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Il racconto della giornata di venerdì 20 novembre 2020 attraverso le notizie principali del giornale radio delle 19.30, dai dati dell’epidemia in Italia ad alcune delle Regioni rosse che, nonostante il cupo panorama fornito dall’Istituto Superiore di Sanità, insistono per passare presto in zona arancione, mentre i dati ufficiali sulla mortalità legata al COVID-19 confermano che si è ampiamente superato il picco della prima ondata della pandemia. Il governo si prepara a varare il nuovo decreto Ristori, mentre a Bolzano si è conclusa la prima delle tre giornate di test di massa sulla popolazione. 50 episodi di crollo nelle scuole italiane nell’ultimo anno censiti dal rapporto sulla sicurezza scolastica di Cittadinattiva. Domani in Egitto si terrà l’ennesima udienza per la scarcerazione di Patrick Zaky, lo studente dell’università di Bologna detenuto al Cairo da febbraio. Infine, i grafici del contagio nelle elaborazioni di Luca Gattuso.

I dati dell’epidemia diffusi oggi

I dati di oggi riferiscono di 37mila nuovi casi da coronavirus censiti in Italia nelle ultime 24 ore. Il dato è in crescita rispetto a ieri e aumenta anche la percentuale di tamponi positivi su quelli effettuati: oggi è al 15,6 per cento. Le vittime sono 699 da ieri.

Le Regioni “rosse” insistono per passare in zona arancione 

(di Michele Migone)

Nonostante il cupo panorama fornito dall’Istituto Superiore di Sanità alcune Regioni stanno aspettando il 27 di novembre per convincere il governo a farle passare da zona rossa ad arancione. Diranno che la loro situazione è migliorata grazie a un indice Rt più basso e a una inferiore pressione sugli ospedali. Possiamo fidarci? Probabilmente no.
Il sistema di tracciamento in Italia è collassato a metà ottobre. Immuni è stata scaricata da solo 9 milioni di persone e il personale addetto al tracciamento in tutta la penisola era al 6 novembre di 9.241 addetti. Pochissimi. È stato fatto un concorso per incrementarli, ma dei 2.000 assumibili soltanto 428 sono entrati a regime. In alcune regioni, come Campania, Calabria e Puglia, nessuno. Morale: sono poche le regioni che sanno quanti siano i contagi sul loro territorio. Già questa può essere considerata un’alterazione dei dati. L’altro parametro su cui punteranno è la situazione dei ricoveri in ospedale. La Lombardia, per esempio, dice che va meglio. Dipende però come vengono letti i dati. Se in un giorno entrano 400 persone in ospedale e ne escono 200, viene indicato un saldo di 200 persone in più, ma in realtà, come, si vede, il numero è maggiore. Simona Ravizza sul Corriere della Sera ha spiegato che dal 1° al 21 ottobre i ricoveri reali in Lombardia sono stati il triplo rispetto a quelli forniti ufficialmente. Gli ospedali milanesi sono sotto stress. I medici del San Paolo hanno scritto una lettera in cui dicono che sono costretti a fare scelte moralmente ed eticamente intollerabili. Cioè chi curare. Molti pazienti sono lasciati a casa perché non ci sono più posti in corsia. Questa situazione non cambierà nei prossimi 8 giorni. Né in Lombardia né nelle altre Regioni più colpite. A meno che non ci sia una lettura di comodo dei dati che possa alterare la realtà dei fatti. 

COVID-19 e mortalità. I dati ufficiali del Ministero della Salute

(di Massimo Alberti)

Secondo l’ultimo rapporto del Ministero della Salute sulla mortalità giornaliera media, aggiornato al 10 novembre, nell’ultima settimana si è ampiamente superato il picco di eccesso di mortalità raggiunto a marzo/aprile durante la prima ondata.
In questa seconda ondata siamo nella fase in cui la curva continua ad avere un andamento esponenziale che durerà ancora a lungo. È il numero con cui, nelle prossime settimane, dovremo fare i conti: quello delle vittime da COVID. Che non è solo un numero: sono i nostri cari, parenti e amici con le loro vite e le loro storie interrotte, colpiti nel modo più grave dal virus.
Per classificare i morti come da COVID l’ISS definisce un rigido protocollo: un caso conclamato, un quadro clinico compatibile, assenza di cause di morte diverse. Dei quasi 50.000 morti ufficiali di COVID in Italia, usando come base lo studio di maggio di Istat e Istituto Superiore di Sanità, nell’89% dei casi il COVID è una causa diretta della morte. Nell’11% una causa indiretta. Che significa che il virus ha accelerato o aggravato patologie esistenti, ha limitato la possibilità di cura, come accaduto in particolare ai malati di tumore. Sono persone che non sarebbero morte se non avessero preso il virus. Il numero delle vittime ufficiali da COVID è stato ampiamente sottostimato nella prima ondata, causa il basso numero di tamponi. Secondo l’ISTAT, tra marzo e aprile ci sono stati circa 48mila decessi in più rispetto alla media degli anni precedenti, contro i circa 29mila attribuiti ufficialmente al coronavirus.
Per farsi un’idea sull’andamento di questa seconda ondata, in aiuto arriva il rapporto settimanale del Ministero della Salute sulla mortalità giornaliera che confronta la mortalità attesa, in base alla media degli ultimi 5 anni con quella reale. Per il mese di ottobre si rileva un incremento di mortalità sia al nord (+22%) che al centro-sud (+23%). Con gli incrementi maggiori guarda caso nelle 3 città più colpite dal virus: Bolzano, Milano, Torino. Per avere dati completi occorrerà attendere un periodo più ampio. Solo allora si potrà capire quanti morti sia costata la strategia di spalmare su un periodo più lungo la circolazione del virus per non fermare troppo l’economia. Un ultimo dato: i picchi di mortalità – aprile, agosto, probabilmente dicembre, arrivano a circa 1-2 mesi di distanza dalle riaperture. Cosa accadrà dopo Natale, se saranno confermate le intenzioni del governo?

In arrivo il nuovo decreto Ristori

Stasera il governo potrebbe approvare il terzo dei cosiddetti “decreti ristori”, che prevedono finanziamenti per le aziende danneggiate dalle restrizioni anticovid. Il provvedimento peserà almeno un miliardo e 300 milioni, con aiuti destinati a zone in cui nelle ultime settimane sono state ordinate nuove chiusure. Pochi giorni fa è scaduto il termine del 15 novembre, entro cui il governo aveva assicurato l’arrivo di una parte dei contributi del primo “decreto ristori”, in particolare quelli diretti a chi aveva già ottenuto degli aiuti per il lockdown della scorsa primavera. Abbiamo chiesto a Mauro Bussoni, segretario generale di Confesercenti, se le imprese hanno ricevuto i soldi promessi.

L’apertura della maggioranza a Forza Italia? Segui il denaro

(di Luigi Ambrosio)

I soldi del Recovery Fund: 209 miliardi di euro. I soldi del Mes: 36 miliardi di euro. Bastano queste due cifre, la somma stratosferica che fa 245 miliardi di euro, per comprendere la logica della manovra di avvicinamento di Forza Italia alla maggioranza. Segui il denaro, e non le alchimie di Palazzo, per capire cosa stia accadendo. Vale questa volta più che mai.
Da un lato, il mondo che fa riferimento al centrodestra, mondo di imprese, finanza, poteri nazionali e poteri locali, non vuol certo restare tagliato fuori dalla più grande erogazione di capitali pubblici che si sia mai vista. [CONTINUA A LEGGERE]

Alto Adige, test di massa in tre giorni sulla popolazione

A Bolzano si è concluso oggi il primo dei tre giorni di test di massa sulla popolazione altoatesina. Oltre 83mila persone hanno fatto il tampone rapido. Positivo l’1.5 per cento dei cittadini. Lo screening servirà a capire il reale andamento dell’epidemia e come regolare eventuali aperture o restrizioni. Marco Angelucci, Corriere dell’Alto Adige:

50 crolli nelle scuole italiane in un anno

50 episodi di crollo nelle scuole italiane nell’ultimo anno. Sono quelli censiti da Cittadinattiva che ha pubblicato il suo rapporto sulla sicurezza scolastica per la giornata dell’infanzia. Tra i danni segnalati distacchi di intonaco, caduta di finestre, muri o recinzioni. Secondo l’associazione, il 43% degli istituti, cioè oltre 17mila scuole, si trova in zone a rischio sismico elevato. Di queste oltre 4mila hanno chiesto fondi al Ministero per le verifiche di vulnerabiltà, ma oltre il 60% non è stato finanziato. Adriana Bizzarri, coordinatrice Scuola di Cittadinanzattiva:



Domani la nuova udienza per la scarcerazione di Patrick Zaky

Si terrà domani in Egitto l’ennesima udienza per la scarcerazione di Patrick Zaky, lo studente dell’università di Bologna detenuto al Cairo da febbraio con l’accusa di propaganda sovversiva. L’udienza arriva in un contesto di ulteriori repressioni da parte dell’autorità giudiziaria. Ieri è stato arrestato il direttore della ong con cui Zaki collaborava. Per lui sono stati decisi 15 giorni di carcere. Prima di lui erano stati fermati altri due esponenti della organizzazione. “Sviluppi preoccupanti. Temiamo che questi arresti facciano parte di uno schema più ampio di intimidazioni alle organizzazioni per i diritti umani”, ha ammonito l’Onu.



L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia 
A cura di Luca Gattuso


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