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domenica, Maggio 19, 2024

In Afghanistan riaperto il Dicastero per la Promozione della Virtù. Ci vuol faccia tosta

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Nel settembre scorso, in Afghanistan si è operata la chiusura del ministero degli Affari Femminili e il quasi immediato ripristino del dicastero per la Promozione della virtù e la prevenzione del vizio. Quest’ultimo era stato attivo fino al 2001, e aveva imposto sia l’uscita dalla vita pubblica per le donne sia l’entrata in vigore, per loro, di regole ferree quali, una su tutte come esempio, che dovessero essere tassativamente accompagnate da un uomo durante i loro spostamenti. All’epoca, era attiva anche la Polizia per la moralità, con il potere di arrestare, incarcerare e finanche lapidare quelle che non rispettavano le regole imposte dai talebani. In pratica, una polizia antesignana di quella del Daesh, che pattugliava le strade e puniva duramente le donne colpevoli di non essere totalmente coperte o di avere l’orlo dell’abito impercettibilmente troppo corto, secondo il suo insindacabile giudizio che derivava evidentemente da un colloquio diretto con il Creatore, che dettava lunghezze e orli.

Tutto questo accade in Afghanistan a pochi mesi, quattro per l’esattezza, cioè a soli 120 giorni dall’insediamento del governo talebano, che ad agosto dichiarava alla stampa mondiale di essere diverso e sicuramente più emancipato di quello caduto venti anni prima. Dopotutto questi erano la seconda generazione di talebani, cresciuti a internet e rock’n’roll.

La mendacità di queste parole è stata dimostrata dai fatti: alle giornaliste ad esempio, è stato chiesto di indossare il velo durante il loro lavoro; il ministero ha chiesto alle emittenti di interrompere le trasmissioni di serie o film dove recitano attrici e, da ultimo, é di questi giorni il divieto imposto nuovamente alle donne di viaggiare da sole su distanze superiori ai 70 chilometri, e agli autisti dei mezzi di non farle salire a bordo se non sono velate. Questi ultimi quindi dovranno guidare con un’occhio sulla strada e uno sul contachilometri, oltre che osservare il look delle passeggere. A questo punto avrebbero diritto a un bonus, no?

Comprendere la realtà afghana è difficile se, prima di tutto, non si conosce la sua geografia: lo stile di vita più occidentalizzato era relegato nella capitale  e in altre poche città, laddove esisteva una vivace vita culturale. Nell’entroterra, sulle montagne, nulla era cambiato ed è forse per questo che i talebani hanno preso il controllo del Paese senza quasi subire resistenza. La condizione femminile nel cuore profondo della nazione non era cambiata più di tanto, per cui l’assalto ai diritti acquisiti è stato facile, quasi un passaggio naturale, cosa che sembra giustamente abominevole ai nostri occhi di occidentali.

L’Afghanistan è un Paese a rischio fame, con un altissimo tasso di povertà, dove si inizia a parlare di mercato di nero di organi e di adozioni. I minerali preziosi per le nuove tecnologie sono un boccone prelibato che invogliano molte potenze a chiudere un occhio sulle violazioni dei diritti umani in nome del profitto. E quando è il denaro a parlare, cosa vuoi che importi se qualche milione di donne perderà la libertà o qualche bambino verrà seviziato per strappargli gli organi?

 

(26 dicembre 2021)

©gaiaitalia.com 2021 – diritti riservati, riproduzione vietata

 




 

 

 

 

 

 



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