l’Organizzazione è preoccupata per il fatto che i paesi ricchi possano ripetere gli errori della pandemia di Covid-19, monopolizzando rapidamente le limitate scorte di vaccino. La vaccinazione post-esposizione (idealmente entro quattro giorni dall’esposizione) può essere presa in considerazione per contatti a rischio più elevato come gli operatori sanitari, compreso il personale di laboratorio, previa attenta valutazione dei rischi e dei benefici. Le persone con una precedente vaccinazione contro il vaiolo hanno una certa protezione contro il vaiolo delle scimmie (stimata all’85%) e ci si aspetta che questa parte di popolazione (over 50 anni) contragga eventualmente una malattia più lieve, anche se va oggi verificata l’effettiva protezione a distanza di anni (le indagini sono in corso). In Italia la vaccinazione anti vaiolo è stata abolita nel 1981. «Al momento i casi sono ancora contenuti con sintomi non gravi - conclude Antonella Viola - ma se dovessimo trovarci di fronte a una vera e propria epidemia con contagi in crescita potrà essere ripensata una strategia vaccinale per proteggere anche chi non è stato vaccinato contro il vaiolo». A tal proposito le autorità sanitarie europee hanno ordinato più di 100.000 dosi del vaccino anti vaiolo Bavarian Nordic che saranno presto a disposizione dei Paesi membri che ne hanno maggiore necessità.

16 giugno 2022 (modifica il 16 giugno 2022 | 17:20)