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Il racconto della giornata di lunedì 21 dicembre 2020 attraverso le notizie principali del giornale radio delle 19.30, dai dati dell’epidemia in Italia ai sei obiettivi e progetti del Recovery Plan presentati oggi dal premier Conte al Movimento 5 Stelle e Partito Democratico in attesa del confronto di domani con Italia Viva e LeU. Si sono svolti oggi i funerali di Nedo Fiano, uno degli ultimi sopravvissuti alla Shoah. L’UE sta valutando una posizione comune sulla variante del COVID che ha provocato l’isolamento della Gran Bretagna. In Turchia l’ex deputata curda Leyla Güven condannata a 22 anni e 3 mesi di carcere per “appartenenza a un gruppo terroristico”, il Partito Democratico dei Popoli. In India, intanto, le proteste dei contadini proseguono ormai da tre settimane alle porte di New Dehli. Infine, i grafici del contagio nelle elaborazioni di Luca Gattuso.

I dati dell’epidemia diffusi oggi



I sei obiettivi e progetti del Recovery Plan

(di Anna Bredice)

Sei progetti, sei obiettivi del Recovery Plan che oggi sono stati al centro dell’incontro con il Movimento 5 Stelle, ora è la volta del Partito Democratico e domani di Italia Viva e LeU, ma alla fine del primo confronto i toni sembrano essere cambiati, sono meno minacciosi, si è parlato di cose più concrete. Conte ha assicurato che questa è solo la prima parte del piano, dopo dovranno essere i ministri a dire la loro e per ultimo il Parlamento a pronunciarsi. Si è parlato dei progetti del Recovery Plan e soprattutto, fanno sapere, “sono state parzialmente redistribuite delle risorse”. Una frase che rivela che si stanno facendo dei passi verso le richieste dei ministri, non tanto nella governance, nella famosa cabina di regia, perché quella discussione verrà dopo, in una seconda fase, quanto negli investimenti e nella distribuzione del denaro nei vari settori, “il 60 per cento delle risorse sarà dedicato alla transizione verde e digitale, ha detto Conte, il 40 per cento alla scuola, istruzione, parità di genere e salute”. Sono i primi obiettivi, ma oggi ha proseguito il presidente del Consiglio incontrando i Cinque stelle, “non si chiude nulla, nello stesso tempo però non possiamo permetterci ritardi”, ha concluso. Il recovery plan si era sostanzialmente fermato agli inizi di dicembre, con la polemica sulla cabina di regia e la minaccia dei veti in Europa, ma ora non ci sono scuse e Conte deve procedere, riportando in questo modo la discussione sulla possibile crisi di governo alla concretezza, togliendo in sostanza un alibi a Renzi. E in effetti i toni di Italia viva sono cambiati. Ettore Rosato poco fa ha detto che “qualcosa è cambiato, le riunioni convocate da Conte sono un fatto positivo”, domani ci sarà il confronto con i renziani e forse dopo potrebbe esserci una riunione collegiale di tutto il governo prima di Natale.

La memoria ha un senso se è proiettata nel futuro

(di Luigi Ambrosio)

La memoria ha un senso se è proiettata nel futuro. Al funerale di Nedo Fiano, uno degli ultimi sopravvissuti alla Shoah, c’erano il dolore dei familiari e degli amici e la commozione di tutti i presenti.
C’erano pochi politici. C’erano le associazioni degli ex deportati e dei partigiani. C’era la storia tragica del ‘900. E c’era la domanda fondamentale: chi raccoglierà l’eredità?
Il rabbino capo della comunità ebraica di Milano, Alfonso Arbib, ha detto: “Nedo Fiano credeva nella memoria come progetto fondamentale, quasi religioso. Il dovere di ricordare per fare del bene al prossimo”.
La Shoah veniva narrata da Nedo Fiano con una forza che gli derivava dalla consapevolezza che trasmettere la memoria fosse l’unico strumento per impedire che potesse accadere ancora. Magari altrove. Magari ad altri.
“Stringo forte Liliana Segre e gli altri ancora vivi che hanno vinto e i loro nemici hanno perso” ha detto il figlio Emanuele. “E ora ci passano il testimone”.
Il passato e il futuro intrecciati. Accade probabilmente a tutti i funerali. Al funerale di Nedo Fiano era un intreccio cruciale.
Chi raccoglierà quel testimone? E avrà la stessa forza di Nedo Fiano? Erano le domande.
“Ognuno di noi sa che esistono la libertà e anche il suo contrario” è stato detto.
È questa consapevolezza che deve essere ereditata.

Variante inglese del COVID. Cosa deciderà l’UE?

La nuova variante del Covid sta provocando l’isolamento della Gran Bretagna. Decine di paesi in tutto il mondo hanno bloccato ogni tipo di collegamento con Londra. Il governo Johnson sta cercando di rassicurare i cittadini britannici e le imprese, ma la situazione è molto delicata. A Bruxelles si sta valutando una posizione europea comune.
La nostra corrispondente Maria Maggiore:



Turchia, l’ex deputata curda Leyla Güven condannata a 22 anni di carcere

(di Serena Tarabini)

Il percorso della deputata Leyla Güven rappresenta in maniera esemplare lo schema in cui possono venire ingabbiati il leader politici dell’opposizione curda molto esposti e carismatici come lei. Quando venne eletta come parlamentare nel giugno del 2018 nelle fila dell’HDP, il Partito Democratico dei Popoli, di ispirazione libertaria e filocurdo, l’avvocatessa si trovava già in carcere.
Era una delle 500 persone che vennero arrestate per aver apertamente criticato l’operazione militare turca nel Nord della Siria denominata “Ramoscello d’Ulivo” che comportò l’espulsione delle formazioni curdo siriane YPG dalla zona di Afrin e l’ingresso dell’esercito turco e delle milizie filo-islamiche ad esso affiliate. [CONTINUA A LEGGERE]

India, il freddo non ferma le proteste dei contadini

(di Emanuele Valenti)

Nemmeno il freddo ha fermato la protesta dei contadini indiani, che da almeno tre settimane manifestano alle porte di New Dehli. La periferia della capitale indiana è in buona parte occupata da decine di migliaia di piccoli agricoltori, che chiedono al governo di ritirare la riforma del settore agricolo approvata lo scorso settembre. La grossa perturbazione che sta passando su tutto il nord indiano, con temperature piuttosto rigide, non li ha fatti retrocedere. Oggi alcuni hanno anche cominciato un altro sciopero della fame. Ne avevano già fatti altri in passato.
Il primo ministro, Narendra Modi, si trova probabilmente di fronte all’ostacolo più difficile da superare da quando è arrivato al governo, quasi sei anni fa. E finora le proteste e le contestazioni non erano mancate, anche negli ultimi tempi. Basta citare la questione del Kashmir, con la revoca dell’autonomia dell’unico stato a maggioranza musulmana di tutta l’India, oppure la legge sulla cittadinanza, che discrimina i musulmani provenienti da altri paesi.
Anzi, proprio questi due esempi sono utili per capire quanto il governo indiano consideri pericolosa e delicata la mobilitazione degli agricoltori.
In quelle due occasioni, come altre volte in passato, Modi era riuscito ad avere la meglio sulle proteste non solo con la repressione e l’intervento delle forze di sicurezza, della polizia, ma puntando anche sulla carta del nazionalismo, centrale in tutto il suo discorso politico.
Chi metteva in dubbio la bontà della stretta in Kashmir oppure della nuova legge sulla cittadinanza non era un vero indiano, era un nemico della nazione indiana. E alla fine ha avuto la meglio, l’opposizione ha dovuto fare un passo indietro.
Questa volta però le cose stanno diversamente. E il governo non può usare la carta del nazionalismo, perché i contadini indiani rappresentano, anche solo simbolicamente, una parte importante della società indiana, visto che la metà della popolazione vive di agricoltura o comunque è legata direttamente o indirettamente al settore agrario.
Non stupisce quindi che l’esecutivo Modi abbia avanzato ieri l’ennesima richiesta di negoziato ai sindacati degli agricoltori. Ci sono già state delle trattative, cinque volte dallo scorso settembre, ma finora senza alcun risultato. I sindacati chiedono la cancellazione delle nuove leggi, il governo propone solo delle modifiche.
Il punto d’incontro potrebbe essere a metà strada. Entrambe le parti dovranno cedere qualcosa, ma la cosa interessante, in questo momento, è la lettura politica: la protesta degli agricoltori sembra dimostrare molto chiaramente i limiti del discorso nazionalista di Narendra Modi.




L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia
a cura di Luca Gattuso

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