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Il racconto della giornata di mercoledì 18 novembre 2020 attraverso le notizie principali del giornale radio delle 19.30, dai dati dell’epidemia in Italia alla carenza di personale medico che riguarda non soltanto gli ospedali, ma l’intero sistema sanitario italiano. La Francia si prepara ad un Natale senza Amazon e anche in Italia si rinnovano gli appelli a limitare “lo strapotere dell’e-commerce”. Il Parlamento francese, intanto, sta discutendo una legge che, tra l’altro, rischia di vietare la diffusione di immagini dei membri delle forze dell’ordine quando queste minacciano l’integrità fisica o psichica dell’agente. Infine, i grafici del contagio nelle elaborazioni di Luca Gattuso.

I dati dell’epidemia diffusi oggi

Sono 34.282 su circa 235mila tamponi i nuovi positivi da COVID-19 in Italia. Il rapporto scende sotto il 15%. Crescono però ancora i morti, 753 quelli registrati nelle ultime 24 ore. Sono 58 in più i posti letto occupati in terapia intensiva, 430 in più nei reparti ordinari.
È proprio la situazione negli ospedali che continua a peggiorare. Nel monitoraggio dell’Agenas, l’Agenzia per i Servizi Sanitari Regionali, sono salite a 17 le regioni oltre la soglia critica del 30% dei posti occupati in terapia intensiva. Nel monitoraggio di 7 giorni fa erano 11. Non va meglio nei reparti ordinari, dove le Regioni oltre la soglia critica del 40% sono salite da 12 a 15. Per quanto riguarda le terapie intensive la situazione peggiore è in Lombardia al 64% e in Piemonte al 61%. Nei reparti ordinari sono alla soglia della completa saturazione Bolzano, al 95%, e il Piemonte al 91%.
Le soglie sono stabilite su una base di tenuta del sistema ospedaliero, dove si considera che normalmente il 70% dei posti in TI e il 60% nei reparti viene riservato a pazienti non COVID: traumi gravi, patologie, e post operatori che necessitano di respirazione artificiale. Superare la soglia significa mandare in tilt il sistema e ridurre la capacità di cura per tutte le altre patologie.
Nei giorni scorsi il Commissario all’emergenza Arcuri aveva minimizzato, dicendo che ci sono ancora 1.500 posti in terapie intensive subito attivabili per superare gli 11mila. Secondo gli anestesisti i posti reali attualmente disponibili però sono solo 8.000. “Non è un problema di attrezzatura ma di personale medico” replica Mario Riccio, primario di rianimazione all’ospedale cremonese di Casalmaggiore.

La carenza di personale medico riguarda l’intero sistema sanitario

(di Massimo Alberti)

Il problema di carenza di personale medico infermieristico è strutturale e riguarda il sistema sanitario a tutti i livelli, non soltanto gli ospedali. I medici di base denunciano che a causa delle centinaia di contagiati, molti studi dei medici di famiglia sono scoperti e non si trovano sostituti. Per questo i sindacati hanno proclamato lo stato di agitazione. Tra le richieste c’è la messa a regime delle Usca, le unità di assistenza domiciliare create a marzo per rafforzare la medicina territoriale, ma rimaste in buona parte lettera morta.
Sono probabilmente uno dei simboli di ciò che non è stato fatto durante i mesi estivi. Nate con l’obbiettivo di rafforzare la terapia domiciliare ed evitare il sovraffollamento degli ospedali, le unità speciali di continuità assistenziale dovevano partire dieci giorni dopo il decreto di marzo che le istituiva, una ogni cinquantamila abitanti. Ma ella sanità a macchia di leopardo delle regioni italiane, solo un terzo, fino a una ogni 18omila persone, sono quelle realmente attivate, secondo il monitoraggio dell’Università Cattolica, unico dato disponibile visto che fonti ufficiali, sul conteggio delle Usca, non ce ne sono. Dovevano curare, monitorare in coordinamento con i medici di famiglia i malati covid a casa, per evitare che corressero negli ospedali. Formate da professionisti o specializzandi per non andare a sottrarre personale dove serviva. Ma la coperta uscita da anni di tagli è più che cortissima. E, come denuncia a Linkiesta il presidente degli ordini dei medici Caudo, addirittura vengono usate per colmare le carenze di personale in altre situazioni. Questo dove sono state formate: perché tra ritardi ed estate tranquilla in molte regioni non sono mai nemmeno nate. In Campania ad esempio la delibera regionale è del 26 ottobre, in piena seconda ondata. Ma c’è anche chi ha pensato bene di smantellarle, come la Toscana. Lo denuncia Piero Dattolo, presidente ordine dei medici Firenze. Che a Controradio dice: “Ad aprile avevamo 73 USCA che via via sono state ridotte a 23, salvo tentare di ripristinarle quando era già partita la seconda ondata”. Nel Lazio è successo l’opposto: con la regione che ha chiesto ai medici di base – a loro volta in carenza di personale – di fare il lavoro delle USCA. Ipotesi bocciata dal Tar. Il risultato? Lo racconta a Fanpage proprio la dottoressa di un’USCA di Varese. Pazienti non curabili a domicilio e mandati in ospedale, rispediti a casa. In un cortocircuito continuo di personale medico che non c’è, in cui a rimetterci, a volte anche la vita, sono i pazienti.

Natale senza Amazon in Francia

(di Mattia Guastafierro)

In Francia sarà un Natale senza Amazon. O almeno è l’impegno che decine di personalità francesi si sono prese in difesa dei negozi di vicinato: quest’anno nessun acquisto online per le festività. La petizione, firmata anche dalla sindaca di Parigi Hanne Idalgo, contro l’egemonia del gigante dell’e-commerce, che durante la pandemia ha aumentato i ricavi, strozzando ancora di più la concorrenza del commercio di quartiere.
In Italia, come in Europa, il coronavirus ha affossato il settore. Il Codacons ha chiesto al governo urgenti misure salva-consumi: “Va limitato lo strapotere dell’e-commerce”, è stato l’appello. All’assemblea degli esercenti Conte non si è detto estraneo al problema: “Dobbiamo mantenere in equilibrio il settore commerciale”. Ma quali misure mettere in campo è un rebus.
In Italia intanto c’è chi ha già fatto propria la strategia francese. La Confesercenti Puglia ha lanciato una campagna per un Natale senza acquisti online. “Abbiamo considerato che ci troviamo in una situazione di oggettiva concorrenza sleale”, afferma il presidente Benny Campobasso. “Basta girare nelle strade delle nostre città. Sono tantissime le saracinesche abbassate. Natale sarà un momento di scelta. Se anche a Natale dovessero verificarsi delle condizioni commercialmente disastrose, credo che a gennaio vedremo molte più saracinesche abbassate”.
Previsioni confermate dai dati diffusi dalla Fipe-Confcommercio. Sono oltre 60mila le imprese che nei prossimi mesi rischiano di chiudere. In bilico più di 300mila posti di lavoro.

Gran Bretagna, al bando le auto a benzina e diesel nel 2030

La Gran Bretagna accelera la svolta verde e annuncia che metterà al bando dalla circolazione tutte le automobili a benzina e diesel già nel 2030, anticipando l’obiettivo di 10 anni.
La decisione della Gran Bretagna era stata anticipata ed è stata confermata ufficialmente dal premier Boris Johnson, in un progetto in 10 punti per “una rivoluzione industriale verde” nel Paese. Il piano prevede, tra le altre cose, la creazione di 250mila posti di lavoro e incentivi per mezzi pubblici e mobilità dolce. [CONTINUA A LEGGERE]

Francia, verso una multa per chi diffonde foto e video della polizia sui social

In Francia gli scandali legati agli abusi delle forze dell’ordine, potrebbe presto diventare un miraggio. In parlamento si sta infatti discutendo una legge, detta della sicurezza globale, che dal mese scorso contiene due ammendamenti molto contestati. Un articolo che vuole vietare la diffusione di immagini dei membri delle forze dell’ordine quando queste minacciano l’integrità fisica o psichica dell’agente, introducendo una pena fino a un anno di prigione e 45 mila euro di multa per chi contravviene. E un altro che permetterebbe l’uso di droni per filmare gli spazi pubblici, sia durante le manifestazioni che per prevenire eventuali attacchi terroristici. Senza l’obbligo di avvisare i cittadini “quando le circostanze non lo consentono o se in contrasto con gli obiettivi dell’operazione”.
In pratica, fanno notare gli oppositori, si tratta di un testo che infrange le libertà fondamentali e che potrebbe nutrire la cultura dell’impunità tra le forze dell’ordine. Il garante dei diritti ha sottolineato che in Francia ci sono già leggi che proteggono i dati sensibili dei poliziotti o che permettono di condannare qualcuno per minacce e si associa ai commissari dell’IGPN, la polizia della polizia, nel dire che le immagini di abusi diffuse via internet o a mezzo stampa sono fondamentali durante le indagini e in caso di denuncia.
Ad oggi, un poliziotto francese non può rifiutare di farsi riprendere in pubblico. E secondo il ministro dell’interno la legge non dovrebbe cambiare le cose: si potrà filmare ma non diffondere il vide se non per denunciare gli abusi al procuratore. Una formulazione che lascia più che perplessi i giornalisti, per cui questa legge permetterà di fermare e prendere in custodia chiunque filmi un’operazione della polizia, sequestrare il suo materiale e inviarlo davanti a un giudice perché decida se aveva o meno cattive intenzioni. Accanto ai giornalisti e ai documentaristi, protestano le ong, come Amnesty, e persino il consiglio dei diritti umani dell’ONU ha scritto preoccupato alle autorità francesi.
Davanti a un governo che cerca di “riprendere il potere nella guerra delle immagini” ci sono le vittime delle violenze, per cui le immagini sono spesso l’unica speranza di ottenere giustizia, smuovendo l’opinione pubblica. Con loro si sono mobilitati sindacalisti, avvocati, studenti o ancora gilets jaunes che hanno protestato a centinaia, ieri sera, davanti all’Assemblea, dove è iniziato l’esame del testo, che il partito della maggioranza spera di approvare in iter accelerato grazie ai voti della destra e dell’estrema destra.



L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia 
A cura di Luca Gattuso


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