Non acqua, ma oro: +53% in tredici anni

MANTOVA L’acqua è il servizio pubblico che più di tutti gli altri ha subito dei rincari negli ultimi anni. A dirlo sono le puntuali ricerche di Cittadinanzattiva da cui apprendiamo che le bollette dell’acqua a Mantova sono tra le più salate della Lombardia. Non solo. Negli ultimi 13 anni l’acqua è rincarata a Mantova del 53%. Dato, questo, che fa muovere a  Pier Luigi Baschieri, capogruppo di Forza Italia, una perorazione al sindaco  Mattia Palazzi, affinché sia messo uno stop alle bollette di questo “oro blu”.

«Una mazzata per le famiglie mantovane – commenta Baschieri – che mediamente sostengono ogni anno costi pari a 342 euro per l’acqua potabile; importi ben superiori rispetto agli altri capoluoghi lombardi che attestano le proprie tariffe intorno ai 309 euro per nucleo familiare».

Per Forza talia questo “oro blu” è un bene pubblico da tutelare. «Per tutti gli schieramenti politici esso è da tutelare solo sulla carta e nei programmi elettorali, ma in realtà è completamente in mano alle tante multiutility dei servizi pubblici che ne influenzano le tariffe a piacimento e non sentono ragioni per calmierare le tariffe», aggiunge il capogruppo azzurro.

Il paradosso delle elevate bollette applicate nel mantovano starebbe nell’efficienza della rete idrica che pone la città virgiliana sul podio lombardo col 14,2% di dispersione: un segnale positivo rispetto al resto dei 116 capoluoghi italiani in cui la rete colabrodo disperde sino al 37% dei volumi erogati.

Ma i numeri non tradiscono, i costi per le famiglie mantovane, passati dai 196 euro del 2007 ai 342 del 2019 (53,70% in più) per un consumo medio di 192 metri cubi d’acqua annua. Stessa sorte per chi ne consuma mediamente circa 152 metri cubi, con 272 euro annui di spesa.

«Non ci pensi due volte questo centrosinistra, vista la grave crisi generata dalla pandemia che ha messo in ginocchio tante famiglie, nell’indirizzare la Tea (forte del 73,3% delle quote societarie), al blocco delle tariffe dell’acqua e stop agli aumenti per almeno un triennio così come attuato da altri comuni. L’acqua è un bene pubblico di cui non c’è carenza. L’alto fatturato della società e l’utile non distribuito ai soci pari a 2,8 milioni certifica che vi margine di manovra per contenere le tariffe» conclude Baschieri.