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Siria, Assad in visita negli Emirati arabi: è la prima volta dalla guerra

Il vice presidente e primo ministro degli Emirati arabi uniti, Mohammed Bin Rashid Al Maktoum, con il presidente siriano Bashar Al Assad
Il vice presidente e primo ministro degli Emirati arabi uniti, Mohammed Bin Rashid Al Maktoum, con il presidente siriano Bashar Al Assad  (ansa)
Sul tavolo il "rafforzamento delle relazioni bilaterali" tra i Paesi. Ma il tentativo di riavvicinamento non piace a Washington: "Delusi e preoccupati da legittimazione regime"
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Prima visita negli Emirati arabi per il presidente siriano Bashar Assad dallo scoppio della guerra civile, nel 2011. Secondo quanto hanno riferito dal suo staff, riporta l'Ap, venerdì Assad si è incontrato con Mohammed bin Rashid Al Maktoum, vice presidente e primo ministro degli Emirati arabi uniti nonché emiro di Dubai. Al centro del loro colloquio, il rafforzamento delle relazioni bilaterali tra i Paesi.

Dietro la visita c'è il segnale del mondo arabo di riavvicinare il presidente a lungo evitato, con tanto di espulsione dalla Lega araba e boicottaggio da parte dei vicini, per altro in un momento in cui il suo principale alleato - la Russia di Putin - è impegnato sul fronte ucraino con l'invasione di Kiev. Un'operazione che la Siria ha ovviamente spalleggiato, accusando l'Occidente di averla provocata.

Il riavvicinamento ad Assad, dopo le migliaia di morti e profughi provocati dalla guerra scoppiata ormai 11 anni fa, non poteva passare inosservato a Ovest. Ned Price, portavoce per il Dipartimento di Stato americano, a domanda sull'avvenimento ha detto che Washington è "profondamente delusa e preoccupata per quello che sembra un tentativo di legittimare Bashar Al-Assad, che è il responsabile della morte e sofferenza di innumerevoli siriani, la fuga di più della metà della popolazione dal Paese e la detenzione irregolare e scomparsa di oltre 150mila uomini, donne e bambini siriani".

(ansa)

Russia e Iran, ricorda l'Ap, sono state tra le rare mete dei viaggi all'estero di Assad. Da Teheran, il regime ha incassato miliardi di dollari di aiuti e combattenti per rimpolpare le sue forze, che - insieme al supporto dall'aria dell'aviazione russa - hanno consentito ad Assad di ribaltare a suo favore al situazione sul campo. Nel 2018, gli Emirati hanno riaperto la loro ambasciata in Siria ed è stato il più chiaro segno di riavvicinamento verso il governo di Assad, nonostante le relazioni siano poi rimaste "fredde". La prima visita diplomatica c'è stata lo scorso autunno, con il ministro degli esteri emiratino che è arrivato a Damasco. Anche allora ci furono critiche Usa.

Oltre a tamponare la crescita dell'influenza iraniana, un riavvicinamento serve a entrambe le parti: per Assad vuol dire rafforzare i legami con i petrostati, nel momento in cui la sua economia ha le ossa rotte per la guerra e le sanzioni. Gli Emirati sono invece dimora per molti siriani che lavorano nel Golfo e rimandano a casa i loro guadagni. Durante la visita, Mohammed ha espresso la sua speranza che "sia l'inizio della pace e della stabilità per la Siria e l'intera regione", dove svolge un ruolo di "pilastro fondamentale per la sicurezza" araba.