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Il racconto della giornata di domenica 10 gennaio 2021 attraverso le notizie principali del giornale radio delle 19.30, dai dati dell’epidemia in Italia al punto sulla crisi di governo con le “questioni politiche urgenti” messe sul tavolo da Italia Viva. Pace fatta tra il sindaco di Milano Beppe Sala e i Verdi che, dopo aver annunciato un proprio candidato e accusato il sindaco di essere un cementificatore, annunciano il sostegno alla ricandidatura. Infine, i grafici del contagio nelle elaborazioni di Luca Gattuso.


I dati dell’epidemia diffusi oggi

Oggi in Italia sono stati accertati 18.627 casi di COVID ed è risultato positivo il 13,3% delle persone sottoposte a tampone, un dato in crescita rispetto all’11,6% di ieri. 361 le morti comunicate. Aumentano di 22 i pazienti in terapia intensiva – ora sono 2.615 – e aumentano di 167 quelli nei reparti ordinari: adesso sono 23.427.
La trasmissione del virus continua a essere alta anche in altri paesi europei: in Germania oggi si sono superate le 40mila morti legate al COVID. La cancelliera Merkel ha detto che le prossime settimane saranno le più dure da inizio pandemia. 

Verso il nuovo DPCM. Cosa dobbiamo aspettarci?

A Roma oggi c’è stata una riunione tra Conte e i capi delegazione dei partiti di maggioranza nel governo. Il tema era il nuovo DPCM, il decreto sulle misure anti-COVID che dovrà sostituire quello che scade il 15 gennaio. La divisione dell’Italia in fasce di rischio contrassegnate dai colori dovrebbe essere confermata ma con alcuni cambiamenti: tra quelli possibili il passaggio automatico in zona rossa se i contagi settimanali superano i 250 ogni 100mila abitanti.
Con questo tipo di meccanismo, per esempio, il Veneto sarebbe già rosso, ma oggi il presidente della conferenza delle Regioni (Bonaccini del Pd) ha detto che secondo lui alla fine questa modifica non entrerà nel DPCM.
Domattina è previsto un incontro tra le regioni e il governo, che per i prossimi mesi sembra puntare solo sul sistema dei colori e sui vaccini, che però non avranno effetto su larga scala prima dell’estate. Davvero non si può fare altro, dal tracciamento a campagne di massa di test rapidi? L’abbiamo chiesto al microbiologo Andrea Crisanti:

A che punto siamo con la crisi di governo?

La crisi di governo. La capo-delegazione di Italia Viva, la ministra Teresa Bellanova parla di “Tempo finito”, “esperienza archiviata” ed “esito scritto”. La strategia di Renzi è quella di abbandonare le poltrone al governo ma addossare la crisi a Conte, colpevole di non rispondere alle oltre 30 questioni politiche urgenti poste sul tavolo da dicembre: dal Ponte sullo Stretto, al Mes, al fisco, alla giustizia, praticamente un piano di un altro governo. Ai nostri microfoni il Presidente di Italia Viva, Rosato, dice: “Non siamo noi a staccare la spina, è Conte”.

Resta da capire se la partita si giocherà in consiglio dei ministri già da martedì o in Parlamento e cosa ne pensa il Quirinale. L’esito in questo momento è al buio e il rischio è solo il prezzo che pagherà il Paese per una crisi politica che arriva proprio nel momento in cui sul tavolo del governo ci sono gli oltre 200 miliardi di fondi europei e altri provvedimenti urgenti e imprescindibili come lo scostamento di bilancio, il nuovo decreto sui ristori, che Italia Viva si dichiara disponibile a votare, e poi il rinnovo della cassa-integrazione per centinaia di migliaia di lavoratori. Si moltiplicano nel Paese le storie di persone che non riescono più a resistere alla privazione di stipendio, ore di lavoro, commesse, come il caso del magazziniere di Amazon che in provincia di Rovigo viveva in camper con la moglie davanti a uno dei magazzini della multinazionale e che è stato l’unico a non vedersi rinnovare il contratto di tre mesi con cui guadagnava 700 euro al mese. Un classico caso di working poor, di lavoratore e povero. E se il reddito medio in Italia è diminuito dicono le più recenti stime del 6%, la distribuzione della caduta di reddito è fortemente diseguale e dovrebbe essere la prima urgenza del governo. Nunzia De Capite, sociologa, cura il rapporto sulle povertà della Caritas Italiana:

Pace fatta tra Beppe Sala e i Verdi

(di Claudio Jampaglia)

Pace fatta tra il sindaco di Milano Beppe Sala e i Verdi che dopo aver annunciato un proprio candidato e accusato il sindaco di essere un cementificatore, annunciano il sostegno alla ricandidatura con una propria lista, per fare della città un laboratorio politico della transizione ecologica.

“Ritengo fondamentale il contributo che i Verdi di Milano potranno dare alla mia candidatura“. Con questa frase Beppe Sala è passato da traditore della transizione ecologica, greenwasher che doveva scusarsi per il taglio degli alberi in via Bassini e per la cementificazione della città promossa col nuovo stadio di San Siro, in protagonista del laboratorio per una nuova fase dell’ecologismo politico in Italia. Almeno così dice il comunicato firmato dai due portavoci nazionali e dal fluidifcatore, qualcuno dice commissario, Angelo Bonelli. Quindi niente corsa solitaria con una lista verde anti-Sala, annunciata non più di sei mesi fa, ma ansi una lista Europa Verde in sostegno al sindaco uscente con la benedizione dei verdi Europei, leggi Monica Frassoni, e di quelli cosiddetti unitari, tra Milano e Roma. Il sindaco dovrà ora dimostrare che col suo pragmatismo riuscirà ad aiutare i Verdi a superare quel 2% ottenuto proprio alle europee e un certo velleitarismo di cui gli aveva pubblicamente accusati. Di sicuro Sala porta a casa dall’esperienza della rete C40 delle metropoli che sostengono la transizione ecologica tanti dossier e proposte messe in campo in oltre 90 città. E dovrà pesarli ed equilibrarli con i 10 miliardi in urbanizzazioni che i fondi d’investimento internazionali avevano già sottoscritto per la città, prima della pandemia. L’alchimia sarà questa. E l’ambientalismo deve riuscire a far pendere la bilancia dal lato della conversione, dell’aria, dei Friday’s for Future e oltre.

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

A cura di Luca Gattuso
 
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