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Che cosa succede in Afghanistan, la pandemia divide l’Italia a metà e le altre notizie della giornata

Il racconto della giornata di martedì 17 agosto 2021 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Niente vendette e amnistia per tutti gli ex funzionari governativi, nessuna vendetta né minaccia ad altri Paesi e diritti alle donne tutelati sotto la sharia: i talebani durante la prima conferenza stampa sembrano voler dimostrare un volto nuovo. Parlano alla comunità internazionale. 136 persone migranti sono sbarcate a Reggio Calabria, i 166 a bordo della ResQ People sbarcheranno invece in serata al porto di Augusta. Dati da record per il Covid negli Stati Uniti: i nuovi contagi sono a livello pre vaccino, soprattutto tra giovani e bambini. Infine, l’andamento della pandemia in Italia.

La prima conferenza stampa dei talebani a Kabul

(di Martina Stefanoni)

Oggi da Kabul è stata trasmessa la prima conferenza stampa dei talebani: hanno parlato di amnistia, di diritti delle donne e di non volere nemici all’estero. Un discorso che sembra voler dimostrare un volto nuovo dei jihadisti, ma che rimane aperto a diverse interpretazione. E’ difficile capire quali siano effettivamente le intenzioni dei talebani. Le due cose principali dette dal portavoce vanno in due direzioni: da un lato ha parlato di amnistia per chiunque abbia combattuto e collaborato con l’occidente, quindi hanno assicurato che non ci sarà nessun tipo di vendetta. Dall’altro, hanno anche assicurato che dall’Afghanistan non ci saranno attacchi verso altri paesi, e che quindi il Paese non sarà il nuovo santuario del terrorismo.
Ha parlato poi delle donne, dicendo che i loro diritti sono “assicurati dalla legge islamica”, una dichiarazione non proprio limpidissima, quindi. Hanno assicurato che le donne avranno un ruolo attivo nel paese, che potranno studiare e lavorare, anche se dal paese arrivano racconti di paura e terrore da parte delle donne, costrette a nascondersi. Credo che l’unico modo per capire come andrà sia a questo punto osservare le prossime settimane e i prossimi mesi. Comunque bisognerà anche valutare quanto quello dichiarato dai talebani sia rivolto all’interno e quanto all’esterno. La tentazione è quella di propendere più verso questa seconda opzione, anche considerando quanto detto dallo stesso portavoce: “Vogliamo tranquillizzare l’opinione pubblica mondiale”

Con questa conferenza stampa i talebani sembrano voler dimostrare al modo di essere cambiati, ma è davvero così? Sentiamo Claudio Bertolotti, ricercatore ispi e direttore di Start Insight.

Il cambio di comunicazione, probabilmente, è legato anche alla ricerca di legittimazione di cui parlavamo prima. Oggi, dopo Cina, Russia e Iran, il primo ministro britannico Boris Johnson ha detto che il riconoscimento del nuovo governo non viene escluso a priori. Anche l’alto rappresentante della politica estera della Ue, Josep Borrell, al termine del Consiglio affari esteri, ha detto: “Dovremo metterci in contatto con le autorità a Kabul, chiunque ci sia, i Talebani hanno vinto la guerra quindi dobbiamo parlarci, per discutere ed evitare un disastro migratorio e una crisi umanitaria”, oltre che “evitare che torni il terrorismo”.

Oggi ha parlato anche il segretario generale della nato Stoltenberg, che ha detto: “La tragedia di oggi è causata dal fallimento della leadership afghana”. Le sue parole sembrano ricalcare un po’ quelle usate da Joe Biden nella conferenza stampa di ieri sera. Sentiamo il commento sul suo discorso fatto dall’americanista Mario del Pero.



Intanto a Kandahar è arrivato poco fa il leader politico dei talebani, il mullah Baradar, per discutere con gli altri leader del nuovo governo. Per il momento non è chiaro quale forma avrà, ma potrebbe essere formato da una coalizione a leadership islamica. La scelta della coalizione va sempre nella direzione del ricercare riconoscimento internazionale. Il Mullah Omar è uno dei più papabili per guidare il paese dei prossimi mesi.
Baradar è il capo politico dei talebani, ed è anche un po’ il loro volto pubblico. Nel 2010 era stato arrestato a Karachi dai pachistani, e qui è rimasto fino al 2018, quando Donald Trump a chiesto al Pakistan di liberarlo così da consentirgli di procedere coi negoziati in Qatar. Baradar negli anni 80 ha combattuto con i Mujaheddin contro i sovietici. Nell’89 si è ritirato in una madrassa a Kandahar e qui, insieme al mullah omar ha fondato i talebani. Con l’appoggio dei servizi segreti pachistani, Omar e Baradar nel 1996 prendono il potere e collezionano una serie di vittorie militari. Fu proprio Baradr, poi, a fimare a Doah l’accordo del 2020 voluto da Trump, che ora sembra aver segnato la strada per la vittoria totale dei talebani di questi giorni. Baradar quindi è una figura chiave per la storia dei talebani e molto probabilmente lo sarà anche per il loro futuro, da qui in avanti.

La situazione sul campo intanto sembra caratterizzata da un’apparente calma, anche all’aeroporto – dopo il caos di ieri che ha causato almeno 7 morti – la situazione sembra tornata sotto controllo e sono riprese le partenze e gli atterraggi, e continua quindi l’evacuazione delle ambasciate straniere. I talebani sembrano per il momento rispettare le promesse fatte: sia per quanto riguarda l’evitare spargimenti di sangue, sia sul rispettare i diritti delle donne. Ecco quello che ha raccontato Alberto Zanin, coordinatore medico dell’ospedale di Emergency di Kabul.

Entro fine agosto si attende l’inversione della curva dei contagi

(di Massimo Alberti)

L’andamento della pandemia mostra un’Italia divisa – almeno – in due. A trascinare verso l’alto il numero dei contagi sono le regioni turistiche: Sicilia, Sardegna, Calabria e Toscana. Le due isole in particolare, sommando ricoveri e incidenza, ricadono nei parametri da zona gialla che potrebbe scattare già dal 23 agosto. La Sicilia – che da sola fa un quarto dei contagi italiani – è la prima a superare la soglia del 15% per i ricoveri in area non critica. La Calabria è al 14%. La Sardegna ha invece superato la soglia del 10% per le terapie intensive arrivando all’11%. E per evitare la gialla sta correndo ad aprire nuovi reparti. I ricoveri, come i morti, riguardano ormai nella stragrande maggioranza i non vaccinati. Entrambe le regioni hanno superato l’incidenza dei contagi su 100000 abitanti prevista dai parametri a 50: in Sardegna è a 147 in Sicilia a 140. E l’andamento è ancora in crescita, mentre in molte regioni il picco dei contagi sembra già superato con un’inversione della curva come in Lombardia e Veneto.

A livello nazionale l’inversione della curva è attesa entro fine agosto, ma vedremo ancora molte differenze da regione a regione. La domanda è cosa succederà da qui a fine settembre: da una parte con i rientri dalle zone turistiche, dall’altra con la piena ripresa delle attività economiche e soprattutto delle scuole. Modelli e virologi sono piuttosto unanimi nell’indicare come probabile un ulteriore aumento dei contagi, contenuto dalle vaccinazioni. Non è un caso che già ora Sicilia, Sardegna e Calabria siano tra le regioni con più bassa copertura vaccinale, al contrario ad esempio delle già citate Lombardia e Veneto.

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

I dati di oggi sul Covid confermano un rallentamento dei nuovi contagi, concentrati nelle regioni a vocazione turistica. Sono 5.273 i nuovi positivi secondo i dati del ministero della Salute. Il tasso di positività è al 2,2%. Il numero dei morti risente invece del rialzo dei contagi delle settimane scorse: sono 54 nelle ultime 24 ore. Così come sale il numero dei ricoveri: più 19 in terapia intensiva, con 49 nuovi ingressi, 138 in più i posti occupati nei ricoveri ordinari. L’Agenas, l’Agenzia Nazionale per i servizi sanitari regionali, nel suo rapporto di oggi evidenzia la crescita delle ospedalizzazioni in Sardegna e Sicilia ed insieme alla crescita dell’incidenza dei contagi potrebbero portarle presto in zona gialla. Mentre altre regioni stanno già vedendo un calo dei contagi.

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