16 marzo 2020 - 14:38

Coronavirus, quanto sopravvive su scarpe, asfalto, acciaio e altre superfici?

Il virus può resistere anche giorni sulle superfici ma il contagio è improbabile perché la carica virale precipita. Resta fondamentale non mettersi le mani in bocca e la disinfezione delle superfici

di Cristina Marrone

Coronavirus, quanto sopravvive su scarpe, asfalto, acciaio e altre superfici?
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Quanto può resistere il Sars-Cov2 sulle superfici? E quanto è davvero pericoloso? Sta girando sui social un audio in cui si suggerisce di utilizzare un solo paio di scarpe per uscire, con l’invito a lasciarle fuori dalla porta di casa una volta utilizzate perché il virus riuscirebbe a rimanere vivo per 9 giorni sull’asfalto. L’audio con il suggerimento sta facendo il giro delle chat di tutta Italia, ma il virologo dell’università Statale di Milano Fabrizio Pregliasco spiega: «È vero, il virus può sopravvivere qualche giorno, ma lo ribadiamo, con una carica virale irrisoria. Lo sporco, creando un biofilm, fa da barriera protettiva a virus e batteri: il grasso della sporcizia, quindi anche quella che troviamo per strada, crea l’ambiente ideale per i virus, compreso Sars-Cov2. Ma parliamoci chiaro: è molto improbabile che si calpestino droplets infetti di qualcuno che ha tossito o starnutito per strada e che poi si tocchi con le mani la suola delle scarpe per poi mettersi le mani nel naso o in bocca. Dobbiamo essere realisti. Più facile che una situazione del genere avvenga come abbiamo detto con superfici come maniglie, appigli della metropolitana, pulsanti degli ascensori. La parola d’ordine resta un’igiene accurata delle mani e la pulizia degli ambienti perché una buona igiene neutralizza i virus». La disinfezione delle strade che molti comuni stanno attuando è pressoché inutile alla guerra contro Covid-19. Il responsabile delle Malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità Giovanni Rezza, ribadisce ancora una volta che la via del contagio principale rimane quella respiratoria e non da superfici contaminate. Quindi il consiglio è non farsi prendere dalle ansie da superfici, piuttosto mettere in atto il distanziamento sociale di almeno un metro, come più volte ribadito e se non si ha un fazzoletto, tossire nell’incavo del gomito piuttosto che mettersi la mano davanti alla bocca per evitare di contaminare le superfici toccandole con le mani infette.

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Al supermercato

In molti ancora si stanno chiedendo che cosa fare degli oggetti che si comprano al supermercato. Devo disinfettare tutto? Se acquisto una busta di prosciutto devo lavarla per non rischiare di contaminarmi? «Intanto dovrei avere la sfortuna che qualcuno ci abbia tossito sopra quindi, come su tutte le superfici vale sempre la stessa cosa: non devo mettermi le mani in bocca e le mani vanno lavate spesso. Non ritengo necessario disinfettare la busta di plastica» aggiunge Pregliasco.

I vestiti

E i vestiti? «Anche qui - aggiunge il virologo- non esageriamo con le paure. Se proprio uno si vuol sentir sicuro può esporre il giaccone all’aperto, ma mi pare una precauzione superflua. Per far sì che ci sia una contaminazione qualcuno dovrebbe aver lasciato le famose goccioline sul cappotto che poi io tocco con le mani, che mi porto in bocca...già mi sembra improbabile, ma se mai dovesse avvenire è perché mi sono avvicinato troppo a qualcuno e oggi è raccomandato di mantenere un metro di distanza».

La parole di Brusaferro

Anche il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro è intervenuto sull’argomento superfici sostenendo che «la possibilità che il coronavirus si trasmetta attraverso gli oggetti , compresi i cibi confezionati è una possibilità che non possiamo escludere ma è altamente improbabile». I dati, ha spiegato «mostrano come il virus può sopravvivere da qualche ora a qualche giorno laddove queste superfici rimangano completamente protette o non vengano esposte a pulizia, a opere di disinfezione o a fenomeni naturali come sole e pioggia. Ma sappiamo anche che è molto sensibile ai disinfettanti a base di cloro e alcol e che si trasmette attraverso droplets o contatto attraverso mano».

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Sulle superfici

Gli studi

Uno studio pubblicato tempo fa aveva evidenziato una sopravvivenza potenziale addirittura di 9 giorni, ma con carica virale del tutto irrisoria. Un’altra ricerca pubblicata su Jama aveva mostrato l’entità della contaminazione da coronavirus quando si è in presenza di un paziente infetto con sintomi importanti mostrando le superfici più a rischio (ma tutti i campioni risultavano negativi dopo un’accurata pulizia). I campioni dell’aria risultavano puliti: non contenevano cioé, senza starnuti e tosse in quel preciso momento, le famigerate goccioline che trasportano il virus, ma che dopo poco si posano

La nuova ricerca

Ora un nuovo studio in via di pubblicazione sul New England Journal of Medicine ma condiviso dagli scienziati mette a confronto la sopravvivenza sulle superfici dei virus Sars e Sars-Cov2 ed evidenza che i due coronavirus su questo aspetto sono molto simili ed entrambi mostrano una notevole calo della carica virale a distanza di qualche ora. L’esperimento realizzato in laboratorio da ricercatori del National Institutes of Health ha confermato che il virus può sopravvivere su varie tipologie di superfici. In particolare ne hanno analizzate quattro: rame, cartone, acciaio inossidabile e plastica e hanno verificato quanto cambia la capacità infettante del virus con il passare delle ore in un esperimento a temperatura ambiente . Al nuovo coronavirus non piacciono rame (che dimezza la sua capacità infettiva in meno di due ore e sparisce dopo quattro) e cartone (che dimezza la capacità infettiva in 5 ore e sparisce in 24). Più lunga la persistenza sulle altre due superfici. Sull’acciaio inossidabile la carica infettante risultava dimezzata solo dopo circa 6 ore, mentre ne erano necessarie circa 7 per dimezzarla sulla plastica. Per osservare il completo azzeramento dell’infettività ci vogliono 48 ore per l’acciaio e 72 per la plastica. È confermato dunque che il rischio diminuisce con il passare delle ore, ma si annulla dopo qualche giorno. Per proteggerci si ribadisce l’importanza dell’isolamento sociale, igiene delle mani e delle superfici (pulire una superficie con detergenti disattiva il virus) e ancora una volta non toccarsi il vispo con le mani (e non farselo toccare)

In ascensore

I ricercatori hanno poi spruzzato il virus in un ambiente chiuso constatando che può restare nell’aria fino a tre ore con una carica virale dimezzata un’ora dopo. Ma attenzione, sono gli stessi studiosi che precisano che le prove di laboratorio non coincidono sempre con la realtà: in caso di tosse e starnuti i droplets sono pesanti e cadono al suolo, annullando la possibilità di contagio. Allora possiamo salire in ascensore senza ansia? «Sì,le goccioline emesse da una persona contagiosa si depositano a terra, la possibilità di contagio per contatto è la stessa che in metro o in altri luoghi per questo la raccomandazione resta non mettersi le mani in bocca dopo aver toccato qualunque superficie e lavarsi spesso le mani. Naturalmente l’importante è che in ascensore si vada uno alla volta». Gli scienziati concludono però che la vitalità del nuovo coronavirus non spiega la sua rapida diffusione dal momento che anche Sars aveva le stesse caratteristiche ma nel 2003 non si è diffusa così tanto.

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