“Fallimentare risultato dell’investimento di denaro pubblico”. Così la Procura della Repubblica di Milano, nel richiedere l’archiviazione dell’inchiesta, ha definito le cosiddette mascherine-pannolino ordinate dalla Regione Lombardia a una ex ditta di pannolini. I magistrati hanno disposto “la trasmissione degli atti alla Procura regionale presso la Corte dei Conti per l’eventuale danno erariale” dal momento che dei 18 milioni di pezzi acquistati da Palazzo Lombardia ne sono stati utilizzati all’incirca solo la metà perché negli ospedali i sanitari non riuscivano a usarle, come riporta il Corriere della Sera. Un danno non indifferente, considerando che, oltretutto, tutto ciò è successo nel pieno della pandemia di Covid. Dal punto di vista penale, però, gli inquirenti non hanno rilevato alcun reato nella vicenda, motivo per cui hanno richiesto l’archiviazione dell’inchiesta.

La partita di 18 milioni di mascherine, al prezzo di 45 centesimi l’una per totale di 8,1 milioni più Iva, fu commissionata il 26 marzo 2020, come scrive il pm nella richiesta di archiviazione citata dal Corriere, dalla centrale acquisti regionale Aria spa (allora guidata da Filippo Bongiovanni) alla società Fippi spa di Rho “in seguito alle indicazioni impartite da Regione Lombardia“. I consulenti tecnici del pm hanno evidenziato che “il disegno a bandana, e la mancanza di un supporto sagomabile ad appoggiare il naso, inficiavano la tenuta superiore dell’aria e rendevano pressoché impossibile l’utilizzo per chi portava gli occhiali”.

IL DISOBBEDIENTE

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